Michael (Dickel) Dekel, poeta e artista
SILVIA PIO (a cura)
Paesaggi
I
Nato tra i Grandi Laghi e il fiume Big Muddy
ho vissuto la gran parte della vita vicino ad ampie e fluide
acque. Foreste di querce e radure di sempreverdi
crescono fitte in queste terre dove ho respirato e
amato camminare solo.
II
Ora wadi asciutti, un mare salato
che non contiene vita, qualche acacia sparsa
e rara sorgente che dà vita ad un rigagnolo
su un paesaggio dipinto quasi vuoto che
si impone di non stare proprio insieme.
III
Quando sono venuto in visita
qui mi sentivo a casa, come in un luogo
dove avessi vissuto una vita passata. Quando mi sono trasferito
qui ci siamo allontanati, come vecchi amanti
che passano da essere infatuati dal mistero
alla troppo familiare riflessione di se stessi.
IV
Frammenti
di uno specchio rotto riflettono pezzetti del mondo
e nessun dipinto completa l’immagine nella
mente offuscata. Le persone che amo vivono qui – e anche
là – dove ancora mi nascondo in frantumi di luce,
pentimenti* rivelazioni sotto il gesso* rivelano
e nascondono il mondo, che ci viene incontro come scintille.
(* in italiano nell’originale)
***
Al cimitero
La donna disperata si china
sul terreno disturbato, urlando
verso l’uomo appena sotterrato,
lamenti di addio e come-hai-potuto,
tirati a forza dal profondo, mandati
più profondamente raspando attraverso
roccia, sabbia, fino alle orecchie sorde
per risvegliarle con suoni e lacrime.
Intorno a lei, altre donne marcano
la costernazione con pianti e singhiozzi,
mentre le mani della vedova, perdute e immobili,
fanno cadere senza rumore una pietra nella tomba,
e segnano il perimetro invalicabile
che la separa dall’uomo che aveva sposato
a sedici anni. I loro figli gridano a gran voce
e i nipoti stanno attoniti.
(traduzione di Silvia Pio)
Michael Dickel è scrittore e fotografo, con lauree in psicologia, scrittura creativa e letteratura. Nato nella periferia di Chicago, Illinois, ha vissuto in Connecticut e Minnesota e attualmente risiede a Gerusalemme. Ha curato, insieme ad altri il volume 36 di Voices Israel (2010). Le sue opere in poesia, prosa e fotografia sono apparse in riviste letterarie, antologie, libri d’arte e online. È arrivato nei primi posti nei concorsi di poesia “Reuben Rose” del 2008 e 2009. Insegna lingua e letteratura inglese in Israele ed è presidente dell’Associazione israeliana di scrittori in inglese. Il suo ultimo libro di poesie si intitola Midwest / Mid-East ed è disponibile su Amazon. Nel 2015 escono altre due raccolte: War Surrounds Us (La Guerra ci circonda), un opuscolo scritto nell’estate del 2014 durante la guerra tra Gaza e Israele, e The Taod’s Garden (Il giardino di Taod), una raccolta di Flash Fiction, o microstorie. Inoltre viene pubblicata l’edizione bilingue di Midwest / Mid-East in inglese ed ebraico.
Intervista
Quando e come si è avvicinato alla poesia?
A volte la gente non ci crede, ma mi ricordo di due poesie che ho scritto nelle elementari. Non ve le faccio leggere, ma le considero come l’inizio del mio comporre poesia. Quando ero nei primi anni delle superiori scrivevo regolarmente ed ero affascinato da come le lettere mi venivano sul foglio. Ho persino vinto un concorso a quei tempi. Ho scritto attivamente durante le scuole superiori, quando sono apparse delle mie poesie in una rivista letteraria studentesca, e sono entrato a far parte di un “triunvirato” di redattori prima di diplomarmi. Il suono, come l’espressione, è sempre stato importante per me; persino alle elementari il suono (non solo la rima) e la musica avevano la predominanza. Ho anche suonato la chitarra dall’età di 13 anni, e penso che le due espressioni artistiche si intreccino nelle mie opere. Anche il gioco tra linguaggio e significato mi ha sempre affascinato, il modo in cui le parole, soprattutto nella poesia, diventano strane e moltiplicano il loro significato mentre le leggevo o scrivevo.
Ci parli delle sue attività poetiche, collaborazioni e pubblicazioni.
Non so se riesco a ricordarle tutte… Ho pubblicato più di 100 poesie, un e-book e un libro, Midwest / Mid-East, e sto scrivendo altri tre libri. Un’interessante collaborazione è stata con una traduttrice in ebraico, Gili Haimovich, nella pubblicazione bilingue del suddetto libro. Gili è anche una poetessa e scrive in ebraico e inglese, per questo motivo le ho chiesto di fare la traduzione. A volte ci imbarcavamo in lunghe discussioni su una parola, una frase che avevo scelto, come poteva venire percepita in inglese e come poteva essere resa in ebraico. Ovviamente lei si è occupata di quest’ultimo spetto, visto che io non conosco l’ebraico molto bene.
Sono coinvolto in un paio di progetti: il mio amico di lunga data, il poeta gary lundy (le iniziali minuscole sono intenzionali), ed io abbiamo messo su una piccola casa editrice, is a rose press. Partiamo in piccolo con un libro di gary, già pubblicato; il mio War Surrounds Us uscirà presto, dopo un’altra pubblicazione. Sto lavorando a stretto contatto con Rachel Heimowitz (nessuna parentela con la traduttrice), una poetessa, nelle vesti di rappresentanti dell’Associazione israeliana di scrittori in inglese.
Uno stimolante progetto in cui sono coinvolto si intitola The Woven Tale Press. Sandra Tyler, il direttore, raccoglie nella rete post di contenuto artistico e letterario e li ripubblica, col permesso degli autori (con i link ai siti web per chi vuole approfondire). È un bel modo di condividere ciò che di meglio c’è nel web. Ci sono blogger, artisti e scrittori che costituiscono una sorta di agenzia stampa; funziona come un perno, una connessione: incroci che si collegano per coloro che vogliono incontrarsi e seguire gli stessi fili di interessi.
Negli ultimi due anni mi sono coinvolto nell’organizzazione di 100 mila Poeti per il cambiamento in Israele, cercando di usare la scrittura per promuovere il cambiamento nelle nostre comunità. In Gerusalemme abbiamo ospitato lettori importanti, organizzando gli eventi in gallerie d’arte vicino alle mura della Città Vecchia.
Soprattutto scrivo, rivedo e invio dei pezzi a editori e pubblicazioni online che mi piace leggere, e spero che qualcosa venga accettato.
Che cos’è per lei la poesia?
Per me ci dovrebbe sempre essere un senso di stranezza, qualcosa oltre ciò che riusciamo a dire, più di quello che possiamo capire sia come poeti che come lettori, qualcosa che ci porti oltre il linguaggio, dove il linguaggio è un veicolo e non la destinazione. La poesia è lingua, suono, musica, mistero. Ci porta dentro e oltre noi stessi, più lontano di quanto pensavamo di poter andare, o in un luogo che pensavamo non esistesse. Ma anche trasforma il familiare in lontano, ci porta verso lo stato mentale del principiante, ci fa vedere le cose come se fosse la prima volta e ci sorprende. Sarei molto felice di sentire che la mia scrittura ci riesce. Sì, come per ogni ideale, è qualcosa per cui almeno impegnarsi se non raggiungere.
Blog: http://michaeldickel.info/
(Articolo pubblicato originariamente il 22.05.2015)