Candelaria Romero: la poesia è disciplina del vivere

copertina

ATTILIO IANNIELLO (a cura)

Quando e come si è avvicinata alla poesia?
Sono figlia d’arte, mio padre Mario Romero era un poeta, deceduto nel 1998, ora è considerato uno dei più grandi poeti argentini della decade del ‘70. Mia madre, Marisa Villagra, ricercatrice e studiosa di narrazione orale, anche lei scrittrice,  vive attualmente tra l’Argentina e l’Italia. Dunque la poesia l’ho ricevuta, se così si può dire, dal latte materno. In seguito l’ho respirata durante le infinite nottate a casa dove si riunivano amici poeti a discutere i loro scritti, assieme ai miei genitori. Conservo ancora il ronzio delle loro parole nelle mie orecchie. Ho dei bei ricordi dell’infanzia passata tra libri, feste,  recite poetiche e viaggi. Senz’altro la famigliare impronta artistica mi ha guidata e alimentata, tanto è che a volte ho fatto perfino fatica a capire dove iniziasse la mia voce e dove parlavo attraverso un immaginario collettivo, fatto di metafore condivise. Questa sensazione è palese nella poesia “Non so perché questo filo che lega stringe”.

La mia prima poesia la scrissi a sette anni, quando morì il mio cane, in seguito alla nostra fuga dalla dittatura degli anni ‘70.  Da allora non ho mai smesso di scrivere.

Eventuali attività poetiche, collaborazioni (riviste, collettivi, ecc) e pubblicazioni.
L’attività poetica la porto avanti giornalmente, è una disciplina quotidiana che coltivo con cura e timore, come se la poesia fosse una pianta fragile da potare con agibilità e delicatezza, ogni giorno. Ma è anche la mia medicina o madicina, come direbbe Pippi Calzelunghe, una rete sulla quale cadere durante i tempi bui. La poesia è forte e fragile assieme; ti salva la vita, ma se tu non la curi, muore. Quindi, le attività poetiche sono molte, dalle collaborazioni a riviste, laboratori di scrittura poetica nelle scuole, a  spettacoli con la Compagnia delle Poete o messe in scena di letture poetiche in collaborazione con Paolo Dal Canto, mio marito, attore, regista e musicista, che mi accompagna sempre.

www.compagniadellepoete.com
www.el-ghibli.provincia.bologna.it
www.operaidelcuore.it/romero/romero.htm

Cos’è la poesia per lei ?
Per me la poesia è pane quotidiano, si mangia, si beve, è carne, ossa, fiato. Qualcosa di molto concreto che si tocca con la mano. Diventa concretezza perché è una disciplina del vivere. Un allenamento dello stare su questa terra con un’attenzione poetica verso il mondo. La poesia diviene in questo senso uno stato fisico, un’attenzione e un modo di vivere la vita. È la via di mezzo, il giusto equilibrio tra sacro e profano, tra divino e mondo. Un esercizio spirituale e fisico. Secondo me, la poesia è molto vicina all’arte dell’allenamento atletico.

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Poesie scelte

Non so perché questo filo che lega stringe.
A vecez no deja dormir / a volte non lascia dormire
Diviene corda che tutto rammenda
hilo que no deja caer / filo che non lascia cadere
ett snöre runt livet / un filo attorno la vita.
Ecco come si vive da sopravvissuti
ancorati
come le scarpe di Magritte
i tus imàjenes son las mias / e le tue immagini sono le mie.
Nella notte non distinguo ciò che fu
mi sueno, tu sueno / mio sogno, tuo sogno
mi estar .
Così passano i giorni en la distancia / nella distanza
som barn när dom leker
senza accorgersi.
Nel gioco del stare o non stare
abbiamo scelto la cosa più probabile.
Nel cielo
gli stormi
non eravamo noi.
Da tempo abbiamo smesso di viaggiare
stanchi.
Ma ecco la corda di nuovo si tende, stringe
chiede
vad är du? Hur dör man utan skugga?
Chiede. Dove sei? Come si muore senza l’ombra?

***

Penelope ha smesso di lavorare
non intreccia
non trama più
snoda fili Penelope
riavvolge matasse
protegge colori
custodisce tesori
la stoffa non più tesa come vela per portare a casa Ulisse
che i fili restino a riposo senza pretese di estetica
che torni la lana alla pecora al guanaco a coprire le mandrie
ed è finalmente silenzio
respiro lento
odore di onde lontane.
Penelope è tornata al mare a nuotare.

***

Chiedo perdono
chiedo perdono per essere guscio
chiedo perdono
chiedo perdono perché ostruisco l’uccello fragile del mio fervore.
Chiedo perdono per essere al passo con il tempo
il tempo degli assassini
degli assalti
delle amare amarezze
degli amarcord.
Chiedo perdono
e vorrei tornare al volo
al piumaggio sotto le orme del sole
a becchettare la terra in festa.

***

Da questa parte del mondo l’autunno è già arrivato
la terra è un  falò che grida
ma il mio albero non è ancora spoglio.

Madre malata e lontana
attendo notizie sulla tua morte
affino l’udito
cerco tracce
la distanza mi ha allenata a questo.

Una foglia cade lenta sull’altalena del parco
la seguo cauta con lo sguardo.

Di quale stagione parliamo ora?

***

CHIEDO ESILIO

Al margine di questo tempo
ora verde ora ventilato
stagioni occupate nel tentativo di disfarsi l’una dall’altra
da qui
da questo centro
esigo
risolutamente
pena la morte
di ritornare esule
di ritornare apolide.
Chiedo un foglio di via
un espulsione ammanettata
l’obbligo di tornare zingara.
Reclamo
di essere accompagnata alla frontiera
supplico di lasciarmi andare
di rivedere i miei paesaggi senza un perché
e sui confini di queste domande
pena la morte
ripeto
pena la morte,
mi appello
di essere riconosciuta ora o mai più
nelle mie vesti vagabonde
in ciò che preme nella saliva e nella lingua
di essere identificata nel tutto e nel nulla
il contrario del contrario di me stessa
nelle due facce opposte
di questo autunno invernale con e senza sole.

***

I volontari della Salvation Army cantano jingels natalizi
suonano secondo il ritmo dettato dal loro dio.
Intanto l’angelo del Central Park chiede nuove cure
uomini dalle tute blu si arrampicano sulle scale per pulirlo.
L’aria di un soprano giapponese scalda gli alberi nei viali
le querce crescono assieme ai grattacieli
sono chiome come ragnatele sulle facciate delle case.
Tutto è grande qui da farti girare la testa
perfino il rumore assordante ti sovrasta
e nemmeno i morti dello  Ground Zero stanno quieti.
Ma l’angelo del Central Park
non si scomoda per il trambusto generale
pare l’unico a dormire
o magari segue in silenzio come tutti noi
il video del count up del debito nazionale dell’intero United States
proiettato sul muro di un palazzo
è la rovina di tutti dicono.
Ma tu angelo della morte
avresti visto passeggiare da queste parti Federico Garcia Lorca
o quel padre poeta?
Mi chiedo questo mentre cammino veloce per la Fith Avenue
e sento lingue diverse scorrere come viottoli per le strade
correnti e sonorità s’incontrano e si mescolano
e capisco d’ un tratto
con tutto il corpo
che sono a New York.
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Biografia

Nata nel 1973 in Argentina da genitori poeti. Risiede dal 1977 – 1980 in Bolivia e dal 1981 – 1992 in Svezia dove riceve la cittadinanza svedese.  Dal 1992 vive e lavora in Italia.

Formazione
A sette anni inizia la sua formazione artistica diplomandosi nel 1991 presso il Ginnasio d’Arte Drammatica Södra Latin di Stoccolma. Approfondisce gli studi di teatro e danza in Danimarca, Spagna e Italia.

Letteratura
Cofondatrice della rivista web di letteratura della migrazione «El Ghibli», è inclusa nell’antologia Ai confini del verso. Poesia della migrazione in italiano, a cura di Mia Lecomte (Le Lettere, 2006) e nell’edizione americana A New Map: The Poetry of Migrant Writers in Italy, a cura di M. Lecomte e L. Bonaffini (Legas, 2011).

Partecipa a convegni nazionali ed internazionali e i suoi lavori sono pubblicati in diverse riviste di poesia, didattica e filosofia.

Pubblica Poetica e teatro civile – tre monologhi per Amnesty e Survival, raccolta drammaturgica (Aracne, 2010 e ristampa aggiornata 2011).

Nello stesso anno pubblica Poesie di fine mondo , raccolta poetica edita da Lieto Colle e nel 2013 esce la seconda edizione corretta.

I suoi scritti sono inseriti nel progetto  L’italiano degli altri  promosso dall’Accademia della Crusca e dal Ministero per gli Affari Esteri in Italia (Ed. Treccani).

Partecipa come poeta nella Compagnia delle Poete diretta da Mia Lecomte (Roma).

Nel 2012 viaggia insieme a Mia Lecomte a New York e Washington, invitate dall’Istituto di Cultura Italiano degli USA, per presentare la Compagnia delle Poete,

Teatro
Dall’età di diciannove anni lavora come attrice professionista e collabora con compagnie in tutta Italia. Da menzionare la partecipazione come attrice nella produzione teatrale “Prometeo incatenato” per la regia di Claudio di Scanno – Dramma Teatro/Teatro Stabile d’Abruzzo (2005/2006).

Nel dicembre 2008 vince il premio nazionale “Bianca Maria Pirazzoli” come migliore attrice.

Produce e presenta opere di teatro e di poesia.

Pedagogia
Collabora con enti di fama nazionale ed internazionale come Amnesty International, Survival Italia, Save the Children Italia, Centro di Educazione alla Mondialità (BS) ma anche con enti locali come il Cerchio di Gesso (BG) e Liberi Sogni (LC), in progetti sulla pedagogia dei diritti, teatro e poesia.

candero@usa.net

Intervista: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-6420acc4-a15c-4401-b639-c613a416d9d6.html