Desiderare di Stefania Bortoli

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Dalla prefazione di Alfredo Rienzi “Memoria e natura”

Dove altro può volgersi il desiderare se non verso ciò che non si ha? È perentoria l’epigrafe che Stefania Bortoli pone in capo alla prima sezione dal titolo Il giardino dell’attesa – quasi una seconda sinonimica definizione: «Venga ciò che ancora / non è stato» (Paul Celan). Un “così sia!” (così avvenga!) che si ripeterà nella vita per l’(in)finita serie dei passi, salendo e sovrapponendosi dagli ambiti biologici, istintuali e materiali, alle sfere psichiche e pulsando nell’insondabilità dell’essere spirituale. L’attesa dell’anima («addormentata / fuori dal tempo») della «rosa purpurea d’aprile» è la preziosa metafora, reggente il primo componimento, del premio del desiderare. Premio necessario e vano, vitale ed esiziale, ché il raggiungimento del desiderio è la sua estinzione e la nascita del prossimo. Inestinguibile, il desiderare («la forza indomabile del desiderio»). Per certi aspetti, che non esiterei a chiamare fondanti, vita e desiderio sono sinonimi o quanto meno fenomeni coincidenti. [...] L’altro macrotema dilagato nei versi è quello della Natura. Che derivino dalle origini contadine della famiglia, o dalle esperienze di viaggio o dal vivere contingente, i naturalia sono presenti con dovizia in tutte le aree della raccolta. Non per elencazione, mero sfoggio o distaccata tassonomia. Il paesaggio naturale è l’alter ego della poetessa («il luogo che è in te»), nel quale è infusa e dal quale si effonde uno spirito partecipato e vitale. Certo non è un caso l’esplicito riferimento al mito di Pan: «(  rispondono gli Déi Mani)». E – nulla è a caso – il sostantivo-simbolo diviene, in questo secondo fondale, «terra» che, con qualche sorpresa – considerata anche la topografia di riferimento (Stefania Bortoli vive in Veneto) –, è per lo più ferita, «arida», «riarsa», «cruda», «aspra», mescolata a polvere nell’«illusione di una terra più fertile». L’osservare e sentire la terra – e la Terra («Non troppo lontano da qui / sulla Terra è in atto lo sfacelo del mondo») in questa modalità è elemento che meriterebbe qualche ulteriore attenzione, cui invito il lettore, non senza notare che la sezione ispirata ai viaggi avviene – ed è intitolata – Confini d’acque e isole – e che in questa terra, nonostante le ferite e l’aridità, e la nascosta che in x fissità delle «radici» si erge una popolazione arborea, sia selvatica in un «bosco» dal respiro sacro, dove l’albero-totem è la quercia, sia edulcorata di giardino, dove al Ginkgo è dedicata addirittura una quadrilogia. Ma sono il «canto degli uccelli» e la loro rilevata presenza («passeri», «falco pellegrino», «cicogne», «falco di Eleonora», «merli», «pettirosso», «civetta», «usignolo») a fecondare la tormentata Natura. [...] Procedendo con la lettura attenta di Desiderare, il lettore si potrà quindi trovare a contemperare la spinta a un passo fluido e scorrevole, che sempre però vorrà portarlo ben sotto la superficie, e la necessità di trasportarsi e sostare nei passaggi e nei paesaggi della raccolta. E sarà facile ritrovarsi a fianco di Stefania Bortoli, nel suo andare, tra i tempi della vita, le sue presenze-assenze e i respiri della Natura. Ci dice anche senza reticenze dove e quando trovarla: «Tra la realtà umana| e il mondo vegetale-animale | vivo il presente».

Da Desiderare (Arcipelago Itaca 2023)

Libera i tuoi occhi che vedono
l’ombra più scura
dove è intensa la luce

A gennaio
il seme è fiducioso
e riposa sotto la neve nel gelo della notte

Finalmente il giardino dell’attesa
è solitario – vuoto
Custodisce,
coltiva la mia solitudine allargando le braccia

Ai luoghi imprevedibili
si radica la parola poetica
immergendosi nell’ascolto
delle voci umane e delle ferite della terra

*

Il primo giorno di marzo
camminiamo a passi leggeri dove sale il bosco di larici.
Nella neve orme di cervo s’imprimono –
lambiscono la radura dei crochi bianchi.

Sull’Altipiano della luce,
umanaterra dell’origine, noi siamo ancora qui.

In questo luogo benedetto dal cielo limpido
c’è la gioia di ritrovarci
nel silenzio naturale delle cose vissute.

*

In estate,
sopra l’Eremo di San Giorgio,
un falco pellegrino s’alza fulmineo
dentro l’azzurro alto
di un cielo spezzato – guardato insieme

Marilena, Chiara e Akiko intrecciano
ghirlande di fiori di campo per la tua assenza

In quest’ora che si perde lontana
io penso alle tue mani

*

Come uno stormo di cicogne bianche
che migrano
anche le balene si chiamano
sulla linea azzurra vitrea – a noi ignota

Tracciano sentieri d’acqua
oceani abissali senza confini
– infrasuoni che viaggiano
velocemente nell’acqua –

Noi siamo simili ai delfini
siamo capaci di rimanere sott’acqua
in una breve profondità di tempo
che sfugge via

*

e quando si fa notte
sentiremo il canto dell’usignolo
sull’esile ramo,

senza il corpo cosa sarà l’anima?

eppure
nel giardino di casa
anno dopo anno è una gioia vera

la fioritura del ciliegio giapponese

Stefania Bortoli (1960) è nata a Thiene e vive a Pove del Grappa. Si è laureata in Pedagogia all’Università di Padova con una tesi di Estetica e Psicoanalisi. È stata docente di Lettere al Liceo Artistico. Ha pubblicato: Voci d’assenza (Editrice Artistica Bassano 2012), prefazione di Stefano Guglielmin, postfazione di Gianni Giolo. Il libro è stato segnalato al Convegno internazionale di Poesia a cura di Anterem (2011) e ha ricevuto la Menzione di merito al Premio Nazionale di poesia “Achille Marazza” (2013). Con la promessa di dire (Book Editore 2016) ha ottenuto la Menzione d’onore al XXXII Premio “Lorenzo Montano” (2018) ed è risultata tra le opere finaliste alla VIII Edizione del Premio nazionale editoriale di poesia “Arcipelago itaca” (2022). La silloge inedita Il giardino dell’attesa ha vinto il Primo Premio Silloge “Transiti poetici” (2022). Sue poesie sono presenti in blog letterari quali di “Sesta e di Settima grandezza”, “Blanc de ta nuque”, “Perigeion” e nell’Antologia Transitipoetici, Volume XXVII (2021). Ha partecipato a rassegne, letture e incontri di poesia e alla realizzazione di diversi libri d’artista che interpretavano i suoi testi poetici (tutte opere prodotte con artiste visive). Ha partecipato alle edizioni 14 e 15 (2022-2023) di “Libri di Versi”.

(A cura di Silvia Rosa)