L’esile ma tenace voce del mandolino

(da Wikipedia)

(da Wikipedia)

GABRIELLA MONGARDI

“Non ti scordar di me”: non poteva esserci titolo più appropriato – e strumento più appropriato – per il concerto della ripartenza, dopo tanti mesi di chiusura delle sale dove ascoltare musica dal vivo.
Dopo tanti mesi di silenzio, “non ti scordar di me” è la preghiera della musica affidata all’esile, delicata voce del mandolino che è risuonata sabato pomeriggio a Mondovì Piazza in Sala Ghislieri grazie alle dita virtuose dei musicisti dell’Orchestra mandolinistica “P. Paniati” e dell’Ensemble Giovanile “P. Paniati”. Un concerto “in punta di piedi”, per così dire, per ritrovare il gusto di ascoltare musica insieme e il piacere di veder suonare.

Il concerto si è aperto con due brani settecenteschi, un luminoso allegro “vivaldiano” in sol maggiore di Carlo Cecere e la celeberrima aria “Deh vieni alla finestra” dal Don Giovanni di Mozart, stante che il mandolino, figlio del liuto, ha conosciuto proprio nel Settecento il suo periodo di massimo splendore: suonato dalle nobildonne, era considerato uno status symbol, ma la sua sonorità ridotta lo ha condannato a soccombere dopo la Rivoluzione Francese, insieme con l’aristocrazia dell’Ancien Régime.
È risorto però con la Rivoluzione Industriale dell’Ottocento nelle mani degli esponenti della media borghesia, che si dilettavano a suonare in quartetto arie d’opera e canzoni napoletane. Le innovazioni tecniche che ne hanno potenziato la voce (doppie corde di metallo, tremolo) non lo hanno però protetto dalle burrasche del Novecento, e quindi la preghiera “non ti scordar di me”   –  come ha spiegato il direttore Fabio Poggi – appartiene al mandolino stesso, che spera di sopravvivere.

Di autori ottocenteschi l’orchestra ha eseguito due trascrizioni di Munier (la Serenata di Mozart e il Carnevale di Venezia) e l’Intermezzo della Cavalleria Rusticana di Mascagni, per poi passare alle canzoni popolari napoletane, alle danze tradizionali klezmer e alle colonne sonore di Nicola Piovani per La vita è bella e di Ennio Morricone per Nuovo Cinema Paradiso. A rappresentare il Novecento si sono aggiunti anche il desolato e malinconico Oblivion di Piazzolla e il famosissimo valzer di Šostakóvič, dalla Jazz-suite n.2, a riprova della vastità e varietà del repertorio mandolinistico. Quella del mandolino è una sonorità languida e aggraziata, un canto mai a piena voce ma sommesso, quasi in sordina – quella del mandolino è la voce della speranza: esile ma tenace.