L’adatto vocabolario di ogni specie

copertina

ALESSANDRO SILVA

Il mar Ionio. Taranto. Intima e segreta di fronte all’eternità della storia, così i vecchi dicono. Tutta l’economia di questa città ruota attorno al polo siderurgico dell’Ilva, ad una raffineria ENI e a impianti di produzione del cemento che non hanno reso possibile una necessaria diversificazione economica. Agricoltura e allevamenti di bestiame e mitili sprofondano sotto uno dei più gravi casi di inquinamento

LUCE DENTRO LA TERRA

Non si vedono case ma una colonna
alzata per trentacinque metri di cielo,
quel tanto che basta a oscurare
il sole. Una torre medioevale
di argento e pietra, per i più ilari
bicchiere rovesciato sul sostegno
di una tazza, un tino posato sopra
una sacca. C’è un silenzio di bocca
sulla cima che s’apre a una gola
di lamiere. Maleodora. Sa di
sfacelo e bestemmie a tenere
la bocca di un uomo scucita per aria.
Da impuri bagliori ci si lascia
bruciare, svogliati [urto di luce
conficcato in un recesso di Terra].

La barba
va tenuta accorciata per non farne
polvere di nero, d’odore nel piatto
sudore d’ombra.

*

QUALCUNO CHE CADE

otto/giugno/duemilaequindici
Nel pomeriggio è accaduto
all’altoforno Due, l’incidente.
Ci sono state, dopo, ventiquattro
ore di mani alte [mani di ferro
calloso e nodi di dita nerastre].

Una babele di passi scesa in battaglia
tra rottami e mantici di aria che ustiona.
Occhi rauchi e cicatrici aperte di labbra.

C’era un morto e nessun messia
per motivi di sicurezza. Quaggiù
è la terra in fondo un sudicio
ossario e, del nostro tocco o sguardo
poco importa a qualcuno

*

MARCELLO RUBINI
«Marcello, come here!»

Lo ricordo
con braccia di tessuto in annodo
a una cattedrale di costole e caldi
archi di carne mentre [sopra] la notte
sprofonda e perde il suo bianco.

Sedotto da una rozza frenesia
quello venuto ieri, ultimo
di una sgarbata ressa
a cercare con astuta
ispirazione fibre di morto
o l’attimo di rabbia tra il briciolo
superstite di brioche sulla bocca
del più fascinoso tra noialtri.

Marcello se ne andava
in Vespa per il cielo crespo
la malinconia dei suoi
occhi chiusa nel fresco vetro
delle lacrime. In un sogno
di gioventù avevo anche io
una Vespa e ci attraversavo
i prati e le foglie, dritto

fino allo smisurato del cielo.

*

L’ADATTO VOCABOLARIO DI OGNI SPECIE

Dal turno di notte si esce malconci
e molli di ossa strette da un’ombra.

Scomparse le donne per strada, quelle
con lo strano linguaggio del corpo che
balla sui tacchi e tra i denti si cerca
un sorriso per chi ha voglia di pelle
con forza.

Di uomini meno ma chi li compra
non merita lo sdegno stupito degli altri:
è un’esigenza diversa di latte
[annusata ricerca di confronto
fondo come negli alberi stanno

avvolti gli anelli].
Un gatto di strada mangia meno
di un gatto ammaestrato alla casa
ma lotta uguale per avere meno
pulci nel pelo.

Al semaforo rosso il mattino
ingiallisce in un luogo marcio
di arance e molli fauci di lattuga
nel sacchetto a terra squarciato.

Per poco si ha, nel saluto
la voce di roccia della fornace.

Alessandro Silva, l’adatto vocabolario di ogni specie, Pietre Vive editore
Illustrazioni di Giovanni Munari

http://www.pietreviveeditore.it/prodotto/ladatto-vocabolario-di-ogni-specie/

Alessandro Silva (Parma, 1976), laureato in Scienze Biologiche, con un Dottorato in biologia e Patologia molecolare, ha esercitato per anni attività di ricerca in ambito scientifico.
Dal 2014, in qualità di tirocinante, lavora presso la web agency CABIRIA, Parma, come creatore di contenuti multimediali per blog e pagine social.
L’adatto vocabolario di ogni specie, vincitore nel 2015 del premio di scrittura sociale Luce a Sud Est, è la sua opera prima.

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