Nastri di luna di Elisabetta Mercuri

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SILVIA PIO

La poesia, se è poesia vera, in realtà non ha bisogno di commenti, che nulla possono aggiungere a quel che la poesia è. La poesia, se è buona poesia, rifugge dalle analisi, che non sempre centrano il punto. La poesia, inclusa questa di Elisabetta Mercuri, aspetta solo di venire letta e riletta, ascoltata, assorbita e fatta propria.
La poesia che ricordiamo è quella che parla non solo a noi, ma di noi, e in queste liriche altri come me troveranno molto di quel che sentono, leggeranno con parole dirette e chiare alcune delle loro esperienze, vedranno scorci esteriori e interiori conosciuti.
Infatti nell’introduzione l’autrice ci avverte che la sua opera è «una trasmigrazione dell’anima del poeta in quella del lettore: da un indugio meditativo ad una consegna immediata. È un processo comunicativo alla ricerca dell’io che può emergere esplorando le proprie profondità ma non trascurando il contatto con l’altro.»

La raccolta è intermezzata da liriche che rappresentano una sorta di appunti di viaggio e in qualche modo la suddividono per temi. Paesaggi, dimensioni, ricordi, emozioni; a volte nitidi e taglienti, spesso soffusi e confusi in un discorso esistenziale ricco e profondo.

I temi sono quelli cari all’autrice: le sue radici, la sua terra del sud ma anche un altrove che apre “nuovi scenari”, che scopre “nuovi tracciati”.
Lontana
da un sud
che mi porto dentro
 
Tutti i paesaggi parlano al cuore e nutrono l’anima, raccolgono la nostalgia di una terra amica-nemica, amata. Sono luoghi dell’anima, cercati e subito lasciati per continuare il viaggio.
Che i luoghi cercati
abbiano
il potere di acquietare l’anima?

Ma il pensiero respira
si espande
per trovare risposte
ad un peregrinare
che concede pochissime soste.

Passato e presente si fondono, in nuove dimensioni da abitare con la mente, create da un angolo di vento, un riflesso del vero, o una rete di solitudine, in un silenzio che è libero canto del cuore.
Con l’autrice facciamo esperienza di sogni da vivere oltre i confini, in approdi segreti, di pensieri che sfuggono al normale sentire.
… anche il reale

si ferma
ed ascolta.

La memoria scaturisce da queste dimensioni, il reale è il passato, il presente è sogno. La pioggia negli uliveti, profumi di arance e limoni, il padre che parla alla bambina: sono ricordi di vite lontane, ricordi
la cui semina
infonde certezza
di vedere
i germogli fiorire.
 
Si arriva a smarrire i sentieri dell’anima, a perdere le mete del cuore, si scrive nella polvere, ma con intenzione decisa di fermare qualcosa, di conservare un ricordo, una traccia di sé e di un destino che può comprendere il mondo. E si deve far presto:
Prima che la polvere venga spazzata via
dal vento degli eventi, da te stesso,
dai fantasmi della mente e del cuore.
 
Elisabetta Mercuri tratta dell’indicibile con l’unico linguaggio che lo permetta, quello della poesia. La poesia, come una carezza, che invita all’incanto, protegge dall’affanno, guida lo smarrimento e conforta la delusione; regala forza ed emozione, insegna
a disperdere i pensieri al vento
ed a raccoglierne il senso.

(Prefazione a “Nastri di Luna”, GraphicEditore)

Il disegno della copertina è di Franco Blandino.