Le stanze vuote di Luisa Trimarchi

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Dalla nota di lettrua di Antonio Fiori

Le stanze vuote abitate da questa poesia ne sono lo scenario necessario, simboli del vuoto che contraddistingue l’esistenza (Brulica la vita – nel nulla), del tempo che in questo vuoto si ostina a battere anche senza spazio e senza carne, di tutte le accoglienze mancate. Nonostante la dimensione del vuoto sia tale da negare l’esistenza delle loro pareti, c’è un muro più ampio oltre le stanze, che ci imprigiona comunque [...]. Luisa Trimarchi, al centro della stanza, inventaria domande, colpe, ricordi e si sente orfana di chi manca, di chi abbiamo amato o di chi non abbiamo saputo accogliere (gli alunni, i folli, i diseredati, i diversi). La silloge si articola in quattro sezioni dove si dà voce alla solitudine [...]. La poesia non si rivela qui né salvifica né lenitiva, né soccorritrice né compagna, è invece lingua necessaria per dire l’indicibile, unico strumento per raccontare l’angoscia, l’amore che non si è saputo fermare, il vuoto incolmabile delle assenze. Poesia cerebrale ma intensa, una lingua frammentata dal trattino, asciutta eppure capace di far gocciolare sangue, come osserva bene Davide Toffoli nella Prefazione. Un filo di speranza però rimane, laddove Luisa Trimarchi ci lascia intendere che una vita nuova possa sgorgare ancora da quella antica.

Da Le stanze vuote (Controluna 2022)

Le stanze vuote
Restano vuote le mie stanze
con i superstiti che parlano
- i ricordi che si arrestano -
tacciono d’un tratto – è tutto
vuoto – gridano le voci -
è follia – dice – la testa piena.
È solo il vuoto – triste vuoto -
dice la voce di colei che sa.

Ombre
Come ombra ti aggiri e accarezzi
il profilo di chi non c’è più – se non
nella linea dei pensieri – lungo il colle
che scende a valle – con il presagio di una
felicità mancata – una promessa disattesa -
l’anello al dito – caduto negli abissi -
mai più ritrovato.
Siedi – in attesa di dileguarti – per sempre.

Racconto
Il tormento di coloro che sanno
e non vorrebbero vedere -
il contorto percorso dei folli -
dei nudi di cuore – dei visionari -
il dolore – infine – di chi salta -
la linea – oltre il bordo -
sconfinando in quel terribile
luogo – segreto – dove i matti
siedono felici a mangiare -
liberi di tacere e piangere -
per ore.

Luisa Trimarchi si laurea con lode, in Lettere, all’Università “La Sapienza” di Roma. Le lezioni e la tesi con Biancamaria Frabotta la incoraggiano alla scrittura. Segue corsi di perfezionamento e master. Frequenta la “Bottega di narrazione” di Giulio Mozzi. Partecipa a reading e rassegne di poesia. Ottiene riconoscimenti in concorsi nazionali e alcuni suoi testi sono inseriti nelle antologie dei premiati. Nel 2021 pubblica Versi della dimenticanza (Transeuropa). È docente di lettere al liceo.