Poeti dal mondo: Gabor G. Gyukics, Ungheria

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Gabor G. Gyukics (nato nel 1958) è un poeta e traduttore ungaro-americano. Ha scritto cinque libri di poesia, di cui quattro in lingua ungherese e uno in inglese (Last Smile), e nove traduzioni, inclusa A Transparent Lion, poesie scelte di Attila József, uno dei più importanti poeti ungheresi del XX secolo. Scrive poesia in inglese, sua seconda lingua, e ungherese. Ha vissuto in Olanda per due anni prima di trasferirsi negli USA, dove è rimasto tra il 1988 e il 2002. Attualmente vive a Budapest.

Le sue opere poetiche e traduzioni sono state pubblicate in più di 200 riviste e antologie in inglese, ungherese e altre lingue in tutto il mondo. Nel 2011 due sue poesie sono state accettate e pubblicate in Cream City Review e Southeast Review. Ha ricevuto il riconoscimento di poter lavorare presso il Banff International Literary Translation Centre (BILTC) in Canada nel 2011.

Gabor G. Gyukics ha istituito nel 1999 l’unica serie di letture a microfono aperto esistente in Ungheria, che ha ospitato più di cento letture di poesia da parte di autori sia conosciuti e vincitori di premi sia giovani e promettenti.

Fa parte della Belletrist Association of Hungary e della Hungarian Translators Association.

Attualmente sta lavorando alla traduzione delle opere poetiche dei Nativi del Nord America, che saranno pubblicate in ungherese in un’antologia. Di recente tre sue poesie sono state pubblicate in tedesco dalla rivista Sterz, che ha sede a Graz, Austria.

«Elevare la musicalità associativa delle immagini e dei pensieri perché diventi un principio organizzativo ha certamente radici nella tradizione poetica ungherese. Eppure il modo in cui Gabor G. Gyukics la usa suona ancora strano in Europa (e in Ungheria) e si avvicina molto alla poesia contemporanea americana. Soprattutto perché la poesia di Gyukics non si basa sulla musica rivista o sulla musica in senso poetico. Importante in questo caso di strana “tradizione” è il suo carattere improvvisativo, la sua istantaneità, la sua diretta (seppure non individuale) soggettività di jazz live e dell’estetica effimera delle poesie che non può venire canonizzata; quindi queste poesie sembrano estranee ai requisiti estetici della poesia europea».

(Dr. Orsolya Rákai, Ph.D., Venia Docendi)

jagreen

persisti
calmati e attraversa senza badare al traffico
questa strada isolata dove dietro l’angolo
agenti designati stanno nell’ombra e nella nebbia
giudicando incongrui i tuoi movimenti
nella loro noia interiore

tu ignori gli zelanti impiegati statali
imbrogliandoli volando sopra le vie
con ali che allungano le nuvole
congedando le loro preoccupazioni
attraversi
atterrando nel centro di questo
vicinato di proprietà privata
facendo visita a nessuno in particolare

***

Vola

Un triste uccello si congela sul parabrezza del vicino.
Il corpo riempito di neve
il becco capace di raccogliere grandine
e artigli come falce
frantumano il vetro di sicurezza
in rifiuti non riciclabili.
Il vicino impreca
afferra la carcassa dalle ali di ghiaccio
la spacca in due
raccoglie i pezzi
e li lancia nell’aria invernale.
Vola! – urla
Vola! – inveisce con sangue freddo
alla scena dello schema
senza vedere
le due metà d’uccello animarsi
salire per cadere
con un’ala sola
incunearsi
nei suoi occhi arrossati

© Gabor G. Gyukics
(Traduzione di Silvia Pio)

last smile