Di lotta e d’amore

foto di Sebastiano Gulisano — con Claudio Merico, Giulia Tripoti e Marco Migliarino a Sicilia, Italy.

Intervista alla cantautrice Giulia Tripoti

Stai stai a dormi’
(musica di Giulia Tripoti, testo di Claudio Spadola)

E tu stai a dormi’,
io che me so’ fatto vecchio
mentre tu stai a dormi’,
stai a dormi’,
è appresso a li caretti
che io me so’ fatto vecchio,
qua se votano li secchi
mentre tu stai a dormi’,
tutt’er giorno a faticare
quanno torno a riposare
vorrei fa’ co’ te l’amore
ma la sera vai a dormi’
e te sfili la sottana,
poi le carze co’ l’anelli,
e te pettini i capelli,
me sorridi e vai a dormi’
mentre tu stai a dormi’
io me vorto e m’arivorto,
prego dio de pijà sonno
mentre tu stai a dormi’
e quanno è ito tutt’ er sonno
io te conto e t’ariconto
tutti i conti de sto monno
mentre tu stai a dormi’
der mio core fatto a spicchi,
der mio amore a tocchi a tocchi
io te canto ne l’orecchi
mentre tu stai a dormi’
e te bacio a li capelli,
come pure l’occhi belli,
bacio er fiato della bocca
mentre tu…
come farei senza di te,
senza di te come farei,
come farei senza di te,
senza di te e come tu sei
e se svejano ‘e creature,
s’arintoneno ’e campane,
s’arigira er girasole,
mentre tu stai a dormi’.
e se svejano ‘e creature,
s’arintoneno ’e campane,
s’arigira er girasole,
mentre tu stai a dormi’.
mentre tu stai a dormi’
io me vorto e m’arivorto,
so’ tre notti che nun dormo
e tu si’ che stai a dormi’
m’arzo, conto e me riconto
tutti i buffi che ce stanno,
lavo i panni, poi l’appenno,
mentre tu stai a dormi’
der mio core fatto a spicchi,
der mio amore a tocchi a tocchi
io me canto e voto i secchi
mentre tu stai a dormi’
ma quer core è come ‘n picchio
quanno accenno la candela,
ariarzo le lenzola
e finarmente…
come farei senza di te,
senza di te come farei,
come farei senza di te,
senza di te e come tu sei
e te giri su la schiena,
scherzi, ridi, fai la scema,
la tua mano m’encatena
e tu me voj…
e se inarca la tua schiena,
la tua bocca aperta trema,
ma se spegne la candela
e tu già stai a dormi’.
come farei senza di te,
senza di te come farei,
come farei senza di te,
senza di te e come tu sei
e se svejano ‘e creature,
s’arintoneno ’e campane,
s’arigira er girasole,
dormi’, dormi’, dormi’,
sempre tu stai a dormi’,
dormi’, dormi’, dormi’,
sempre tu stai’ a dormi’.

Questo mio amore
(elaborazione musicale di Giulia Tripoti su musica e testo originale di Fausto Amodei)

Vorrei dirtelo tutto d’un fiato
e gridartelo questo mio amore,
come grida il bambino ch’è nato,
come grida la gente che muore,
come grida chi s’è ribellato,
come grida chi chiede vendetta;
ed invece son qui senza fiato
e ti dico una cosa già detta.
Vorrei dirtelo, questo mio amore,
e parlartene a lungo ed a fondo
come parla di un mondo migliore
chi vuol render migliore ‘sto mondo,
come parla chi vuol risvegliare
la coscienza di un popolo stanco;
ma sto zitto, per non disturbare
mentre dormi tranquilla al mio fianco.
Vorrei dirti che questo mio amore
è l’amore che riesce a sentire
chi per la libertà lotta e muore
verso la libertà di chi vive,
che chi vive vorrebbe provare
per la vita che l’ha riscattato;
ma ti riesco soltanto ad amare
come un cucciolo buffo e impacciato.
Vorrei farti capire che t’amo
perché tu riesci a darmi il coraggio
di ascoltare l’antico richiamo
verso un mondo più giusto e più saggio,
perché tu riesci a starmi qui accanto
e a capire i miei sogni ribelli;
mentre sembra che ami soltanto
il tuo viso e i tuoi lunghi capelli.
Te beata che riesci ad amarmi
alla buona, così come viene,
come quando sorridi a guardarmi
e mi mormori che mi vuoi bene.

Questa valle che resiste
(musica e testo di Giulia Tripoti)
dedicato a tutti gli uomini e le donne che ogni giorno lottano per difendere la Val di Susa da quel progetto mafioso chiamato tav… la nuova resistenza parte da quelle montagne! NO TAV!

Questa valle
che resiste da vent’anni ormai,
questa valle
è un fiume in piena e non si arresterà.
Questa valle
è questa piazza,
è questi fuochi,
è questi passi,
è queste voci,
è questa resistenza culturale.
‘A SARA’ DURA!
Ce lo spacciano per progresso
a tutta velocità,
riempie tasche di mazzette,
doni ed escort di qualità,
a noi lasciano l’amianto
e le falde avvelenate,
i ritardi alle stazioni
e la terra devastata.
NO TAV! ‘A SARA’ DURA!
E’ un progetto senza basi,
una copertura a vista
di traffici elitari
tra partiti ed impresari,
attraverso media e stampa
impapocchiano i più pigri,
chi preferisce falsa calma
a disarmanti verità.
NO TAV! ‘A SARA’ DURA!
Dietro caschi e manganelli,
lacrimogeni e torture,
dietro falsi depistaggi
ci sono svastiche e P2,
questi sprechi e questi vizi
di una società in crisi
graveranno sulle spalle
di un’italia ormai malata.
NO TAV! ‘A SARA’ DURA!
Ci chiamano “i terroristi”,
facinorosi e sfaccendati,
poi ci pestano di botte
e ci avvelenano coi gas,
donne, vecchi e bambini,
partigiani combattenti
di una nuova resistenza
sempre pronta ad urlare.
NO TAV! ‘A SARA’ DURA!

Scendo in piazza
(musica e testo di Giulia Tripoti)

Scendono in piazza operai e precari,
scendono in piazza i greci derubati,
scendono in piazza…
scende in piazza chi fa testamento,
scendono in piazza l’acqua e il nucleare,
scendono in piazza…
scendono in piazza i popoli occupati,
scendono in piazza immigrati incazzati,
scendono in piazza…
Oggi cammino e scendo nella piazza,
oggi cammino e manifesto a testa alta,
oggi cammino e non torno più indietro,
alto è il valore di ciò che grido in piazza.
Oggi cammino e occupo la piazza,
oggi cammino e mi difendo a testa alta,
oggi cammino e non torno più indietro,
le mie parole sono un urlo di rabbia.
Scendono in piazza campesinos senza terra,
scendono in piazza madri senza figli,
scendono in piazza…
scende in piazza chi non ha più casa,
scendono in piazza contro le banche ed Equitalia,
scendono in piazza…
scendono in piazza per la terra avvelenata,
scendono in piazza da rivoluzionari,
scendono in piazza…

Oggi cammino e scendo nella piazza,
oggi cammino e manifesto a testa alta,
oggi cammino e non torno più indietro,
alto è il valore di ciò che grido in piazza.
Oggi cammino e occupo la piazza.
oggi cammino e mi difendo a testa alta,
oggi cammino e non torno più indietro,
le mie parole sono un urlo di rabbia.
Oggi resisto ed elimino ‘sta banda,
oggi io grido e mi ribello a testa alta,
oggi combatto e non torno più indietro,
il mio futuro si costruisce in piazza…
(..e scendo pure io!)
Scendi giù, scendi giù, manifesta pure tu!
Scendi giù, scendi giù, grida ed urla pure tu!
Scendi giù, scendi giù, fuori i denti pure tu!
Scendi giù, scendi giù, muovi il culo pure tu!

La torre di Valerio
(musica di Giulia Tripoti, testo di Fabrizio Tripoti)

versi pieni di rabbia scritti da mio padre quando anni fa i naziskin attaccarono il centro sociale “La Torre“ di Roma che si stava occupando di Valerio Verbano.
Ho scritto questa canzone per la ricorrenza della morte del compagno Valerio, ucciso dai fascisti il 22 febbraio 1980 in casa, davanti ai genitori, legati e costretti a guardare con i loro occhi l’atroce massacro di un figlio. Dedico la canzone a Valerio e a mamma Carla, che ha lottato per tutta la sua vita per avere giustizia, ma che purtroppo ci ha lasciati quest’anno senza sapere la verità sulla morte di suo figlio.

Ma che pensate,
che i vostri sassi sui cortei frenino la nostra rabbia?
Ma che pensate,
che bestemmiando contro Valerio fermerete la nostra volontà di lotta?
Ma che pensate,
che incendiando una bottiglia metterete in fuga le nostre certezze?
Ma che pensate,
che le vostre croci uncinate offuschino la nostra voglia di andare avanti?
Ma che pensate,
che i vostri cori razzisti ci facciano chiudere gli occhi sulla storia?
Ma che pensate,
che i vostri bastoni, le vostre spranghe impauriscano la nostra voglia di risposta?
Ma che pensate,
che se spaccate qualche testa, non ne rinascano altre dieci, cento, mille?
Ma che pensate,
che alleandovi col potere potrete chinare la nostra testa ai potenti?
Ma che pensate,
che attaccandoci coi i vostri complici gallonati saremo disposti a rientrare nei ranghi?
Ma che pensate,
che con i vostri saluti romani inibirete i nostri pugni chiusi?
Ma che pensate,
che con la conquista di un seggio ci impedirete di continuare a lottare?
Ma che pensate,
teppistelli rasati, naziskin, fascistelli in doppiopetto e non, con le vostre squallide bravate di toglierci una volta per tutte la nostra voglia di aggregazione, dignità, comunità, centro sociale, occupazione, organizzazione, stare insieme, volontà di fare, dare, avere, certezze, andare avanti, rabbia, lotta?
No pasarán. No pasarán. No pasarán.

foto by Luigi Orru  due

Giulia Tripoti (fotografia di Luigi Orru)

Quando e in che modo ti sei avvicinata al cantautorato?
Ufficialmente dal 2009, quando mi sono presentata per la prima volta con il mio nome alle selezioni di Musicultura, ma già componevo da tempo. Ho la fortuna di suonare con i miei amici che mi seguono e mi supportano in tutte le formazioni che gli propongo. Passare alla formazione solista mi ha permesso di unire tutti i generi musicali, dando vita a questo mix personale che ora è diventato il mio “stile”.

foto di Flaviana Pandolfi

Giulia Tripoti (fotografia di Flaviana Pandolfi)

Quali motivazioni ti hanno portato alla scelta delle tematiche dei tuoi testi?
Non è stata una scelta ragionata… le mie canzoni rispecchiano il mio modo di vivere e il mio rapporto con la società. Nel mio primo disco ARROVESCIATA si parla d’amore e di lotta; i testi, pur non essendo totalmente autobiografici, rispecchiano a pieno i miei sentimenti e quello per cui lotto quotidianamente. La musica rappresenta i miei pensieri, vivo istintivamente lasciandomi trasportare dalle passioni e dalle lotte sociali in cui credo fortemente, come la lotta No Tav, la Palestina libera, contro l’inquinamento e le multinazionali, contro gli Ogm e lo sfruttamento del territorio, per un’agricoltura sana e senza veleni, per una lotta di resistenza dei popoli oppressi.

foto di Maurizio Antonelli

Giulia Tripoti (fotografia di Maurizio Antonelli)

Quale spazio esiste per una donna nel mondo della musica impegnata socialmente, culturalmente e politicamente?
Non c’è una distinzione di sesso, la musica “impegnata” è comunque rilegata ad ambienti specifici. Purtroppo i contesti in cui proporla sono veramente pochi, oggi non si investe più sulla musica e sugli artisti, i locali sono diventati dei ritrovi per ubriacarsi e quelli che realizzano dei veri progetti artistici, festival e serate a tema sono sempre di meno. L’artista si sente abbandonato, il pubblico non ha più riferimenti e “muretti” sonori in cui incontrarsi, non ci sono più soldi, i gruppi musicali tendono all’individualismo e la società divora questo disagio contribuendone allo sfascio, ammazzando la solidarietà e la collettività.
Aggiungiamo anche il fatto che i reality e le radio e tv commerciali trasformano la musica in un mondo di voti, accanita competizione e si perde tutta la bellezza del fare (giocare alla) musica.
Non mi interessa far parte di questo contesto deprimente, preferisco fare quello che sento e in cui credo, esibirmi nei rari e preziosi luoghi in cui si fa ancora Musica, dove ci si può relazionare con persone curiose di ascoltare e vivere con me le mie canzoni, soprattutto dal vivo, anche perchè Il rapporto con il pubblico è fondamentale. Mi definisco sempre “voce e giocattoli” proprio perchè mi diverto a stare a stretto contatto con le persone. Durante i miei live (dove è possibile) distribuisco una cesta piena di giocattoli sonori, da me costruiti attraverso il riciclo, per farli suonare a tempo.. la musica diventa così gioco e scambio tra chi suona e chi ascolta… finchè “gioco” sono viva e sento che quello che dico arriva alla gente. Non m’importa che non siano le migliaia che stanno dietro un televisore o le centinaia distratte che vanno nei locali solo per ubriacarsi… mi piace inoltre offrire i miei contenuti musicali direttamente nei luoghi e alle persone cui questi contenuti sono destinati (penso ad esempio ai No Tav), facendomi anche molti km per essere presente con la mia musica davanti ai cancelli di un cantieri abusivo…

foto di Sebastiano Gulisano

Giulia Tripoti (fotografia di Sebastiano Gulisano)

Breve biografia.
Giulia Tripoti, cantautrice romana (VINCITRICE del Biella Festival 2009 e BEST VOCALIST del Demo Lady’s Award 2009 di DEMO RAI), ama giocare con i suoni e le voci, compone sperimentando contaminazioni tra i generi. Unita alla musica fin dalla nascita (da quando il padre e la madre la facevano addormentare con dolci melodie, canti partigiani e anarchici) esordisce nel ’97 come voce solista nello spettacolo teatrale “GiuliaFXX”. Da allora ha intrapreso questo meraviglioso viaggio come cantante-compositrice negli Astrade, Bottega Latina, Blumenberg67, Beta Elements, Logaritmi, Luna e Laltri, Terramaris e attraverso varie collaborazioni come solista e/o compositrice (nello spettacolo teatrale di C. Spadola “Il Naso”; con Roberto Cola; con i Solaris; con Davide Fiorentini, Mauro Carulli e Alfredo Rocca). Per i testi si avvale anche della complicità di suo padre Fabrizio Tripoti, dell’attore/regista teatrale Claudio Spadola e del poeta Guido Celli.
Il suo primo disco da cantautrice autoprodotto ARROVESCIATA esce nel 2013 e vanta diverse collaborazioni internazionali tra cui Tony Levin, Markus Reuter, Orhan Osman e Francesco “Fry” Moneti dei Modena City Ramblers. Ha collaborato anche come special guest con i Modena City Ramblers e gli Yo Yo Mundi. Per i Modena City Ramblers ha inciso la voce solista della canzone “Gino” inclusa nel loro album “Battaglione Alleato” (marzo 2012).
La sua passione per la tradizione popolare si esprime al massimo nel gruppo “Italia Migrante”, una compagnia musicale (da lei capitanata) nata dal 2013, che ha il compito di esportare all’estero la tradizione italiana pura e contaminata con i ritmi e suoni delle terre baciate dal Mediterraneo.
Dal 2014 Giulia ha abbandonato la città di Roma e dalla campagna in cui abita ora trae ispirazione per produrre il suo nuovo disco, coordinare un progetto di recupero di canti tradizionali di Magliano Sabina (RI), insegnare nel suo laboratorio di canto passionale, e… lavorare come cantante-contadina!

http://www.giuliatripoti.it/

https://www.facebook.com/GiuliaTripotiMUSIC/

In copertina: Giulia Tripoti in una foto di Giovanni Ripa