Sogno… nella tragedia di Rigopiano

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ANNA GIACOSA
Un giorno di gennaio mio marito si rivolge a me dicendomi:
“Voglio portarti per questo week end in un posto favoloso, dove vanno parecchi VIP. C’è anche la SPA…”
A queste parole, rimango stupefatta: mio marito non mi ha mai fatto un regalo, neppure un mazzo di fiori alla nascita dei nostri quattro figli!
Poi continua:
“…e prepara dei bei vestiti perché questa è forse l’unica occasione per poterli sfoggiare!”
Anche lui ha capito – penso – che i miei pochi vestiti eleganti sono sempre nell’armadio e che mi merito una volta tanto di essere trattata da signora… almeno per due giorni!
La mia giornata inizia infatti alle sette del mattino e termina alle due di notte, dovendo fare da madre a quattro figli, la casalinga, oltre che la segretaria nell’azienda di famiglia. Tutti i problemi sono miei: far quadrare i conti, i sempre più pesanti carichi burocratici, i rapporti con fornitori e clienti, le buste paga per i dipendenti, il commercialista e le banche. Io, essendo solo la moglie, non sono a libro paga, anche se faccio più straordinari di tutti.
Così da quindici anni. Da quando mi sono sposata.
Preparo la valigia dando una ripassata agli abiti delle grandi occasioni, chiusi nell’armadio da anni; prendo il completo camicia da notte-vestaglia-ciabattine ancora intonso nella sua confezione, mi concedo un appuntamento dalla pettinatrice. In questi tempi di crisi, infatti, sono costretta a rinunciare anche a questo, e pure ad un aiuto in casa, e Dio sa quanto ce ne sarebbe bisogno!

Il sabato mattina arriva presto e partiamo in auto per questo week-end. Le montagne sono cariche di neve e pure gli alberi, in attesa di altra neve. Via via saliamo verso la nostra meta, i fiocchi che cadono sul parabrezza si fanno più fitti. Ho sempre sognato due giorni senza pensare ai problemi quotidiani, mentre la neve ci isola dal mondo intero!
All’arrivo sono abbagliata dallo splendore dell’albergo, una vera dimora principesca immersa in un sogno nordico.
Mi affretto alla reception, anche per prenotare alla SPA i massaggi, le cure termali e una seduta dall’estetista. Stasera voglio godermi tutte le “coccole” alle quali da una vita ho dovuto rinunciare, ed essere splendida per la cena di gala e la serata danzante!
Sono stupita dalla gentilezza del personale, dalla receptionist ai camerieri, dalle addette alla SPA ai maître… ma forse perché nella mia vita quotidiana sono così poco abituata a tutto ciò!
Incontro altri clienti dell’albergo: famiglie con bambini, giovani sposi, coppie che festeggiano un anniversario…
I bambini giocano, scorrazzano tra la sala giochi e la hall. Sembra di essere veramente in una fiaba, forse russa perché fuori, intanto, nevica e nevica… Dalle grandi finestre della piscina riscaldata vediamo la neve ricoprire ogni cosa, bambagia soffice come un sogno.

Arriva finalmente l’ora di cena: nella camera dalle pareti in stile alpino, ricoperte da boiseries, finisco di prepararmi, poi scendiamo verso il ristorante.
Il maître ci invita ad entrare. Per la nostra tranquillità, i bambini restano nel salone del camino, dove ci sono anche diversi giochi di società. Passeremo una bella serata tra persone felici e cordiali.
Intanto, prima di sedermi al tavolo riccamente imbandito, attendo mio marito che si è attardato dal concierge, invitandomi a precederlo per prendere posto.
Furtivamente, lo vedo arrivare con un mazzo di rose rosse, splendido, che depone su un tavolino di fianco. Sono piacevolmente stupita da questo avvenimento. Forse per noi due ha inizio una nuova vita!
Mi chiedo se il mio è un sogno!
La cena di gala, intanto, si svolge in un’atmosfera cordiale, serena, spensierata. Ci sentiamo veramente fuori dal mondo, ovattati dalla neve che ci circonda.
Il maître però, ci avverte che l’indomani, non appena le strade saranno liberate, lasceremo tutti l’albergo perché le previsioni di ulteriori nevicate potrebbero compromettere il nostro viaggio di ritorno. Assaporo quindi questi brevi momenti di felicità, tra piacevoli conversazioni e nuove conoscenze, con la speranza che tornati a casa la nostra vita coniugale possa rinnovarsi.
Ma ad un certo punto si apre la porta a vetri del locale e il maître invita una splendida donna ad entrare.
Ha un portamento ed un fisico perfetti: certamente è una modella o un’attrice. Lo sguardo di tutti è ora fisso su di lei che ci degna di uno smagliante sorriso. Ma i suoi occhi sono fissi su una sola persona… vedo mio marito alzarsi, prendere il mazzo di fiori e andarle incontro con sguardo ammirato e innamorato.
Resto di pietra e il mondo mi crolla addosso come un castello di carte!
Così in un istante ho capito cosa c’era sotto! Lui era venuto su per lei, per la splendida sconosciuta…ed io per lui resto sempre la stessa: la moglie, ma come sinonimo di “sguattera di casa”!!!
Mi chiedo però, perché mi abbia voluta portare fin qui, quando poteva trovare una qualunque scusa – una gita con amici ad esempio – tanti sono i week-end che ho trascorso a casa sola con i miei figli mentre lui era a divertirsi.
Poi ne comprendo il motivo: lui, con il suo sadico narcisismo non solo ha bisogno di circondarsi di donne che lo facciano brillare di luce riflessa, ma pure di umili spettatrici da lasciare nell’ombra. Ed io sono tra queste!
A questo punto mi alzo e lascio la sala, umiliata ed offesa. Indosso la pelliccia ed esco dall’albergo.
Quel mondo, sfiorato nella breve illusione di un sogno, in un attimo non mi appartiene più, svanito come neve al sole!
La neve… questa invece rimane, anzi, nevica sempre più fitto. Faccio fatica a camminare nella neve alta. Vorrei partire, tornare a casa, ma la strada è bloccata, l’albergo isolato.
Di fonte a me, appena attraversata la strada, sorge un rifugio alpino abbandonato. La porta è solo accostata, la spingo e trovo un ambiente freddo e disadorno. Quasi il simbolo della mia vita, come se mi meritassi solo questo! Mi sento Cenerentola al ritorno dal ballo, seduta accanto al fuoco, tra la zucca e i topini…
Qui non c’è neanche il fuoco, ma solo una vecchia sedia lasciata davanti alla finestra. Mi siedo, chiudendomi bene nella pelliccia che, come la scarpetta di cristallo di Cenerentola, resta l’unico tangibile ricordo di quel sogno terminato ben prima dell’alba.
Guardo sconsolata la neve scendere oltre i gelidi vetri della finestra. I miei occhi cercano la vetta della montagna, che indovino oltre le sagome degli alberi, ed immagino simile ad un panettone di neve.
Come vorrei essere lassù, distaccata da tutti e da tutto per respirare la pace che vi regna! I miei occhi sono incollati oltre la finestra, quando improvvisamente…
“È un sogno? È impossibile che sia vero!”
Un boato, un fragore di vento. Mi sembra sempre più di sognare, solo che il sogno lieve di prima si è trasformato in un incubo!
Con la faccia schiacciata contro i vetri, nel chiarore della neve, terrorizzata, vedo una montagna che vertiginosamente rotola e si schianta sull’albergo. Non credo più ai miei occhi. Un attimo, sì, un attimo e l’albergo non c’è più!!!
Non ci sono più risate, luci, non è più luogo di sogno, di fantasie deliziose. Tutto tace. Un silenzio tombale!

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Io resto annichilita nel mio angolo. Non so cosa fare. Posso solo piangere e pregare e pensare ai miei figli. Mi rendo allora conto che, se non ci fosse stato per me questo drammatico epilogo, oltre al padre sarebbero rimasti orfani anche di madre.
In questa immane tragedia ringrazio il buon Dio che i miei figli, per il loro bene, oggi non dovranno piangere anche me.

Attendo con ansia i soccorritori. Ho ancora negli occhi la gente seduta a tavola, che ride e scherza, i bambini che giocano, le loro voci squillanti, la fantasmagoria di luci, l’allegria… Adesso solo più il silenzio. Ci sarà ancora qualcuno in vita?
Poi, come in un flash-back rivedo la mia esistenza, un’esistenza di umiliazioni, violenze psicologiche e tradimenti. Il matrimonio che avevo creduto come l’epilogo della fiaba, “e vissero felici e contenti” , invece è stato l’inizio di una vita da Cenerentola, a lavorare dal mattino alla sera, le domeniche a fare il bucato e a far quadrare i conti, mentre mio marito usciva con gli amici…e forse non solo. Le sere trascorse in cucina a rigovernare e preparare già per l’indomani, mentre lui rientrava a tarda notte…
Povera stupida illusa! Rimpiango il lavoro che ho lasciato per sposarmi, a quest’ora mi sarei potuta concedere una vita meno avara di soddisfazioni, poi il pensiero torna ai miei figli…

Alle prime luci dell’alba, sento finalmente il rumore degli spartineve. Cerco di segnalare la mia presenza. Mi vengono incontro pieni di speranza: sono la prima superstite che trovano. Racconto con voce rotta dal pianto ciò che ho visto. Mi avvolgono in una coperta e mi danno una bevanda calda. Intanto vedo tante macchie di colore: sono le giacche a vento dei soccorritori chini sulla neve, con vanghe, pale, sonde, e anche con le mani, che stanno lavorando alacremente per liberare le persone intrappolate in quel magnifico albergo. Spero che trovino altri superstiti.
Poi il pensiero vola ai miei figli che non vedo l’ora di riabbracciare.

(immagine di copertina di Franco Blandino)