Quando l’anima respira

...si stempera / nella neve / il liquefatto / argento / della luna...

…si stempera / nella neve / il liquefatto / argento / della
luna…

GIULIANA BAGNASCO.

La poesia di Adriana Pesenti: una luce breve e intermittente. Lungo l’inanellarsi di pause  e silenzi che le parole scandiscono pare di cogliere il senso delle cose. Una luce fisica e metafisica dà origine a vere occasioni narrative. Liberare il potenziale metaforico degli eventi significa strappare barlumi di significato al disordine della vita. Nel contesto di un’intima partecipazione dell’uomo alla vita della natura, le cose entrano in corrispondenza con il soggetto lirico.

Nella ricchezza del creato l’autrice coglie l’essenza, il miracolo della creazione, quando la notte si dissolve il cielo albeggia, un fringuello canta, un latrato si avverte lontano: la vita pulsa e riprende il suo ciclo mentre “nella purezza / dell’aria inumidita / dalla notte / si riscuote l’anima / smarrita / del mondo / e a vivere / riprende”. L’adesione al dato naturale, la valorizzazione del particolare, la felicità inventiva accentuata dalla semplificazione dei versi innalzano a canto la nuda cronaca esistenziale. Sono gli animali a fornire elementi figurativi d’elezione per la messa in evidenza della felice istintualità: “un fringuello / tesse le sue trame/modulate, / in questo mattino /d’estate … Poi tutto tace / per un tempo / breve / mentre la brace / del sole / cova, / come sotto la neve / la primavera, / il suo trionfo”.

Nel continuo confronto tra mutamento e persistenza la poesia ferma il tempo in un presente eterno. Quando la luna si allontana restano all’io-lirico solo germogli di sogno, la parola cerca un’aerea leggerezza, diviene voce che mette in scena  desideri e tensioni, sconfigge il buio il candore della betulla e il pensiero stupefatto si interroga sul mistero della vita e della morte. Il linguaggio rasserenato e gioioso crea una familiarizzazione del mondo che può esprimere una calda intimità dove si percepiscono suoni, frulli, vocii, il parlottare della cascata, i silenziosi voli degli uccelli che ricamano l’aria. Anche il fremito di un passero chiede di essere ascoltato e il suo  palpito d’amore acquieta un cuore “scabro”, così come la musica di Brahms può sciogliere il peso della carne e cullare in flutti di dolcezza.

La poesia sorprende il sacro nel cuore della realtà, cattura la luce che abbaglia come se scaturisse da una sorgente interiore: il raglio dell’asino è voce che arriva al cuore, un dono  inatteso della natura. Un umanesimo con palpiti di trascendenza esprime l’amore come comunione fraterna, gli occhi tristi di un arabo umiliato pesano sull’anima. Senza sbavature o ridondanze i legami familiari si sublimano in alte stilizzazioni sentimentali: il padre, “uomo di nuvola”, dal corpo “scavato dal tempo”, custodisce  pensieri giovani; la madre, dalla fronte scavata “come di solchi / la terra / dell’autunno / pronta al grano”… si offre nel caldo abbraccio di un’accoglienza imperitura.

L’intensità delle emozioni immerge i versi nell’opera divina, la lirica attinge ai valori più veri e con forza visionaria fa sì che irrompa nella dimensione della temporalità il soffio dello spirito di Dio. Per aperture di senso la poesia induce alla conoscenza per folgorazione, restituisce l’emozione forte di un “lui” entrato nella vita come il respiro del vento, nella comunione delle anime chiuse nella silenziosa, intima sfera di un tempo nuovo si percepisce come palpito del mondo, spuma che biancheggia sull’onda, voce del mare. Così come l’immagine di un bimbo di luce (“fui la luce”), sciolto dai lacci della materia e del tempo, che emana ancora amore e danza sotto l’ala dell’Angelo di Dio, si staglia nei versi con memorabile potenza. In un estatico crescendo le emozioni crepuscolari, umbratili, ardenti, appassionate trovano i loro orizzonti di senso e le loro cifre tematiche.

Le parole filtrate dal silenzio disegnano paesaggi dell’anima, splendono di una luce cosmica e creaturale, mantengono la complessità poetica di una visione del mondo basata sull’umanizzazione di ciò che circonda gli uomini: uno sguardo che si allunga al movimento dell’universo e rende più luminosa la vista di chi le assapora.

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Il testo riprodotto è la prefazione al volume di poesie della scrittrice bergamasca Adriana Pesenti, edito a Mondovì dagli “Spigolatori”.  La  raccolta completa dei suoi versi, “Chiaro lo sguardo”, è in corso di stampa per le edizioni Villadiseriane, Bergamo.