Debutto nell’oblio di Alessandro Franci

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Dalla descrizione della casa editrice

Nella nuova opera poetica, Debutto nell’oblio, Alessandro Franci compie rivisitazioni di un passato che persiste nel presente con implicazioni, contaminazioni e condanne; periferie fisiche e metaforiche, persone e cose elencate, consegnate a una memoria personale e collettiva. La ricerca di un equilibrio che bilanci un passato così presente e un nuovo tempo, prossimo al futuro che sarà. Un processo che non prevede riconciliazioni, né nostalgie, oppure vani tentativi di giustificare o perdonare, ma casomai, appunto l’oblio, cioè il vero debutto in un luogo nuovo, mai esplorato; passaggio essenziale che permetterà una visione reale, incontaminata, per quel tempo che resta ancora da compiersi.

Da Debutto nell’oblio (Interno Libri Edizioni 2024)

È rimasta uguale la luce senza cielo
fra tetti bassi e larghi come vele
delle fabbriche aguzze, vuote e nere,
dalla strada dritta fino ai cancelli, ai materassi
fino alle reti divelte dagli intrusi.

Il sonno tra i cartoni, le lamiere
e le bottiglie di plastica bevute:

sono come le alghe dei canali,
spontanei come l’edera dei muri.

*

I muri a secco, i campi di trifoglio,
dimore di gasteropodi, l’edera tenace,
gli ornamenti lungo i rivoli asciutti
incisi dai liquami,
giacigli e trappole da prede
negli anfratti infetti di noie,
sonnolenze di ombre pomeridiane
e polveri sacre da bruciare
come incensi di chiese buie.

*

Il sole di ombre blu sull’asfalto
sopra l’erba viva del mattino,
la luce spezzata dalla ringhiera
quando tutti se ne vanno,
che sanno, sorpresi dai risvegli,
la meta di ponteggi e frese,
lo stridio di gomme alle curve,
il gelido raschiare la gola
di sciarpe e baveri neri,
nell’alba delle ore da contare.

*

E poi la differenza tra le stagioni,
per esempio, i colori non li notavi
il corpo e ogni ombra
nel cielo buio, solenne,
il suicidio cercando il mostro,
l’ospite dei crepuscoli;

gli scrigni superflui di niente
quel niente della vita
l’uguale nel basso continuo
della tua voce e dei movimenti,
gli urti improvvisi nei silenzi;
nessuna luce per un’ombra
solo la figura al centro del racconto.

*

Le memorie perdute,
le vedi se a volte guardi
e sembra manchi l’incastro,
e se ne ridiamo arretri in una luce.

Sembrerebbe sia quella una via
per giungere in quel punto smarrito
per renderne giustizia.

Fino a poco prima
sembrava tutto chiaro
e quello che resta è solo il barlume
sempre più debole, sempre meno resistente
che freme e in breve si disperde
in un altro che in più a questo,
altro non concede.

*
Alessandro Franci è nato a Firenze nel 1954 dove si è laureato in architettura. Con le Edizioni “Gazebo libri” – Firenze, ha pubblicato: I segni terreni (1984), Senza luogo (1985), Delitti marginali (1994), La pena uguale (2009). Nel 2013 ha pubblicato per “Gingko edizioni” – Bologna, il romanzo Il mese della Luna. Con LaRecherche, gli e-book: La Luna è nuova – poesie 1980-86 (2012) e Sbagliando strada (2017). Nel 2020 per SEF “Società Editrice Fiorentina” La fragilità dei pesi – finalista al premio PontedilegnoPoesia 2021. Nel 2022 Per Vydia editore – Macerata, La lingua convenuta, premio Gianmario Lucini 2021-2022. È presente in varie riviste e alcune antologie. Dal 1983 al 1993 è stato redattore della rivista “Salvo imprevisti” e dal 1993 al 2023 de “L’area di Broca”.

(A cura di Silvia Rosa)