Ora che sei ombra di Rosa Maria Salvia

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I versi, in questa raccolta, compongono e interpretano la realtà attraverso il filtro della letteratura – nella consapevolezza che la letteratura è di per sé realtà, più organizzata, assimilata e comprensibile della realtà stessa. In questa prospettiva le cose si fanno intellegibili solo dopo che il tempo e la forma – «ora che / sei ombra» – le hanno attraversate. Così i lirici greci e latini, gli acmeisti russi, i poeti italiani del primo Novecento – letti, frequentati e assorbiti come parenti o amici – forniscono le parole, il ritmo, il respiro per decifrare il presente e il passato, il mondo interno e esterno, la storia
personale e quella di tutti. Una voce originale proprio perché in intimità con i classici. Una sensibilità potente e acuta proprio perché apparentemente fragile.
«La poesia di Rosa Maria Salvia fonde con ottimi risultati l’amore per l’umile, per la realtà, la memoria e l’accensione lirica. È una poesia alta e affabile, di un lirismo assoluto e discreto al tempo stesso, teso verso una piena e luminosa fedeltà alle cose, alla realtà e alla vita».
(Valentino Fossati)

Da Ora che sei ombra (Arcipelago Itaca 2023), Opera vincitrice XX edizione Premio InediTO – Colline di Torino

Fine estate

In strada suoni di passi: bisogna
essere qui, diceva la ragazza
del corteo nella notte di marzo.
Il padre della giovane leggenda
porta un orologio di nichel. Canta
qualcuno querida presencia. Dopo,
disvela il silenzio il riso nascosto
tra sassi, scarpe, stoffe e gonne corte
e bisbigli tra i portici e le porte
dove poggiano bandiere.

Festa di paese

Prima che si mieta il grano saranno
luci in paese, luci verdi e rosse
negli archi e nei vestiti delle donne.
La sera scenderà serena sulle
trombe della banda di san Martino e
scioglierà la pietra di tutti i giorni.
La gente scenderà nelle strade a
toccare la sera piena di suoni
le scarpe saranno leggere, avranno
un odore di erba pestata. Adesso
il paese è un punto sonoro
nella campagna buia. Avremo nuove
mani e nuovi gli occhi, per nuovi giochi
accosteremo quattro bancarelle
sonanti. Sentiremo
tra i suoni il silenzio dei soli, e persi
e nella festa saremo gli stessi.

Si chiamava via Paladino

Si chiamava via Paladino, era
una strada in salita – risuonava
lì, da pochi mesi, illusioni e giorni
il silenzio della milizia, prima
di quel grido: studenti sgomberate!
Una caffettiera di latta, la mia
stanzuccia – me la sono lasciata alle
spalle – come farebbe una barca che
da alta caligine avvolta vacilla
così la memoria si sfolla. Sola
al mondo, al modo che per quella strada
andavo errando, mi camminavano
accanto lui e il mattino di luglio.
Lui, me lo sono lasciata alle spalle.

Un sogno

Quando si muore si ritorna quelli
che si era. Così la nonna, di nuovo
a casa, più giovane di mio padre.
«Nascevo – diceva – nell’anno mille
ottocento novanta». Capivo. E lei
spazzata da un gran vento, con le vesti
di un nero straziante, non meno del suo
lutto più recente e dell’inerme suo
fazzoletto, l’ombra allunga su lo
sterrato assolato.

Rosa Maria Salvia, studiosa del Mezzogiorno contemporaneo, ha scritto numerosi saggi storici pubblicati, tra gli altri, da Teti, Edizioni Scientifiche Italiane, Calice Editori, Franco Angeli. Alcune sue liriche figurano ne L’Antologia dei poeti lucani dal Risorgimento ad oggi, a cura di Gerardo Capoluongo (La Fucagna 1972) e in Poesia lucana d’oggi, a cura di Luigi Reina (Il Portale 1992). Altre sue poesie inedite hanno vinto il Premio “Enza Perri” (1967) e il Premio “CIAS” (1968); nel 2020 si è classificata terza al Premio letterario “Beppe Salvia”. Ora che sei ombra, la sua prima raccolta poetica, ha vinto nel 2021 la XX edizione del Premio InediTO – Colline di Torino.

(A cura di Silvia Rosa)