Dalla descrizione della casa editrice
Un pettirosso, un monsone, un rumore tra le scapole, il vento e la calura, sono gli elementi che modulano Canto primitivo. In questa raccolta gli avvenimenti quotidiani sono l’espressione di una voce sottostante alle cose, primitiva appunto. Chi canta è il corpo. Organico, finito, sensoriale. Il corpo è la partitura di questa musica di parole nate dal tatto e dalla luce. Questo canto arcaico riguarda ognuno di noi, quasi fosse un senso essenziale d’esistere mai smarrito, a volte solo nascosto. È la voce del primo uomo sulla terra che si sorprende del sole, delle foglie, delle lacrime, di un animale…
Da Canto primitivo. Partitura per tatto e luce (Anima Mundi Edizioni 2022)
Ti conosco con le mani
non con sillabe unite
con caselle d’anagrafe
con gli a capo.
Hai odore di terra e pino
non c’è inchiostro
che rimane sul palmo
non c’è firma.
C’è un altro sigillo
di un bianco che tiene i colori
parole che dicono piano
sempre più piano
e poi tacciono
impastano polpastrelli e silenzio
si rivelano,
sconosciute,
nel mio non detto di dita.
*
Chiedo all’alfabeto
di divorare i miei passi
chiedo di perdermi
di piegarmi ad arco
di non lasciare traccia
di scivolare con l’alluce
di tremare vocali e consonanti
chiedo di essere vinta
da uno scandaloso arcobaleno.
*
Lo chiamano temporale
fa lampo e spavento
ma io sto con la terra
non temo il buio delle nuvole
voglio la fecondità dello scuro
voglio generare
la sferzata d’acqua
il germoglio, l’animale che beve,
il bambino che ride, le scarpe nell’acqua.
Voglio essere pozzanghera di ogni cielo
ricevuto.
*
Non c’è niente di carino in me, né di gentile.
Mi dici: “sei dolce”
ma non c’è niente di carino in me, né di gentile.
Mi hanno addomesticata per esserlo,
ma quella che tu chiami “dolcezza”
è miele amaranto nato di notte,
fuoco che divampa dalla terra.
Te lo ripeto
non c’è niente di carino in me, né di gentile.
Ho fatto come mi hanno insegnato.
Ho obbedito inghiottendo saliva.
Ma tu, non credere all’apparenza,
sii nero come la notte, oltrepassa.
Resta dove non si è carini, né gentili,
dove ci si guarda e il ringhio sale
dolcezza vera, nata con lo scuro,
ringhio di terra, viva,
prima di ogni cosa.
*
Siamo stati toccati
ora si cade
a uno a uno
ora si muore.
Non temere, è sempre stato così.
Io prego che ci svegli ora
quell’ultimo terrore
che sia un chiarore grande
che ci riporta a casa.
Apparteniamo a un unico palpito.
Tu appartieni.
A quel pulsare hai dato tanti nomi,
ma eri sempre tu,
anche quando l’hai chiamato morire.
Ma stai attento, non è un “tu”
che ha nome e cognome
è il bene di tutti, un unico andare
scanzonato a volte
altre doloroso.
*
Anna Polin è laurata in pedagogia con il massimo dei voti, specializzata in pedagogia clinica e counselor. Inoltre la sua formazione include elementi filosofici essenziali del tantrismo Shivaitadel kashmir. Ha scritto: Il musicista (Todariana Editrice, 1999; menzione speciale Opera Prima al Premio Nazionale Letterario Pisa 1999 e finalista premio Fenice Europa 2000), Pelle-Cielo (StreetLib, 2014) e Il dovere della madre (AnimaMundi, 2020).
(A cura di Silvia Rosa)