La porta di Anne

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GUIA RISARI

Introduzione del libro

A volte, i libri nascono circondati dal desiderio di veder colmato un vuoto e soddisfatta un’esigenza. In questo caso, il vuoto era il silenzio che circondava le vite dei compagni di sventura di Anne Frank e l’esigenza era quella di dar voce all’assenza e ricordare. Per questo ho scelto di dilatare il tempo – poche ore nel mattino del 4 agosto 1944 – e di far parlare i protagonisti di questa triste vicenda: Otto Frank, Edith Frank, Margot Frank, Anne

Frank, Hermann Van Pels, Auguste Van Pels, Peter Van Pels, Fritz Pfeffer. Nel far ciò mi sono basata su ricostruzioni storiche, su I Diari di Anne Frank e sui libri scritti sulla vicenda. Ho affidato il resto all’immaginazione narrativa, situando la scena nella stessa mattina dell’arresto. Ho fatto precedere e seguire i capitoli dedicati agli otto abitanti dell’Alloggio segreto dalle considerazioni farneticanti di colui che eseguì materialmente l’arresto, il sottufficiale austriaco Karl Josef Silberbauer, lo stesso che anni dopo asserì di aver semplicemente compiuto il proprio dovere e di esser stato deluso dalla lettura del Diario di Anne Frank perché non era stato menzionato. Lo spazio a lui dedicato non è un omaggio, quanto piuttosto un atto di realismo, teso a mostrare la personalità malata e ossessiva di coloro che furono interpreti ed esecutori della volontà nazista di annientamento. A proposito della psicologia di alcuni nazisti, la filosofa tedesca Hannah Arendt parlò di “banalità del male”, evidenziando come molti dei gesti che portarono alla distruzione di milioni di vite non furono soltanto il frutto di una scelta volontaria e cosciente, ma principalmente la realizzazione meccanica di un lavoro burocratico privato di ogni valore morale. Se questa considerazione è senza dubbio valida, mi pare comunque importante sottolineare l’insensatezza della logica che guidava i singoli atti di sterminio. In questo senso, la figura di Silberbauer è un perfetto esempio di male incarnato, oltre che un’antitesi efficace agli altri personaggi. Silberbauer mostra a cosa può condurre la cieca obbedienza a un’ideologia che occulta la considerazione degli individui e il loro valore.

La mia speranza è che dalla lettura di questo libro scaturiscano importanti domande sul male non in senso astratto e generale, ma in senso preciso, concreto. Com’è possibile considerare la persecuzione un semplice lavoro? Che senso ha odiare e distruggere un fantomatico “nemico politico”? Continuiamo a essere coscienti e pensanti quando preferiamo una teoria che spiega tutto a un’analisi personale e a un confronto diretto con la realtà? Da dove vengono le idee che abbiamo e fino a che punto ci crediamo veramente? Da dove vengono gli atti che compiamo e ne siamo realmente fieri? Ha senso distinguere “noi” dagli “altri”? Conosciamo le caratteristiche di questi “altri” e soprattutto ne abbiamo un’esperienza personale? Ha senso provare paura e ripugnanza nei confronti di qualcosa di diverso? Esiste poi tutta questa diversità, e se esiste, è un male? Dobbiamo tutti pensare e sentire la stessa cosa?

Arianna Floris ha illustrato il libro

Arianna Floris ha illustrato il libro

Il libro è corredato da una sezione che si intitola “Per saperne di più” dove è inserita la planimetria che riproduce i tre piani dell’edificio in Prinsengracht 263 così come erano negli anni tra il 1942 e il 1944, disegnata secondo le indicazioni di Otto Frank con una descrizione dell’alloggio e della vita che vi si svolgeva.
Inoltre vengono dettagliate le note biografiche di tutti i personaggi e la cronologia storica degli accadimenti dal 1929 al 1945 e aggiunte le cifre dello sterminio.

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