Da Rochdale a Mondovì: la cooperazione di consumo

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ATTILIO IANNIELLO

Si celebra nel 2014 il 170° anniversario della costituzione della prima cooperativa modernamente intesa. Il background culturale e politico per la nascita della cooperazione vera e propria (il mettersi insieme per svolgere alcuni lavori collettivamente ha sempre fatto parte, per esempio, della cultura rurale: pulizia dei canali, panificazione sociale, ecc.) veniva creato dai socialisti utopisti, in particolare da Robert Owen. Fu proprio quest’ultimo che usò la parola “cooperazione” contrapponendola a “competizione” e “concorrenza”[i], emblemi linguistici di quel capitalismo senza regole che guidava la prima fase della Rivoluzione industriale del Regno Unito.

Seguendo il pensiero oweniano nel 1820 George Mudie, editore del giornale “The Sun”, promosse con i suoi giornalisti e tipografi la “London Cooperative and Economical Society”, un’esperienza cooperativistica che durò poco tempo ma che ebbe il merito, secondo la testimonianza di George Jacob Holyoake, il più importante storico della cooperazione inglese, di essere la prima Società ad aver utilizzato il termine “cooperativa”. In quegli anni poi William King, anch’esso seguace di Owen, con il suo giornale “The Cooperator” pubblicizzò e promosse le “Cooperative Trading Associations” che avevano il fine ultimo di costituire delle comunità di ispirazione oweniana. Agli inizi degli anni Trenta del XIX secolo si contavano oltre trecento “Cooperative Trading Associations” che ebbero però vita effimera. In questo contesto Charles Howarth a Rochdale, un sobborgo industriale di Manchester, fondò nel 1833 un “Negozio cooperativo”; esperienza quest’ultima di nuovo fallimentare (chiuse nel 1835) a causa «di aver fatto troppo credito ai soci»[ii].

Nonostante gli insuccessi, anzi paradossalmente proprio grazie a questi fallimenti ed alla riflessione sugli errori commessi, i cooperatori inglesi giudicarono essere ormai i tempi maturi per creare una cooperativa che superando gli orizzonti utopistici oweniani (senza ripudiarli del tutto, come vedremo) ponesse le basi del moderno sistema cooperativo.

Nasce nel vicolo dei Rospi la nuova cooperazione.

La nuova consapevolezza cooperativistica nasceva proprio in Inghilterra e proprio a Rochdale, cittadina della contea del Lancashire nella prima metà degli anni Quaranta del XIX secolo:

Erano i tempi in cui a Rochdale 7.000 operai (un terzo circa della popolazione) si trovavano privi di lavoro… erano i tempi in cui il salario medio dei tessitori era sceso dai 30 scellini settimanali del 1810 ai dieci ed anche ai sei scellini del 1840, e i salari non erano pagati nemmeno in moneta ma in natura e la povera gente viveva – o meglio moriva – con sei pence la settimana… erano i tempi in cui i bambini di 5 o 6 anni erano costretti a lavorare fino a 16-18 ore al giorno in tane prive di aria e di luce, indegne di esseri umani, e nelle fabbriche inglesi vigeva in tutto il suo tragico orrore lo sweating system pel quale gli operai venivano spremuti fino all’ultima goccia di sudore e spesso anche di sangue.

Con questa drammatica descrizione della situazione sociale della cittadina industriale a pochi chilometri da Manchester, Alberto Basevi[iii] introduceva nel 1953 l’opera di George Jacob Holyoake in cui si raccontava la storia dell’avventura umana, politica ed economica di quei primi ventotto soci, in maggioranza tessitori, che diedero vita alla Rochdale Society of Equitable Pioneers, che è considerata dagli storici la prima cooperativa nel senso attuale del termine:

Alla fine dell’anno 1843, in uno di quei giorni tetri, umidi, tediosi, che nessun francese ammira – come si verifica verso novembre in cui il sole non risplende se non con difficoltà e solo per pochi istanti – un piccolo gruppo di poveri tessitori, disoccupati e quasi privi di cibo, scoraggiati per la loro situazione sociale, si riunirono per ricercare i mezzi atti a migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita.[iv]

Essi decisero, anche con l’apporto ideale di Charles Howarth, di iniziare una sottoscrizione per avere i soldi a sufficienza per costituire una cooperativa di consumo. Lo stesso Howarth, che era stato il promotore di quel “Negozio cooperativo” fallito anni prima, probabilmente fu il suggeritore di quell’atteggiamento di prudenza che indusse i Soci amministratori a rifiutarsi di far credito a chicchessia. Dopo un anno di preparazione, dibattiti e ricerca di nuovi Soci alla fine

la loro società fu registrata il 24 ottobre 1844, con la denominazione di Società dei Probi Pionieri di Rochdale. Per quanto meraviglioso il loro successo, il loro primo sogno era stato ancora più stupendo, essi avevano sognato di rifare il mondo.[v]

La cooperativa che univa persone di fede religiosa e politica diversa si era costituita con il seguente fine:
 

Lo scopo e il programma di questa società è quello di adottare provvedimenti per assicurare il benessere materiale e migliorare le condizioni familiari e sociali dei suoi soci, costituendo un capitale di una sterlina per ogni azione per poter dare attuazione ai seguenti piani:

a) la creazione di un magazzino per la vendita di derrate, abiti, ecc.;

b) la costruzione o l’acquisto di un certo numero di case dove possano dimorare i soci, che desiderino aiutarsi vicendevolmente per migliorare la loro condizione familiare e sociale;

c) la fabbricazione di quegli articoli che la società riterrà opportuni per dare lavoro ai soci disoccupati o per aiutare coloro che soffrono in seguito a ripetute riduzioni dei loro salari;

d) a maggior vantaggio e sicurezza dei suoi soci, la società acquisterà o affitterà una o più proprietà fondiarie che saranno coltivate dai soci disoccupati o il cui lavoro è mal retribuito;

e) appena sarà possibile, la società si occuperà di regolare i poteri della produzione, della distribuzione, dell’educazione e della direzione o, in altri termini, di fondare una colonia che viva coi propri mezzi per gli interessi comuni o di aiutare altre società per la fondazione di consimili colonie.[vi]

Il 21 dicembre del 1844 i cooperatori aprirono il loro primo magazzino di Rochdale in Toad Lane (vicolo del Rospo: «Il suo nome non era immeritato», scriveva Holyoake poiché era in una zona degradata e malsana della cittadina).

In quel giorno d’inverno dal quale gli storici ufficialmente datano la nascita della cooperazione in generale e di quella di consumo in particolare, chi fosse entrato nello spaccio inaugurato dai Probi Pionieri avrebbe trovato sugli scaffali «un quarter[vii] e ventidue libbre di burro, due quarter di zucchero, tre sacchi di farina a 37 scellini e 6 pence e tre a 36 scellini, un sacco di avena e due dozzine di candele»[viii].

Iniziava così in sordina la storia di una delle più interessanti realizzazioni cooperative d’Oltre Manica, storia a cui il Movimento cooperativo internazionale guarda ancora oggi con estrema attenzione ed interesse.

Questi “probi pionieri” oltre a voler risolvere i problemi della povertà attraverso l’autogestione solidale della popolazione, avevano lo scopo ultimo di trasformare tutta l’organizzazione sociale nel segno dell’equità, dell’uguaglianza, della libertà e della fratellanza.

I “Principi di Rochdale” venivano propagati in particolare da George Jacob Holyoake che incominciò a pubblicare a puntate sul “Daily News” a partire dal 1857 proprio la storia della Rochdale Society of Equitable Pioneers. Storia che in pochi anni fece il giro del mondo e fu tradotta in molte lingue, compresa quella italiana (la prima traduzione fu del professor Francesco Viganò). Proprio in Italia i principi rochdaliani trovarono terreno fertile per diffondersi anche se in forme e con indirizzi spesso sensibilmente diversi. Del resto alcuni protagonisti dell’epoca risorgimentale italiana (Giuseppe Mazzini[ix], Aurelio Saffi, Giuseppe Garibaldi, solo per fare alcuni nomi) ebbero modo di conoscere di persona l’esperienza cooperativistica inglese e di intessere rapporti di amicizia con i suoi propugnatori.

 

A Mondovì nella seconda metà del XIX secolo.

Anche a Mondovì  ci furono esperienze di acquisti collettivi.

Nel 1851 nasceva una Società di Mutuo Soccorso a Breo con magazzino di previdenza ossia un luogo dove i soci potevano trovare generi di prima necessità: pasta, riso, farina, candele, sapone.

Nel 1862 nasceva la Società di Mutuo Soccorso di Piazza con annesso magazzino di previdenza. La Società di Piazza mantenne l’abitudine di vinificare socialmente fino agli anni Sessanta del Novecento.[x]

Dall’esperienza dei magazzini di previdenza nasceva nel 1893 a Breo la Cooperativa Operaia Monregalese, una cooperativa di consumo promossa da Domenico Balocco, uno dei primi militanti socialisti monregalesi, per l’acquisto di generi alimentari. Benché la Cooperativa fosse emanazione della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Breo, Balocco volle che statutariamente fosse aperta a tutti gli operai monregalesi:

Lavoratori, accorrete numerosi a farvi iscrivere. tanto più grande sarà il vostro concorso, altrettanto maggiori saranno i vantaggi di ciascuno. Ricordate che la cooperazione è la fratellanza economica portata nel campo della realtà, è una potente leva della vostra emancipazione. le domande per l’ammissione si ricevono presso l’Ufficio di segreteria della Società (Casa Quaglia n. 84). (in “Gazzetta di Mondovì” del 23 maggio 1893)

A Carassone la Lega degli stovigliai, anch’essa di ispirazione socialista, promuoveva a sua volta acquisti collettivi in forma cooperativa.

In realtà queste esperienze duravano pochi mesi perché coinvolte nella decisione del governo di Francesco Crispi di sciogliere tutti i circoli socialisti.

Si dovette aspettare il 1912 per vedere risorgere una cooperativa di consumo a Mondovì.

Infatti nel quartiere di Piazza, in via Vico, «nel locale della già farmacia Crosetti» (in “La Stella di Mondovì” del 26 ottobre 1912), veniva costituita la Cooperativa di Consumo fra impiegati, salariati e pensionati, presieduta dal professor Eduardo Aichino.

Con la presa del potere da parte di Benito Mussolini, iniziava la lunga notte della cooperazione. Il regime sopprimeva la Lega delle Cooperative e la Confederazione Cooperativa Italiana, al posto delle quali costituiva l’Ente nazionale fascista della cooperazione. Quest’ultimo però non era che una parodia della cooperazione poiché veniva di fatto soppresso l’elemento fondamentale della forma cooperativistica ossia la democrazia interna.

Dopo la Liberazione a Mondovì veniva promossa, nel 1955, una cooperativa di consumo a Breo, in via Beccaria, dalla CISL:

Nel proseguire questa iniziativa la CISL è sorretta, oltre che dal plauso popolare, dalla autorevolissima parola di elogio del Presidente della Repubblica S.E, Gronchi, il quale ricevendo e intrattenendo recentemente in lungo cordiale colloquio alcuni esponenti locali della CISL, plaudendo all’iniziativa, lamentava come la nostra Provincia fosse alquanto arretrata in fatto di Cooperative. (in “Unione Monregalese” del 17 settembre 1955)

Negli anni Settanta, poi, tra il 1975 e il 1976 a Mondovì veniva aperto in via Rosa Govone uno spaccio di generi alimentari a prezzi di costo da militanti di sinistra con l’appoggio dell’ARCI. Attraverso un’opera di volontariato e un buon rapporto con piccole industrie alimentari e produttori agricoli gli organizzatori riuscivano a coinvolgere una buona parte di popolazione monregalese.

L’esperienza non durava a lungo ma, come le cooperative di cui si è scritto prima, serviva a dimostrare che l’autogestione, il mettersi insieme per tentare di promuovere un’altra forma di consumo era possibile. Non a caso all’inizio del Terzo millennio anche a Mondovì nasceva un Gruppo di Acquisto Solidale denominato “Il pane e le rose”, ma questa è un’altra storia.


Note
 
[i] Cfr. Mariotti Patrizio, Il pensiero cooperativo in Italia tra il XIX e il XX secolo, Roma, 1990, pag. 15.
[ii] Cfr. Holyoake George Jacob, La storia dei probi pionieri di Rochdale, Roma, 1995, pag. 69.
[iii] Alberto Basevi (Modena 1882 – Roma 1956) fu uno dei più importanti storici della cooperazione italiana ed europea. Cfr. Holyoake George Jacob, La storia dei probi pionieri di Rochdale, (con pref. e note di Alberto Basevi), Roma, Edizioni de “La rivista della cooperazione”, 1953.
[iv] Cfr. Holyoake George Jacob, La storia dei probi pionieri di Rochdale, Roma, 1995, pag. 47.
[v] Cfr. Holyoake George Jacob, op. cit., pp. 68-69.
[vi] Idem, pp. 69-70.
[vii] Un quarter è pari a chilogrammi 12,70 ed una libbra a grammi 453,60.
[viii] Cfr. Holyoake George Jacob, op. cit., pag. 73.
[ix] Cfr. Così Holyoake nel III Congresso a Bologna (1888): «Quando la cooperazione era ancora nella sua infanzia in Inghilterra, illustri compatrioti vostri, viventi a quei giorni fra noi, ci aiutarono nei nostri sforzi, promuovendo coi loro consigli la nuova arte dell’associazione; così fece Mazzini, come pure il suo collega ed amico Aurelio Saffi; così fece Garibaldi incoraggiandoci nella prova quante volte i conati della battaglia lasciavangli agio di rivolgere a noi le sue cure…», cfr. Holyoake G.J., op. cit., pag. 30.
[x] Cfr. Ianniello Attilio, Unione, fratellanza, istruzione, lavoro, in AAVV, I centocinquanta anni della Società Operaia di Mondovì Piazza, Mondovì, 2013.