Lo straordinario Canalone di Lourousa

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GABRIELE GALLO – GABRIELLA MONGARDI.
I massicci montuosi delle Alpi Marittime (comprese per definizione tra il Colle di Tenda e il Colle della Maddalena) hanno da sempre attirato l’attenzione dei grandi alpinisti internazionali, in virtù dell’acclività e dell’imponenza dei loro versanti. Corno Stella, Maledìa, Clapier, Gelàs, Argentera, sono entrati poco alla volta nel vocabolario alpinistico nazionale e attirano ancora oggi centinaia di atleti, bramosi di cimentarsi in ascese più o meno ardite.

La serra dell’Argentera in particolare, oltre a rappresentare l’acme altitudinale dell’intera sottosezione grazie ai 3297m. di quota della Cima Sud, custodisce una lingua di neve e ghiaccio di circa 750 m. incastonata nelle sue pareti settentrionali, trasformatasi negli anni in una vera e propria pietra miliare dell’alpinismo cuneese.
Il Canalone di Lourousa infatti (dal medioevale “lou reuse”, “ghiacciaio” o “sommità ghiacciata”) si dipana tra il Monte Stella e la Punta Gelàs di Lourousa, in un ambiente severo e inospitale. La sua ascesa ha da sempre affascinato tanto gli appassionati locali quanto gli avventori esogeni, ma si è dovuto attendere il 1879 prima che qualcuno tentasse l’impresa.

Il 18 agosto, infatti, il celebre alpinista statunitense William Augustus Brevort Coolidge (a cui è dedicato non a caso il Colletto sommitale posto a 3220m. di altitudine) affrontò per la prima volta il Canalone di Lourousa insieme alle guide svizzere Christian e Ulrich Almer, vincendone però solamente la parte iniziale, per poi scartare di lato e proseguire nell’ascesa.
Il canalone venne invece vinto la prima volta per intero nel 1890 dall’austriaco Ludwig Purtscheller, dallo svizzero Walter Bodenmann e dall’italiano Pietro Franco, capaci di incidere ben 3.000 gradini nel ghiaccio prima di raggiungerne la sommità dopo una fatica durata alcune ore.

Superato negli anni successivi anche dal pioniere dell’alpinismo delle Alpi Marittime Victor de Cessole, il Canalone di Lourousa riesce a mantenere il proprio innevamento per tutto l’arco dell’anno, in virtù della particolare esposizione e della relativa protezione dai raggi solari. Ambito ancora oggi da sportivi italiani e stranieri, si è talvolta trasformato, purtroppo, in una trappola mortale per alcuni dei suoi conquistatori: la sua risalita infatti, alpinisticamente valutata in AD-AD+, richiede grandi doti di prudenza e professionalità, oltre che una partenza notturna tale da scongiurare la caduta di pietre e detriti, tipica delle ore più calde.

(tratto da http://www.alpidicuneo.it)

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Canalone di Lourousa, 4-5-14
Sci in spalla salivo il canale stretto
e nevoso nella gola di rocce,
ebbro di vetta di luce di vita.
Il tempo s’accorciava, s’accorciava,
si capovolse, finì –
lo spazio incantato fu il mio sudario
d’ombra e di gelo, fu riempito
dal mantello violento della morte.

(tratto da http://stilleben-vitasilente.blogspot.it)