L’incredibile storia del profeta Mansur

20console francese (2)

Ventesima puntata Il denaro dei gigli e il presagio

FRANCESCO PICCO

Il console di Francia era uomo ironicamente devoto e quando i due fraticelli piemontesi si presentarono al suo palazzo di Larnika face in modo che venissero accolti con la massima gentilezza. Diede ordine al segretario, un bretone altezzoso e claudicante, di rifornirli di tutto il denaro necessario per proseguire senza intoppi il viaggio verso l’Anatolia e la Siria. L’uomo obbedì. Quando padre Vittorio Amedeo e padre Giovanni Battista se ne furono andati, però, il console chiamò il segretario nel proprio studio e gli chiese che cosa ne pensasse. Il segretario, senza che un’ombra di sorriso increspasse il volto rugoso e ligneo di cui Dio lo aveva dotato, disse molto seriamente che quei due gli sembravano una minaccia per la pace del mondo. Proprio così, disse. Una minaccia per la pace dell’Oriente e per gli interessi che il Regno di Francia legittimamente nutriva in quelle contrade. Il console lo lasciò dire, si accese un sigaro – quelli buoni, delle Indie occidentali – e ne offerse uno anche al segretario il quale, come sempre accadeva, cortesemente rifiutò. Il bretone uscì di lì a poco dallo studio del console, non senza un impercettibile inchino di sussiegosa reverenza.

Non appena fu uscito, il console scoppiò a ridere. Monsieur Kerouack – questo era il nome del bretone – era un ottimo segretario, ma un pessimo indagatore dell’animo umano. Quei due fraticelli, uno tanto ingenuo e bambinesco quanto l’altro spiritato e impulsivo, sarebbero stati nientemeno che un pericolo per la pace in Oriente – nel mondo, anzi! Non aveva mai sentito nulla di più ridicolo da quando era entrato come diplomatico a servizio dei gigli reali di Francia. Guardò appunto la bandiera bianca con il giglio azzurro che garriva al vento fuori dalla finestra, sulla piazza di Larnika. Spense il sigaro e si alzò dalla scrivania. Scostò le tendine di raso e guardò verso il porto. Lontano, seduti sulle scalinate che conducevano alle banchine, vide due macchie di grigio immobili nel sole. Eccoli, i due fraticelli sabaudi, fermi in silenzio a pregare per il martirio o a meditare sulle piaghe di Cristo. Un pericolo per il mondo, davvero…

Tornò alla scrivania e scrisse di suo pugno l’autorizzazione a concedere ai due frati, sudditi del Re di Sardegna, il denaro necessario per ripartire – secondo gli ordini del loro padre superiore – alla volta di Latakia, dove finalmente sarebbero entrati a tutti gli effetti sotto l’ombra inquietante della Sublime Porta. Prima di firmarla, si sorprese a pensare che con quest’atto di generosità forse li stava condannando al martirio, ma poi fece spallucce e aspirò il sigaro, dimenticandosi di averlo spento. Curiosamente, fu preso da un attacco di tosse. Non gli sembrò un presagio favorevole. L’ultima volta in cui aveva un simile accesso di tosse, era morto nientemeno che il re…

(Continua)

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Illustrazione di Franco Blandino