Un rifugio vuol dire…

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GABRIELLA MONGARDI.

Dopo Rifugiarsi nella descrizione di un attimo – Alpi Liguri (2013) e Rifugiarsi nella descrizione di un attimo – Alpi Marittime (2014), è uscito, sempre per la casa editrice Daniela Piazza di Torino, il terzo volume dedicato dal nostro collaboratore Gabriele Gallo ai rifugi e ai bivacchi che costellano le montagne della provincia di Cuneo: Rifugiarsi nella descrizione di un attimo – Alpi Cozie Meridionali, valli Grana e Maira (2017).

A prima vista i tre volumi si direbbero guide escursionistiche, e lo sono di certo, in quanto l’autore fornisce per ogni bivacco, per ogni rifugio dettagliatissime indicazioni su come raggiungerlo dal fondovalle e quali escursioni effettuare facendo base lì. Il tutto corredato da schede tecniche e cartine topografiche. Il formato, poi, è pratico e maneggevole, perfetto per un libro da mettere nello zaino e consultare al bisogno, grazie al chiarissimo indice posto all’inizio del volume.

Ma non sono ‘semplicemente’ delle guide, sia per l’eleganza della veste grafica, sia per la ricchezza dei contenuti – che spaziano dalla storia alla scienza, dallo sport all’enogastronomia – sia per la bellezza delle fotografie, che non sono solo inquadrature ‘tecniche’ dei vari rifugi, ma sguardi d’artista sul paesaggio alpino, i suoi cieli e le sue nebbie, le modulazioni della luce, i colori, i riflessi.

E che non siano ‘semplicemente’ delle guide lo rivela già l’insolito titolo, imperniato su un gioco di parole e… virante al letterario, per via di quell’enigmatica “descrizione di un attimo”. Se il sottotitolo Guida ai rifugi e ai bivacchi della provincia di Cuneo ci riporta con i piedi per terra, il titolo per contro ci incuriosisce, ci stuzzica, promettendo qualcosa di radicalmente diverso. In che senso infatti ci si può “rifugiare” in una “descrizione”, se non attribuendo proprietà consolatorie, protettive, propiziatorie alle parole che descrivono? E “descrizione di un attimo” allude alla durata, significa cioè “descrizione breve”, oppure all’oggetto che viene descritto, ossia a un attimo particolare, quello del primo incontro con il rifugio? Entrambe le cose.

Vediamone un esempio, l’esperienza dell’arrivo al rifugio Genova, in Alta Val Gesso, tenendo presente che la “descrizione di un attimo” è posta in apertura del capitoletto dedicato al rifugio, subito dopo la foto dello stesso e prima delle informazioni pratiche. Rappresenta quindi per il lettore della guida la prima forma di ‘conoscenza’ con il rifugio, una conoscenza emotiva, impressionistica, filtrata dallo sguardo lirico dell’autore e da una lingua che si inarca in ardite metafore. 

Posto alla confluenza di due differenti bacini d’acqua che quotidianamente si scambiano umidi sguardi d’intesa, non è forse un caso che il Rifugio si rifaccia proprio ad una celebre città di mare. Dalla colorazione luminosa e intensa, la sua sagoma semplice e allungata pare indecisa sulla direzione da intraprendere, privilegiando talvolta l’ameno specchio del Brocan e flirtando, altre volte, con il più maestoso e profondo Lago del Chiotas. Ancorato ad un dosso roccioso sopraelevato, il Rifugio Genova si indovina poi fin da subito in virtù della copertura purpurea del tetto, che sventola nell’ameno anfiteatro come un vessillo dell’antica repubblica marinara. Le sfumature bluastre del cielo si rincorrono intanto sull’increspata superficie dell’acqua e qualche nuvola si ferma appena, quasi a voler timidamente ricercare le proprie lacrime cadute in loco chissà quando. Poco sopra tiepidi raggi di sole autunnali spremono le ultime chiazze di neve che si chiudono così in un pianto lento e cadenzato, tale comunque da raggiungere in breve il lago sottostante. Dalla porta spalancata verso valle fluiscono poco alla volta grigi e cupi respiri che sfumano i confini delle rocce poco lontane, mettendole quasi in movimento. Il Rifugio, come un capitano di lungo corso, socchiude impassibile un’anta del piano superiore e si appresta a ricevere il soffio umido delle prime brume d’autunno. Un’altra stagione volge al termine. Pochi mesi, però, e il Rifugio Genova tornerà di nuovo ad apportare la sua invidiabile esperienza marittima qui, nelle terre più alte e recondite della provincia.

La prima peculiarità di questa  descrizione – come di tutte le altre “fotografie di parole” presenti in questi libri – è la personificazione, che non è una vuota figura retorica, ma esprime la viva sensibilità dell’autore per la magia della montagna. La personificazione ‘umanizza’, dà vita e sentimenti a tutto il paesaggio – laghi rocce nuvole – e al rifugio stesso, paragonato con un’originalissima similitudine a un capitano di lungo corso, che porta la sua esperienza del mare nel cuore delle Alpi Marittime, in una strettissima interazione con l’ambiente. L’inquadratura è lentamente zoomata: il rifugio è visto prima da lontano, alto fra i due laghi Brocan e Chiotàs, con i suoi colori caldi che spiccano contro il grigio-blu-verde dello sfondo; poi lo sguardo si sofferma sulla porta spalancata, sull’anta semiaperta di una finestra, e si scivola nel tempo: è autunno, il rifugio attende il lungo inverno, ma sa che finirà…

L’approccio “turistico” (alpinistico-escursionistico) alla montagna è un lusso di tempi molto recenti, nella storia dell’umanità (data da poco più di un secolo) e i rifugi ne sono stati il primo risultato – avamposto umano nel regno non umano della Montagna, dove la Natura mostra appieno il suo volto mezzo tra bello e terribile; tentativo umano di “abitare” , e in qualche modo addomesticare, l’ambiente più ostile…

Per apprezzare fino in fondo un rifugio, un bivacco, bisogna arrivarci dall’alto, dopo aver camminato sotto la pioggia o la neve o la grandine, o aver girovagato a vuoto nella nebbia: anche se chiuso, il rifugio con la sua sola presenza ci offre protezione e ci fa sentire a casa.

E queste guide ci indicano dove trovarlo. E lo rendono “vivo”. Come noi.

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L’ultimo volume uscito, Rifugiarsi – valli Grana e Maira, sarà presentato a Mondovì Piazza presso il Centro Studi Monregalesi, vicolo Monte di Pietà 1, venerdì 13 ottobre ore 20:45. Interverranno tra gli altri il geologo Enrico Collo e la professoressa Yvonne Fracassetti. Accompagnamento musicale di Vanni Viglietti. Seguirà rinfresco.