Il linguaggio femminile dell’eros e del corpo

03-08-il-corpo-leros-coverGIULIANA BAGNASCO

Franca Alaimo, autrice dell’introduzione, e Antonio Melillo, autore della postfazione, con due interventi illuminanti tratteggiano il panorama della produzione poetica contemporanea, nazionale ed internazionale, testimoniando l’evoluzione della mentalità, dell’eticità e dei costumi, riguardo all’eros e al ruolo della donna. Nell’arte erotica la materia prima è la carne, quella che esprime un elemento costitutivo della conoscenza. Sostengono i curatori che l’arte femminile esprime la brama di ricongiunzione tra corpo, anima, spirito e mondo, invocando un’eterna riunificazione, mentre al maschile l’arte descrive uno spaesamento: «Due peregrinazioni che si incontrano a metà strada per poi allontanarsi». In poesia è il corpo a farsi parola e diviene “dimora del linguaggio, quindi dell’essere”. E ancora, “mentre l’arte al femminile predilige il tatto che ha bisogno di vicinanza, quella maschile predilige lo sguardo che si fonda sulla lontananza”.

Si ascolta dai versi la voce femminile dell’Amore  declinato in toni e modi differenti. Solo recentemente le donne sono riuscite ad accedere al linguaggio dell’eros, è infatti dopo il ’68 che il corpo diviene paradigma di identità e l’eros viene  attraversato come “strumento di riconquistata armonia  e interezza affettiva”. La poesia erotica deve essere dialogante, un dialogo che assume connotati erotici proprio nel linguaggio cifrato che si crea tra i due amanti. Dai testi emerge un anticonformismo di fondo che agisce sul piano formale-stilistico fino all’eversione verso gli stereotipi per affermare, tra il resto, un’ironia giocosa, eludendo l’illusione romantica di una fusione  spersonalizzante con l’altro. L’arcipelago delle emozioni sfocia in cifre tematiche ardenti, appassionate, umbratili e crepuscolari, intense ed opache, luminose ed oscure, percorrendo un ventaglio suggestivo di nuovi sentieri conoscitivi. L’energia verbale delle poetesse sfiora la sfrontatezza con un lessico ardito, talvolta provocatorio. La parola poetica esprime in un ambito visibile la materia dei corpi attraverso il piacere ricercato, espresso, vagheggiato, lacrimato. Si direbbe che la fonte dell’arte sia una rabbia amorosa. Dall’Alaimo che lenisce il rifiuto di lui sognando la  caduta nel cuore dell’acqua in pieno analfabetico silenzio, alla Badillo Coronado che  si taglierebbe le parti del corpo che fanno male per vederle spuntare  pure, pulite, come fossero  d’altri. Dalla Calandrone che immagina il suo lui camminare sul bianco della ghiaia  mentre il mondo non finiva mai di esistere alla Cosma che in un’aria di latte, stretta al suo lui, conta ogni minuto come un nuovo trionfo. La Lamarque, donna forte “con qualche tentazione di non esserlo più”, accetta con lievità ironica l’allontanamento  dell’amante dovuto all’appassimento del suo corpo. La Mongardi percepisce l’avvicinamento di lui al profumo di una luce aurorale e aspira all’unità, mentre la Patriarca sente il suo essere donna come un surrogato di vita, la Pineda ama con forza rabbiosa e piacere doloroso, Silvia Rosa con l’immagine del corpo-reliquia approda ad una metamorfosi vegetale.

L’arte nomina e dispensa la vita quando raggiunge la persona per cui è stata concepita. Pertanto la parola poetica ha un alone di magica evocazione e rimette in questione gli ultimi rifugi di privatezza della nostra esistenza: c’è una sfera della condizione umana in cui essere significa essere liberi, è la sfera dell’incontro con l’arte poetica, quella delle poetesse presenti nell’antologia.

Il corpo, l’eros - antologia di testi poetici a cura di Franca Alaimo e di Antonio Melillo, Giuliano Ladolfi  Editore 2018. Se ne veda QUI la prefazione.

L’antologia sarà presentata giovedì 10 maggio alle ore 14 al Salone del Libro di Torino, Spazio Autori.