Con lo sguardo di Icaro. Mappe, geografie, percorsi.

C. Diatto

C. Diatto

FULVIA GIACOSA

Si è inaugurata il 15 giugno a Palazzo Samone in Cuneo una interessante mostra collettiva, organizzata da Giacomo Doglio e Massimiliano Cavallo, sul tema della mappa come “imprescindibile punto di partenza nella costruzione di una imago mundi che non è tanto – o soltanto – rappresentazione dell’evidenza, ma anche e soprattutto immagine polisemica aperta a differenti percorsi interpretativi”, come scrive in catalogo la curatrice Carla Bianco. Dodici gli artisti presenti, tutti in vario modo legati al territorio cuneese (G. Buoso, A. Clema, C. Costa, C. Diatto, C. Durando, T. Ettorre, R. Forster, E. Garis, G. Giordano, M. Odello, C. Odifreddi, M. Porta) che hanno interpretato il tema con approcci originali. A ciascuno di essi la curatrice ha dedicato nel catalogo alcune note interpretative mentre un breve prologo di chi scrive ha richiamato il fascino che l’idea stessa di mappa – declinata nelle forme più varie – ha suscitato nell’arte internazionale, da Vermeer a Dubuffet, Johns, Boetti, Fabro, Arienti e altri, passando per la Mappa surrealista del 1929.

Paesaggi incarnati nella fisicità della materia spesso di recupero si trovano nelle opere di G. Buoso, mentre quelli langaroli a volo d’uccello di C. Durando nascono sulle tracce di mappe catastali che prendono vita nel loro traslarsi in splendide tassellature di colori. Se E. Garis usa ampi formati ingigantendo piccole oasi fertili immerse in circolarità sabbiose e desertiche viste dall’alto, C. Diatto non esita a sfidare il fitto della vegetazione di un bosco realizzato con intagli nella carta cotone capace di restituire la complessità di percorsi mentali oltre che fisici. Tutto interiore e memoriale lo sguardo di A. Clema, che siano piccolissime incisioni ricoperte con resine di fantasmatici brani di natura oppure volti-maschere identitarie, frammenti del proprio vissuto. Ad esso attinge anche R. Forster con mappe di località visitate nel suo continuo viaggiare trasposte con inventiva e giocosa ironia su cappellini di feltro e arricchite di curiosità legate ai luoghi stessi, cosa che ritorna nelle sculture in ottone incise e cesellate. E’ un percorso nel tempo prima che nello spazio quello suggerito da M. Odello che presenta una installazione a terra di frammenti marmorei assemblati con la tecnica di intarsio a commesso e generanti un cerchio che si espande proprio come un goccia caduta nell’acqua o le volute di una conchiglia, non senza lasciare qua e là dei vuoti che paiono in attesa di nuovi camminatori. T. Ettorre si rivolge ora a paesaggi dell’inconscio con le sue mappe interiori (junghiane) ora a uno spazio incommensurabile ed astrale. Tra cielo e terra si muove anche C. Odifreddi con lavori segnici a grafite in grado di generare vere reti stratificate di percorsi immaginari (ma anche no) e di viaggiare nel buio cosmico interrotto da punti microscopici di luce stellare. Due artisti, sia pure in modi assai diversi, coltivano l’esattezza: G. Giordano parte dalla scansione a strati della cornea (tomografia computerizzata) e finisce per ottenere immagini coloratissime di pupille spalancate sul mondo; M. Porta rende scientificamente calcolati i suoi percorsi nei paesi della valle Stura con disegni tondi costituiti da una raggiera di linee (il cui numero è indicato nei titoli) che simboleggiano lo sguardo durante il cammino.

C. Costa

C. Costa

Infine il lavoro di C. Costa sui mappamondi “ammaccati” dall’incuria dell’uomo denuncia lo sfregio al nostro pianeta ma suggerisce contemporaneamente una via salvifica: la superficie del globo è circumnavigata da versi manoscritti di grandi scrittori che delineano tracciati poetici in cui ripone la fiducia per un possibile riscatto ben evidente anche nel trittico “IF” con bimbi che tengono in mano una Terra risanata attraverso la cultura.

INFO: la mostra, a ingresso gratuito, è visitabile fino al 7 luglio il venerdì, sabato e domenica dalle 16.30 alle 19,30.

Indirizzo: Palazzo Samone, via Amedeo Rossi, 4, Cuneo