Fare incetta di cieli mattutini più che si può finché si può.
È una riserva per quando il cielo dentro di noi tarda a farsi chiaro
e respira il grigiastro e stupido guerreggiare che aleggia ovunque.
Capita
che certi cieli netti
portino alla finestra
la sequenza di cinguettii e voli
un presenziare intenso
al mondo
al tempo.
Capita
che una nebbia fine
si adagi sul balcone
sui vetri
e non c’è profondità
non c’è orizzonte
attorno.
Capita
che la luce del mattino
tenda all’arancio
con in agguato
vaghe nuvole a spiare
da lontano
i tetti e i colli.
Capita
poi che piova
e gocce grandi
con dentro sabbia
incrinino il senso
dell’estate
delle stagioni.
Capita di prima mattina
di sentire il crepitio
del pianeta
di assorbire molecole
di mondo
e portare in serbo
tutti i volti incontrati
nei tanti ieri
e percepire
con immediatezza acuta
intollerabile
la voglia di guerra
che aleggia attorno
come cosa normale.
Foto di Bruna Bonino
(A cura di Silvia Pio)