Castronuovo non dice niente che non sia sinceramente – e con dolore – al suo posto. Non c’è l’immersione nelle viscere, ma l’offerta delle proprie mani sporche a uno strano dio imperscrutabile, che cambia volto man mano che si succedono gli incontri. Poesia dell’Altro di sé e
dell’Altro da sé, un tu spesso femminile, non effimero, ma inafferrabile. E di questo andirivieni tra porte strette e larghe, tra vocazione alla solitudine e necessità di dialogo, si staglia una poesia netta col grande e raro dono della serietà.
Alfonso Guida
Nei versi di Castronuovo le immagini si susseguono esplodendo nella loro ricchezza di colori, suoni, personaggi, come in un caleidoscopio di sogni bizzarri e vivaci: ballerine e rapinatori, sassofoni e lamiere accartocciate, elefanti e droni, pullman e compressori, urla e silenzio,
deflagrazioni di bianco-giallo-nero. Scatti di luce e buio mimano la danza allucinata di percezioni visive e uditive scollegate tra loro, secondo la lezione mai superata del surrealismo, rivisitata dall’eredità della beat generation, con sprazzi di brutalità filmica alla Cronenberg.
Alida Airaghi
Paolo Castronuovo ha già al suo attivo un certo numero di opere edite, sia in versi sia in prosa, che hanno dato prova, insieme a quanto proposto in rete e in varie opere collettive, di una vena bizzarra se non addirittura “schizofrenica”. Visionario e “sovversivo”, Castronuovo non
teme di rievocare il più tradizionale lirismo novecentesco, per poi scagliargli immediatamente contro le scorie anarchiche dell’avanguardismo che proprio quella tra dizione ha combattuto e in parte abbattuto. Linguaggio squisitamente poetico e linguaggio cinematografico, o quanto meno visivo, coesistono e animano il dialogo.
Fabio Michieli
Dalla premessa firmata dall’autore
Le poesie contenute nel seguente libro derivano dalle sillogi Labiali (Pietre Vive, 2016), L’insonnia dei corpi (Controluna, 2018), La croce versa (Effigie, 2022), Bugiardino (Il Convivio, Premio Pietro Carrera 2023). In questa edizione completa – che comprende anche le poesie
L’irraggiungibile (2004-2010), In questa veste (2024), e la raccolta inedita La giostra d’inverno (2022-2024) – sono state eliminate rispettivamente 15, 31 e 13 poesie, altre hanno subìto piacevolmente una revisione, altre ancora riscritte da capo. Anche le sezioni, dove possibile, sono state rimosse, e in alcuni testi cambiata la struttura o l’ordine. Si potrebbe dire che sia quasi un libro nuovo, inedito. [...]
Da Opera 2004-2024 (Il Convivio Editore 2025)
mentre abbellivi le luminarie
il mio braccio rapido ti ha schermata
come un fiammifero in un palmo
il tuo profumo è rimasto
all’ombra del mio chiodo
e ti ho portata via
sotto la luna parcheggiata a un angolo del finestrino
nella mulattiera isolata
dove i tuoi seni erano bussole smagnetizzate
e il rossetto sbavava al buio.
ci siamo guardati tante volte
sorridendo pudore
solo che su di me c’era lei
*
dopo avere illimpidito il mare
il tuo viso si fece lucernario
divenne l’unica luce portuale
mentre il lucore tra le mani
dava vita alla mia poesia
la pelle a pelo d’acqua
l’avevo immaginata così in tutti i poemi
scritti sui biglietti di sola andata
una cura leviga che sale per le gambe
e si espande nell’universo
costellato da perle di sale
*
mediterraneo surreale
mediterraneo, una macchia chiusa
circoscritta da continenti e altre acque
una ballerina sulla punta trapana
gli odori di ginestra, rosmarino e ilatro
il piscio d’asparago dietro la pietra disturba
il mirto e le more
tingono le scarpe ai bordi della mulattiera;
poi il passo, dal tufo alla sabbia,
nella macchia azzurra, apre
un tuffo e una bracciata
il pistone nell’acqua unta d’alga, lubrifica
le piccole barche dei pescherecci
salutano i colossi neri, un’eclissi misurata in nodi
mentre abbocca un cefalo, e lo sgombro ritardato
si aggiunge alla rete issata in tempo;
al molo una donna si sciacqua le gambe
un masso l’attende ad asciugare
sfere di mercurio, incoese alle caviglie
scivolano assieme a quella lucertola
ubriaca di corbezzoli
*
(il cimitero rosso)
il sole non è ancora sorto
si sta rigirando appena tra le lenzuola
mentre le serre già brulicano di
tute acetate e doppie maglie
provenienti da associazioni o bidoni sigillati
affettati con la mola
bisogna delinquere o mendicare per coprirsi
percorrere chilometri al buio di un furgone
per diventare formiche sui sanmarzano
raccogliere / caricare / svuotare
il tempo stringe per salvare l’economia
la voce del padrone lo ripete per sedici ore
prima di lasciarli marcire
assieme ai pomodori nelle baracche
quando il sole muore
*
il buio unisce sempre
gli oggetti spennellati nel campo unificato
l’amalgama di ombre coi propri crampi
i corpi sul materasso
le gambe a treccia e le lingue a nodo
è il luogo con l’ecosistema più vasto
di immagini suoni e colori
basta saperlo interpretare
mescolarlo ai tuoi capelli
occhi gambe e braccia
è cupo come il sapore delle labbra
che in questo secolo sa di morte
non dell’erba bagnata e della margherita
dietro l’orecchio
il buio è un’entità che non puoi descrivere
è lo stimolo al contatto
l’alcol che stronca l’imbarazzo
i sorrisi che non vogliono incontrarsi
la spinta che ci serve per toccarci
*
ho voglia di scriverti su un foglio
arricciato all’angolo come
il tuo naso di linoleum
lasciare il pennino appuntare
il neo accanto al sopracciglio
una firma pensata
per il tuo capolavoro
sempre se fossi il tuo uomo
madre natura
o il folle fuggito al day hospital
*
ciò che mi aspetto dagli occhi
è un mare calmo dopo la burrasca
galleggeranno travi alberi scialuppe
i timoni non gireranno più al largo
e le vele saranno i nostri tappeti volanti
a pelo di un cielo d’acqua portato al fiume
becchi di pellicano o fauci di coccodrillo
fagotti trasportati da cicogne
che ci partoriranno sulla spiaggia
*
il cielo è una catacomba pluviale
una risacca di vapore che cade
su testa e spalle per allagare i nervi
distendere ogni piega con un ferro
polverizzato dall’industria della morte
un cataclisma da accogliere sulle colpe
mentre la terra bagnata si impasta addosso
e ci rende sabbie mobili
*
la giostra d’inverno
dorme sulle ciglia del cielo
cigola nell’occhio che si apre al vento
il bimbo col cappuccio
lascia la mano alla madre
vaga fuori dai rottami
la zingara accende il fuoco nel fusto
mentre la luce cala nella valle
i grandi ritornano dal rame
aprono scatole di carne in gelatina
il campo si stringe attorno alla roulotte
la strada si imperla di umidità
e nel verde pestato si accomoda
il disegno col dito sul vetro
*
Paolo Castronuovo (1986) è poeta, editor e direttore di collana. Tra prosa, poesia e volumi d’artista ha pubblicato diversi libri. Fra gli ultimi, ricordiamo: la silloge Bugiardino (Il Convivio – Premio Pietro Carrera 2023), la raccolta poetica La croce versa (Effigie, 2022); il romanzo La falla oscura (Castelvecchi, 2018). Ha curato e tradotto le poesie di H.P. Lovecraft nel volume Il simbolo della bestia (Joker, 2022). Nel 2023 presso le case editrici Cosmopoli ed Eikon di Bucarest esce il volume bilingue rumeno-italiano Poezia moare / La poesia muore. Dirige la collana di poesia, prose e rarità «Occhionudo» per Il Convivio Editore. Quasi tutte le sue poesie sono raccolte nel libro Opera 2004-2024 (Il Convivio, 2025)
(A cura di Silvia Rosa)