I migranti hanno storie

SILVIA PIO (a cura)

copertina

I migranti, del giovane scrittore marocchino pluripremiato Youssouf Amine Elalamy è un libro dai contenuti attuali, scritto in francese e tradotto per la prima volta in Italia dopo essere stato pubblicato in sette paesi. Racconta con un linguaggio poetico le storie di tredici migranti che cercano di raggiungere le coste della Spagna ma naufragano tragicamente durante la traversata. Il racconto cerca di sottrarre dall’anonimato le vittime di questa tragedia contemporanea, per restituire alla loro morte una dimensione umana che troppo spesso è ignorata dai media. I migranti diventano così protagonisti delle loro storie, raccontando le motivazioni e la disperazione che li hanno spinti a partire – come altre migliaia di persone – per tentare di realizzare il loro sogno europeo.

CAPITOLO 1

C’era una volta, una di quelle volte, una bambina con certi occhi che non vi dico, e un sorriso, ma sì, magari ve lo dico. Dunque, come dire, diciamo che quando sorrideva non potevate rimanere là a fare come se semplicemente un bambino sorridesse, no, quando la vedevate sorridere finivate sempre per credere che, quel giorno, non era lei ma la vita intera a sorridervi attraverso delle labbra e dei denti, ve lo dirò un’altra volta, forse. Ecco quanto era bella.

Le piaceva parlare agli alberi, loro non le rispondevano, ovviamente, ma vabbe’, lei gli parlava lo stesso, perché a qualcuno doveva pur parlare, e dire tutte quelle cose che aveva in testa, così piccola ancora ma già piena, e poi parlare ai grandi, immagina, un bambino di quell’età, e che non era neanche un maschio, in fin dei conti parlare a un albero o a un muro è la stessa cosa. Ma quale bambina, ha già quindici anni ormai! aveva gridato sua madre, presto sarà troppo tardi per farla sposare, aveva aggiunto suo padre. La piccola continuava a giocare, ma aveva paura dell’oscurità, e soprattutto di quell’uomo dalla pelle scura a cui volevano sposarla, avrebbe potuto essere suo padre, se solo non avesse avuto tutto quel denaro guadagnato chissà come, aveva detto sua madre, ma che te ne importa! aveva gridato suo padre, ne morirò, aveva risposto la piccola prima di fuggire in mezzo agli alberi.

Certi si inchinavano al suo passaggio, altri tendevano i rami a indicarle la via della città. Per di qua, le disse infine una voce, laggiù. Ti sei persa, mi sembra, vieni, siediti lì, no, qui, vicino a me, non ho più voce per colpa del tabacco, avvicinati, così ti posso parlare, come ti chiami già? Come? Parla un po’ più forte, non c’è nessuno, solo noi due, sai? Zaynab(1)? E perché non Fatim Zara(2), già che ci sei? Questo nome è meglio che te lo dimentichi, se fosse stato Zeyn(3) sarebbe potuto ancora andare, be’, perché non Mimì(4)? Ecco qui il nome giusto per te, Mimì, va molto meglio come nome, e poi ti sta bene, e nessuna l’ha mai portato nella casa, perché fai quella faccia? Certo che ti sta bene, come delle mutandine nuove, fidati! Sì, Mimì, a meno che tu non preferisca Fifì, non ti piace? Mimì neanche? Credimi, per il lavoro Zaynab non sembra serio, e poi non è che un nome, perché vuoi continuare a trascinartelo dietro? Scommetto che sei nuova nel campo; ancora nuova nuova, eh, me ne sono accorta io, che sei poco navigata, non capisci? Non far caso a quello che ti dico, fammi un sorriso, per vedere come diventi quando sei felice. Ecco! Guarda come sei bella, così! Già mi immagino tutti quelli che ci lasceranno lo stipendio e malediranno le donne che hanno sposato, e le tue labbra, Dio come sono belle! Ti insegnerò a metterci il rossetto senza sporcarti i denti; guarda, ti passi il dito tra le labbra e poi lo togli di colpo, in una volta sola, altrimenti ti finisce dappertutto; tieni, metti queste scarpe col tacco; ma sì, riuscirai a camminarci e anche a ballare, vedrai; se avessi visto me la prima volta! Mi vengono ancora le vertigini solo a pensarci; a casa nostra non c’era più nulla da mangiare; con un cielo del genere, immagina, avrebbe dovuto far cadere un po’ di acqua, si sarebbe dovuto mettere a piovere, voglio dire, e di acqua non ce n’era stata, quell’anno; tutti quei giorni e quelle settimane e quei mesi ad aspettare che il cielo si decidesse a pisciarci addosso perché ci fosse da bere e da mangiare per tutti, ogni giorno alla fine ti dici che se la felicità non è là, allora meglio cercarla altrove; anche per te è lo stesso? Lo so, su, non pensarci più, dai, se vedessi il portamento che hai con queste scarpe; e aspetta di metterti questo, non lo tirare troppo su, se no non si vede più nulla, sarebbe un peccato nascondere tutto questo ben di dio, e ancora belle sode, vedo, questo sì che si chiama décolleté; ma no che non avrai freddo, caldo forse ma non freddo, la mercanzia bisogna esporla bene in vetrina per poterla vendere; perché queste lacrime? Vieni qui, metti la mano là, no, più in basso, ecco, ma no, nessuno vuole comprarti, solamente affittarti; no, non è la stessa cosa, fidati; vedrai, certi sono persino gentili, sai, a volte basta bere con loro; per prima cosa non rifiutare mai, fai come me la prima volta, guarda la schiuma e pensa che sia tè, solo un po’ freddo, e un po’ forte, ovvio, ma solo all’inizio, poi non più, lascia che ti si avvicinino, pensa a qualcos’altro e non li vedrai neanche; qualcosa che ti piaccia davvero, tu dici? Vuoi pensare agli alberi? Che strana idea! Ma se ti fa piacere, e soprattutto lasciali parlare, lascia che dicano le parole che non osano dire alle loro mogli; in ogni caso non capirai nulla; lo spagnolo, sì, lo so che non lo parli, credi che dicano che ti amano, che hai degli occhi ancora più belli di quelli del loro primo amore, ma va’ a sapere da cosa ti trattano con quelle parole che non capisci; per quanto mi riguarda dico che, visto che mi pagano, possono anche pisciarmi addosso, e farmi ingoiare qualsiasi cosa; vedrai, anche i soldi hanno un gusto e anche più forte del resto; vieni, bambina mia, non stare in piedi, dammi la mano, è fredda e la mia pure, appoggia la testa su di me, ecco, dimentica gli altri, e ora, ora chiudi gli occhi.

Con gli occhi chiusi, la piccola Zaynab vide molti uomini passare sopra la sua testa. Spagnoli per la maggior parte. Uno di loro, Alvaro, un fotografo, aveva occhi azzurri come il cielo. Non si sposarono, non vissero felici e contenti ed ebbero un solo figlio.

1 In arabo: gioiello prezioso del padre (NdT).
2 Primogenita del profeta Maometto (NdT).
3 In arabo: bellezza, grazia (NdT).
4 Zouzou nel testo: modella algerina (NdT).

I MIGRANTI, il Canneto Editore

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Youssouf Amine Elalamy (Larache – Marocco, 1961) ha fondato il Moroccan Pen Club, associazione culturale che raccoglie i maggiori scrittori marocchini. Il suo primo romanzo, Un marocain à New York (1998) ha vinto il premio British Council International per il viaggio. Con le sue opere successive ha ottenuto altri importanti riconoscimenti come il “Grand Atlas Prize” nel 2001 e “Le plaisir de lire, Premio Mediterraneo” nel 2010.