Giancarlo Baroni e il suo piccolo bestiario in versi

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SILVIA PIO

Giancarlo Baroni, da anni collaboratore di Margutte, ha dedicato molta della sua poesia agli animali. «Gli animali da sempre appassionano i poeti e ispirano i loro versi», e in questo suo saggio racconta di quelli presenti nelle opere di alcuni degli autori fondamentali della poesia contemporanea, dalle creature domestiche a quelle selvatiche, dalle reali alle fantastiche. Un lavoro importante, documentato con citazioni poetiche che lo rendono di coinvolgente lettura, soprattutto per chi ama la scrittura in versi.
«Dall’incontro tra poesia e natura sono nate e possono ancora nascere infinite meraviglie», scrive Mino Petazzini nella Prefazione, e questo libro le elenca e analizza.
Nel primo capitolo del saggio, che porta il titolo del libro, l’autore dichiara che da bambino preferiva le figurine degli animali a quelle dei calciatori. «Qualche anno fa ho immaginato che la mia pagina Facebook fosse una piccola Arca di Noè dove, ogni settimana, entrava un animale descritto nei versi di poeti italiani contemporanei; da lì ha origine questo mio piccolo bestiario in versi».
Il secondo capitolo è dedicato ai cani e ai gatti, da sempre messi in competizione per quanto riguarda l’affetto degli umani. I secondi sembrano prevalere nelle preferenze degli autori citati.
Lo stesso Baroni dedica ai felini domestici il capitolo Questi gatti esenti da difetti, con le poesie di un suo libretto illustrato (si veda Margutte qui).
Ci sono poi le farfalle, a proposito delle quali c’è un altro capitolo; ma è agli uccelli che Baroni è particolarmente affezionato. I volatili hanno affascinato un gran numero di poeti e scrittori, citiamo Pascoli come esempio, e Aristofane, dal quale prende spunto un’altra opera del nostro, citata più volte in questa antologia, I merli del Giardino di san Paolo e altri uccelli (si veda Margutte qui). È interessante constatare, nel capitolo riservato a loro, come ai merli e agli aironi si siano ispirate davvero molte poesie.
Tra gli animali celebri, titolo di un altro capitolo, si trovano i baroniani rinoceronte Ulisse, l’elefante di Londra, la balena ingannevole e un Topolino effimero, suggeriti dalle storie di Michel Pastoureau.

Nella seconda parte del saggio c’è spazio per animali fantastici, protagonisti di antichi miti e leggende e dei bestiari medioevali, la cui fisionomia – come ricorda Baroni – «nasce dalla combinazione stralunata e capricciosa di parti del corpo di diversi animali. Una specie di stupefacente e raccapricciante mosaico.»
Il Bestiario di Tebe di Gian Ruggero Manzoni ha costituito il primo incontro di Baroni con un’intera raccolta di versi su questo genere di animali. In seguito vengono raccontati gli animali mitologici che tutti conosciamo e le opere, anche artistiche in senso lato, a loro dedicate. I viaggi di Baroni, documentati sulle riviste Pioggia Obliqua e la nostra Margutte, hanno fornito spunti e descrizioni per i capitoli di questa sezione.
Chiude l’antologia Un favoloso zoo di pietra a proposito del Battistero di Parma, città dove abita il nostro, e del Duomo di Modena, (che è stato anticipato su Margutte qui).
Le «infinite meraviglie» della poesia sugli animali, non devono però stupire più di tanto. Come scrive Alfredo Rienzi nel saggio critico in postfazione, «Meravigliarsi della presenza degli animali nella poesia e, più in generale, nell’arte equivale a stupirsi che l’aria entri ed esca dai nostri polmoni, o che i nostri polpastrelli provino una sensazione dolorosa cercando di cogliere una mora e incontrando la spina o, ancor prima, che la nostra mano raccoglitrice senta l’impulso di tendere al frutto.» Gli animali sono da sempre i nostri compagni nel viaggio periglioso e meraviglioso che è la vita.

Giancarlo Baroni, Il mio piccolo bestiario in versi, puntoacapo Editrice, 2025
Prefazione di Mino Petazzini, postfazione di Alfredo Rienzi