Una crisi antropologica

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RENATO GALLO

La crisi è passata? Se intendiamo la crisi economica, a giudicare da molti indicatori statistici che hanno lasciato il segno meno, per allinearsi sul livello del +0 virgola, sembra di sì. Ma dal numero delle persone in difficoltà, sembra che queste sottigliezze statistiche non siano per nulla suffragate dai fatti.
Siamo quindi costretti a constatare che la crisi è ben più profonda di una seppur lunga stagnazione economica! Tutto in questi ultimi anni è andato in crisi: la famiglia, la scuola, la politica, l’economia, la sanità, la salvaguardia del territorio, la moralità nella vita pubblica… È in crisi la Chiesa nella trasmissione della fede da una generazione all’altra, e in tanti altri ambiti, è in crisi il dialogo tra le generazioni, il mondo giovanile… È una crisi “antropologica”, si affannano a dire sociologi e filosofi, e hanno ragione: è in ballo tutto l’uomo, tutta la vita umana in tutti i suoi aspetti. Gli effetti di questa crisi li percepiamo ogni giorno, dalla quota quotidiana degli omicidi, dei femminicidi, delle violenze, delle stragi di massa operate dal terrorismo islamico o da persone squilibrate e armate. E tutto questo genera paura, sospetto, rifugio nel privato, individualismo, dipendenze, mancanza di prospettive positive per il futuro. Il lavoro è sempre più precario, sempre più calpestato da vecchie e nuove forme di sfruttamento.
Come uscire da questa situazione? E, più radicalmente: c’è una via di uscita?

Il nostro papa, che nei suoi interventi si rivela profondo conoscitore degli aspetti più delicati e problematici della nostra società, afferma che la nostra non è un epoca di passaggio, ma molto di più: è un passaggio d’epoca. Qualcuno paragona questo attuale passaggio a quello che l’uomo ha operato quando ha cessato di girovagare nelle foreste, cibandosi di selvaggina e frutti selvatici, e ha incominciato a coltivare la terra, a costruirsi abitazioni fisse, a vivere prima in villaggi e poi in città sempre più grandi, e a far nascere le varie civiltà, che la storia ci fa conoscere. Fu il passaggio dalla vita nomade alla vita sedentaria.
Perché siamo arrivati a questa svolta cruciale nella storia dell’umanità? Perché si sono create situazioni nuove, siamo davanti a sfide inedite, mai prima incontrate nel cammino degli umani, su questa terra. L’economia, che ha sempre dovuto fare i conti con la scarsità di risorse e di energia per produrle, ora, grazie al progresso vertiginoso della tecnologia si trova di fronte a risorse e a fonti di energia illimitate. Per secoli e secoli, l’umanità ha camminato con un ritmo molto lento, ha prodotto civiltà statiche, isolate le une dalle altre. Ora siamo davanti ad un ritmo di cambiamento velocissimo e per di più operato, grazie alla comunicazione digitale, in una società globalizzata, dove ogni innovazione e ogni conoscenza, può essere messa a disposizione di tutti, in ogni parte del mondo. Inoltre, la storia umana è sempre stata, dai primordi della civiltà fino ad oggi, storia di conflitti e di guerre sanguinose: prima fra tribù, poi tra città, poi tra imperi o stati nazionali. Ma dopo la seconda guerra mondiale, dopo la scoperta e l’uso della bomba atomica, una terza guerra mondiale significherebbe la distruzione, non dei vinti per opera di vincitori, ma di tutta l’umanità!

Leggiamo queste parole nella esortazione apostolica “Evangelii gaudium” di papa Francesco al n. 53: Oggi dobbiamo dire no ad una economia dell’esclusione e della inequità [parola inventata dal papa]. Questa economia uccide! Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano che vive per strada, mentre lo sia il ribasso di due punti di borsa. Questa è esclusione. Non si può tollerare il fatto che si butti via il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità. Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole. Come conseguenza di questa situazione, grandi masse di popolazione si vedono escluse ed emarginate , senza lavoro, senza prospettive, senza via di uscita. Si considera l’essere umano in sé stesso come un bene di consumo, che si può usare e poi gettare… Gli esclusi non sono solo sfruttati, ma “rifiuti”, “avanzi”.
No, non si può continuare su questa strada. È stato calcolato che per dare a tutti gli abitanti del nostro pianeta, cibo sufficiente, acqua potabile senza microbi, sistema fognario per evitare malattie, occorrerebbero 40 miliardi di dollari all’anno. È anche stato calcolato che al presente si spendono 25 miliardi di dollari a settimana, per spese militari! Sappiamo che le scelte decisive della politica, della finanza, della comunicazione di massa, in una parola le scelte del governo del mondo, si fanno per lo più dietro le quinte, da poteri più o meno occulti, da parte di pochissimi individui che hanno in mano la sorte di miliardi di persone. La ricchezza si è sempre più concentrata in mano a questi poteri, anonimi e senza volto, ma che possono manipolare e comprare la politica, le fonti di comunicazione e di “distrazione di massa”, ( non è un errore!) le conoscenze e le invenzioni della scienza, ma anche la coscienza delle masse. E’ in serio pericolo la democrazia autentica, la verità dell’informazione, la possibilità di una crescita umana delle giovani generazioni, la dignità di ogni persona..
È uno scenario catastrofico? No: è la realistica disamina delle cause di tanto malessere in questo “passaggio d’epoca”: tutti abbiamo a soffrire per questa situazione:
è il prezzo che dobbiamo pagare perché nasca un “uomo nuovo”: non sono quindi i dolori dell’agonia del mondo, ma le doglie del parto di una nuova umanità.

L’errore più grande che possiamo commettere noi cristiani, è chiuderci nei nostri problemi, alimentando quell’individualismo di massa, che fa tanto comodo a chi vuole che le cose non cambino. Noi cristiani non possiamo mai essere pessimisti sulla nostra sorte personale e sulla sorte del cammino dell’umanità. Se la nostra fede in Cristo e nel Dio che Lui ha rivelato ha qualche valore, non possiamo non essere i primi a testimoniare che il male alla fine sarà sconfitto, visto che questa umanità è già stata redenta dal Crocifisso Risorto. E allora tocca a noi unirci e combattere con tutte le nostre forze per un modo migliore, per la nascita di una umanità nuova, non più tiranneggiata dall’Io egocentrico e solo capace di fare la guerra, ma da un IO capace di relazioni positive e costruttive di solidarietà e di fraternità.
Queste affermazioni possono sembrare a qualcuno un sogno velleitario, eppure, se sappiamo scrutare i segni dei tempi ci sono già qua e là dei segni premonitori di questo radicale cambiamento della concezione dell’uomo e della sua conseguente incarnazione nella vita quotidiana di relazioni rinnovate e creative: imprese “no profit”, gruppi “darsi pace”, gruppi per una economia e finanza etica, case famiglia, ecc.
Anche la Chiesa è chiamata a rinnovarsi in profondità, mettendo sempre più al centro ciò che essenziale e specifico delle fede cristiana, cioè Cristo Risorto: l’uomo nuovo e definitivo, verso cui converge il cammino di tutta l’umanità e di tutta la creazione.
Per questo occorre entusiasmo, inventiva pastorale, creatività per abbozzare cammini di formazione che tengano conto delle scienze umane, al fine di conoscere le dinamiche della società, e quelle dell’animo umano, per arrivare ad una fede che alimenti veramente la nostra vita quotidiana: una fede che abbia la forza di liberarci dagli idoli del mondo e ci faccia pregustare la bellezza di incontrare Dio, per una vita libera e fraterna. Non dobbiamo neppure andare troppo lontano, occorre soltanto credere in Cristo che oggi e sempre sarà per chi crede in Lui:” Via, Verità e Vita”( Gv 14,6).

(Don Renato Gallo è parroco della chiesa di San Giovanni e Santi Cosma e Damiano – Alba)

Foto di Bruna Bonino

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