La necessità di un combattimento tra spazio e tempo

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MICHELE NIGRO

Décadent

L’estetica del caos
esprime se stessa in un
decadentismo da giardino,
legni abbandonati al tempo
liberi di non pesare sulla storia
cancelli in preda a ruggini
come rughe mal curate
erba alta e uva marcia
tra capelli spettinati
dal vento dell’oblio.

Catene e lucchetti
incrostati d’avarizia
a contenere una natura
destinata a evadere,
foglie gialle e muschio
su strati di genie
immortalate da
un bianco e nero analogico.

Lascio ad altri
l’ossessione tassonomica
l’ordine delle cose per
sentirsi in pace
e il controllo sulla morte.

*

Gualchiera

Un autoconfino alla Levi
mi gualca l’anima urbana
a colpi di poetici folloni,
lana grezza che si crede
libera e brigante.

Nel silenzio naturale
le parole
lette, quando non scritte
come pesanti magli
mossi da acque libraie
plasmano nuovi saperi
addolciscono sconfitte
guariscono tessuti feriti
da indossare.

*

Antropico

Il grado antropico
di sperdute contrade
non distrae la ricerca
del segno arcaico.

Un motore a scoppio
s’alterna alla pietra
muta testimone
o miliare muschiata,
al ronzio d’insetti
e al tonfo di frutti maturi
come questioni lasciate cadere.

Sincronia tra passi e cuore
su asfalti di campagna,
i pensieri metropolitani
diluiti da elementi naturali
attendono le piogge d’autunno.

Michele Nigro, Pomeriggi perduti, Kolibris 2019

Dalla Prefazione di Stefano Serri:

Pomeriggi perduti di Michele Nigro dichiara con franchezza e più volte la necessità di un combattimento tra spazio e tempo, senza lasciar spadroneggiare troppo uno di questi due campioni del senso e dei sensi, sempre in fuga nella vaga signoria della nostra esistenza rizomatica e frattale.

come un ladro non inseguito
se non da se stesso
che interrompe schemi marci

Da un lato, nei titoli o nei testi di Nigro proliferano i luoghi, indicati con cura, puntando bene il dito sulla cartina, legandoli a nomi e ricorrenze; da Padova a Istanbul, gli spazi non vengono né dilatati a universali né rimpiccioliti a simboli, ma rimangono tappe necessarie, passages severi e ineludibili privi di qualsiasi monumento all’eternità. Un viaggio puntiforme, che non rimpiange i vagoni e i giorni, ma con tanta attenzione per le rotaie, le ferrovie e la strada. La strada, soprattutto, perché è proprio sulla strada che, alla fine, il viaggiatore, «viandante eretto / ma non eretico», deve restare, senza speculare su dove venga portato: un viaggio senza vettori, fatto di bandierine piantate nel globo, incuranti su quale forma descriveranno viste dall’alto, alla fine. Dall’altro lato, senza mai accontentarsi di biografismi né di schegge memorialistiche, in ogni luogo l’autore testimonia che il tempo ha fatto esperienza di lui.

Michele Nigro, nato nel 1971 in provincia di Napoli, vive a Battipaglia (Sa) dal 1978. Si diletta nella scrittura di racconti, poesie, brevi saggi, articoli per giornali e riviste. Ha diretto la rivista letteraria “Nugae – scritti autografi” fino al 2009. Ha partecipato in passato a numerosi concorsi letterari ed è presente con suoi scritti in antologie e periodici. Nel 2016 è uscita la sua prima raccolta poetica – che ama definire “raccolta di formazione” – intitolata “Nessuno nasce pulito” (edizioni nugae 2.0). Ha pubblicato “Esperimenti”, raccolta di racconti; il mini-saggio “La bistecca di Matrix”; nel 2013 la prima edizione del racconto lungo “Call Center”, nel 2018 la seconda edizione “Call Center – reloaded” e la raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”. Nel 2019, per i tipi delle Edizioni Kolibris, viene pubblicata la raccolta di poesie intitolata “Pomeriggi perduti” (collana di poesia italiana contemporanea “Chiara”), che è anche il nome del suo blog. È del 2020 il volume 2 della raccolta “Poesie minori. Pensieri minimi”. Alcune sue poesie sono state tradotte in portoghese, inglese e spagnolo.

http://pomeriggiperduti.home.blog/