Il lato esposto di Marta Poggi

 

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Dalla descrizione della casa editrice

Il lato esposto nasce come intimo lavoro di rammendo e decantazione, come tentativo di nominare le correnti afone del cuore e riconoscere la strana miscela che le governa. Il lato esposto è la maschera esibita, il sorriso forzato, la guancia protesa allo schiaffo per pura cortesia. Eppure, il lato esposto è anche il lato fragile, indifeso, umiliato: il lato esposto alle intemperie. Nessuna urgenza di trovare risposte chiare o rimedi univoci, ma un personale cammino di guarigione che cerca di nominare, di volta in volta, quale sia la posta in gioco e dove si celi il lato nascosto della medaglia.

Da Il lato esposto (Eretica Edizioni 2024)

L’URLO DEI CUCCIOLI INFRANTI

L’urlo
dei cuccioli infranti
non ha fondo
né direzione.
È un appello disperso
un verso introflesso
che dal gelo
rivela
un istinto ferito
di abbraccio.
Negli occhi
sia libera danza
di acqua
in acqua
se morsi di vuoto
bussano alla testa.
Restituiremo
la nebbia
finché l’ombra
di ghiaccio
non torna
che acqua.
Un filo
ci unisce
e fluisce:
di fiato
in fiato
anche la storia
più storta
ritorni carezza.
L’aria canta
se varca il torace.

 

DONNA E CORAZZA

Non ho mani di donna
ma un cielo nel ventre
di stelle e meteoriti.
Ho salutato i miei capelli
e ad ogni filo
una lacrima e un sorriso.
Io barcollo
ma non più chiedo castigo,
sono bimba armata
e votata alla penombra,
donna tenerezza
e solenne
silenzio di bestia.
Donna costipata
zingara in vetrina
donna che cerca cassetti,
donna madre
rimasta figlia,
donna che ancora
invita alla preghiera.
Apro la carne
a muco, viscere, placenta
parole viscose e scarne
che squartano il petto
ma restano mute.
In me non più taccia
tutto ciò che ho amato:
l’amore lima corazza
come tiepido
sorridere al vuoto.

 

I LISTEN TO THE WIND

Certe sere
cerco ninne nanne
voci calde e stonate,
guaisco alla vita
e d’infanzia sussurro:
purè
cioccolata.
Io aspetto
ma non chiamo.
Quella malinconia
che spezza
certe sere
quella stretta
del petto mi chiama
alla resa
e io sono nuda
ma armata
di occhi sgranati,
muta tenacia
di bimba che è offesa.
Certe sere io canto
di piuma e di pianto
e nel palmo bisbiglia
la mia ninna nanna:
Marta,
ascolta il vento.

 

QUELLO CHE RESTA

Degli atti
miei e vostri
nel residuo dell’anima
non resta che il solco
e il rimpianto
anche dei mostri
di questa viva orchestra,
crudele ma viva e
l’offeso stupore di abbaglio.
Non resta che materia
e si assottiglia
in eterno
allo zero.
Polvere
del repertorio umano
ciò che resta
e francamente
non so se mi basta.

 

ISTANZE, EREDITÀ, DISTANZE

Il mio scempio
non è nel ricordo
ma in ciò che di te
in me
si disfa.
Tuo
l’innesto del silenzio,
quel gelo sottopelle
che indigesto
strapiomba
in un troppo
senza nome.
Tua
liquefatta colpa
nel mio crescere storta
d’ispida fame.
Tuo
richiamo profetico
ch’io debba nutrirmi
di abisso.
Non è il ricordo
ma il tuo volto che cresce
nell’orma degli altri.
Non l’avermi colpita
ma riposta nuda
a bersaglio
del vuoto.
Che in fondo
io scriva
ancora
per perdonarmi.
In te sta
questo mio dimorare
di ossimoro
questo cercare la giusta
diagnosi.
Con tutto quel
filo di grido
che a me rimane,
in ogni donna
io invoco
la forza friabile
della ferita.

 

IL LATO ESPOSTO

Io del monte
sono il lato esposto
pendio testardo che sgretola
al fiume.

Io del monte
sono la sete
in lento svalicare
su pietra che scotta.

Io del monte
sono la cresta
perenne arroccata
sul bordo del vuoto.

Io del monte
conosco l’inganno
frammento di cosmo
in parvenza di scarno

la voglia di storto
occhi chiusi in strapiombo
nell’eco gridare ovattato
che il vuoto è vivo.

Io che negozio
l’ombra del pino
del monte ringrazio
il brullo spogliarsi:

passo su passo
togliere massi
ancora guardare al sole.

*

Marta Poggi (Genova, 1997) è laureata in psicologia e lavora come educatrice. Meditante e pedalatrice, da sempre sperimenta canali artistici che la aiutino ad esprimere l’umano guazzabuglio. Il lato esposto è la sua prima raccolta di poesie.

(A cura di Silvia Rosa)