Parole di donne per cambiare il mondo

sapori saperi

Sapori e saperi delle donne, di Paola Leonardi e Serena Dinelli, Iacobelli editore 2014

SILVIA PIO

Le parole “saperi” e “sapori” hanno la stessa etimologia: «sapere o sapiente (nel senso di chi conosce) deriva da sàpere, nel senso di avere gusto, avere sapore… Fa piacere riscoprire così che sapere e sapienza hanno la loro matrice non solo e non tanto in un intelletto astratto, ma in uno scambio tra mente e corpo, come spesso le donne hanno sentito e pensato».

Di qui parte il progetto delle due autrici. Paola Leonardi si definisce “soggetto nomade”: è passata dalla sociologia alla psicoterapia, dal Movimento delle donne alla fondazione del Centro Autostima e della Scuola di Socio-psicologia delle donne. Serena Dinelli è psicologa clinica e terapeuta, con vari interessi collaterali; con la firma Dominko pratica la grafica e l’arte visiva. In questo libro ha collaborato con le illustrazioni e le ricette.

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Dodici sono le parole scelte dalla Leonardi, una per ogni mese. Ogni capitolo attraversa una parola, si collega ad una immagine e si conclude con le riflessioni e le  ricette, insieme a brevi biografie di donne che contengono motivi di ispirazione. «Parole preziose, individuate come fondamentali per l’affrancamento e la realizzazione personale, ri/scoprendo il desiderio e trovando il coraggio di essere noi stesse: con il corpo, con la mente e con la spiritualità».

Il libro si apre con il capitolo “Dell’amore”, dove vengono raccontate le origini dell’autrice Leonardi e la sua famiglia composta da sole donne. Si parla quindi di indipendenza femminile e anche, ecco che le parole iniziano ad intrecciarsi, di fatica e libertà, solidarietà e paura, gratitudine, «che ogni donna dovrebbe imparare per vivere meglio con se stessa».

L’amore della famiglia, mai pacificato né sentito come sufficiente, ha creato dinamiche comportamentali che soffocavano la capacità di dare e ricevere amore in età adulta. «Per capire meglio qual è la forma di amore che più ci è congeniale e ciò che conta per noi nelle relazioni dobbiamo acquisire la conoscenza di noi stesse/i. Ma questa la si conquista con impegno, con applicazione e con il tempo».

Un altro amore che ha accompagnato la storia di Paola è stato quello per gli studi, e all’Università di sociologia di Trento è accaduto un evento fondamentale: l’incontro con il Femminismo e il Movimento delle donne. «Con la sociologia mi sono aperta all’autorizzazione del maschile, con il Movimento a quella del femminile». Il Femminismo, la più grande rivoluzione pacifica di tutti i tempi, ha portato le donne dentro la storia e dentro se stesse.

Il capitolo, come tutti gli altri, è infarcito di citazioni (di Bell Hooks, Doris Lessing, Irène Nemirovsky e Lidia Ravera, in questo caso) con relativa bibliografia, intitolata “Libri alleati e sostenitori”. È la volta poi della “lettera” di Serena Dinelli, che forma un dialogo tra le parole, le riflessioni, le esperienze e i rimandi culturali. E poi la scelta di un sapore da accompagnare alla parola, che per l’amore è una cioccolata calda, tratta da un racconto di Ito Ogawa. La protagonista del romanzo Il ristorante dell’amore ritrovato «pensa che una cioccolata calda sia l’ideale per riscaldare il corpo e il cuore, e ritrovare quella fiducia che è alla base dell’amore». Queste letture hanno ispirato anche l’immagine della “coppia lunare” che accompagna il capitolo.

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Questo è solo un assaggio, negli capitoli seguenti si trovano altre parole (autorizzazione, corpo, desiderio, differenza, fratellanza inquieta, identità, lavoro, libertà, madri/non madri, relazioni, salute) con altre riflessioni, citazioni e ricette, e l’aggiunta di pezzi delle esperienze esistenziali di Paola insieme a scorci sull’universo femminile e femminista. Si trovano anche cenni della vita di donne quali Marie Cardinal, Alda Merini, Carla Lonzi, Marie Curie, solo per citarne alcune.

«Un libro da portare in borsa, come compagnia di giornata, da leggere o consultare per le varie occasioni di vita: quelle gaudenti, ma anche quelle sofferenti, quando ci attraversano. Per consolarci e trovare sostegno: per noi e per tante di noi.»

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