Panico dietro le quinte

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GAETANO CUFFARI

Mancava meno di un’ora all’inizio del concerto ma il pubblico era già caldo. Sembrava non riuscire a sostenere l’attesa dell’evento e aveva salutato la band con ovazioni e cori assordanti quando i componenti erano saliti sul palco per provare gli strumenti ed effettuare il soundcheck. La serata prometteva bene e si annunciava un grande spettacolo. Dalla finestra del camerino semibuio, Amy osservava distrattamente il formicolare dei passanti per le strade, tenendo le mani in tasca ed una sigaretta spenta tra le labbra.
«Ancora mezz’ora!» bisbigliò una voce da dietro la porta. Amy accostò le ante della finestra girando la maniglia con noncuranza e raggiunse il mobile sul quale era poggiata la specchiera illuminata. Riposti sul piano, dentro un vassoio di vimini intrecciato, c’erano un mucchietto di bigliettini contenenti i messaggi amorosi dei fan. Lei non aveva avuto alcuna voglia di leggerli. Da uno di quelli posti in cima, s’intravedeva il disegno di qualcosa che doveva essere un cuore colorato con un pennarello rosso. Amy fece una smorfia d’insofferenza. Quella tensione era diventata insostenibile. Si guardò intorno in cerca del suo beauty-case. Lo raccolse dalla sedia e tirò fuori uno specchietto da viaggio con un sacchettino trasparente che conteneva della polvere bianca, levandosi di torno con un manrovescio il vassoio poggiato sul piano della specchiera. Dopo aver farcito accuratamente le narici con alcuni respiri secchi, fissò l’immagine del suo volto riflesso allo specchio accarezzandosi coi palmi delle mani i capelli incerati. Le pupille si dilatavano lentamente. Lo specchio restituiva ai suoi occhi l’espressione logora di un’anima attanagliata dal terrore. Cos’era diventata in tutti quegli anni?
Il ruglio del pubblico, che giungeva flebile e cupo oltrepassando la porta del camerino fino ad arrivare alle sue orecchie, le procurava un senso di panico. Quel peana tuonante che scandiva il suo nome con un ritmo meccanico privo di naturalezza, era diventato qualcosa d’insopportabile. Non le restavano molte energie per tirare avanti in quel modo ancora a lungo, seguitando con quella ridicola messinscena. Fuori, l’attendevano migliaia di fan innamorati dei suoi brani e persino di lei, che avrebbe preferito trovarsi in un qualsiasi posto ma non in quella bolgia. Com’era possibile non accorgersi che quelle canzoni esprimevano sentimenti tutt’altro che reali? Come potevano illudersi che quelle parole d’amore descrivessero davvero le sue emozioni? Non capivano che qualunque parola lei pronunciasse in una sua canzone era fasulla come le lacrime di un attore che recitava una scena drammatica? Amy fissava il suo sorriso amaro riflesso allo specchio. Da troppo tempo quei pensieri la tormentavano senza concederle alcuna tregua e si ripresentavano puntuali a ogni suo concerto. Sapeva di essere morta già da un pezzo. I suoi fan amavano soltanto un artificio, una semplice apparenza, ma non lei. Non avrebbero mai potuto amarla. I brani che cantava e che le avevano fatto ottenere successi planetari erano studiati per produrre lo stesso effetto su tutti. Servivano a far vendere dischi, a smuovere il mercato discografico. Non avevano mai raccontato le sue vere emozioni. Non era quella la cosa importante. Ad Amy tornò in mente il discorso fattogli dal suo manager molto tempo prima. “Ci stiamo dentro solo per soldi!”
Prese la valigia e tirò fuori un vecchio quaderno di canzoni che aveva scritto nel periodo in cui aveva iniziato ad amare la musica. Lo considerava il suo portafortuna, una piccola macchina del tempo capace di riportarla indietro, ai tempi in cui si esibiva con la sua band di amici davanti a nessuno, con brani che avevano davvero qualcosa dentro e non erano soltanto favolette prive di senso da dare in pasto ai fan. Quelli sì che erano stati tempi felici. Ripensò a tutta la strada che aveva percorso per diventare una star, alla fatica, ai sacrifici, alle scelte difficili che l’avevano condotta al punto in cui si trovava. Aveva sempre desiderato diventare un personaggio famoso ma, forse, rimanendo una persona qualunque avrebbe potuto scoprire di essere soprattutto una donna davvero importante.
Qualcuno tamburellò nuovamente alla porta scuotendole i pensieri e riportandola alla realtà.
«Dieci minuti e si comincia!»
Amy sospirò profondamente tirando col naso un’altra striscia di polvere bianca e cominciò a spogliarsi fino a restare completamente nuda. Il suo corpo riflesso allo specchio era intriso di sudore e sembrava luccicare. Rimase a guardarlo per qualche istante mugugnando a voce bassa la frase del suo manager come fosse un mantra.
«Coraggio ragazza, ci stai dentro solo per soldi!»
Si accovacciò a carponi e chiuse gli occhi, iniziando ad ansimare brutalmente contorcendosi in preda agli spasmi. Dopo poco, Amy aveva assunto le sembianze massicce di un rinoceronte bianco: la sua pelle eburnea era spessa e dura come una corazza e il suo naso si era trasformato in un grosso corno curvo e appuntito. Il capo, appiccicato al tronco del corpo, ingoiava completamente il collo mentre una piccola coda appuntita era comparsa ondeggiando lentamente tra le zampe posteriori.
Vedendola comparire sul palco, i fan persero ogni sorta di controllo. Amy li osservava sorridente dall’alto del palco. La vista di quel branco di rinoceronti ansanti che caricavano gli uni sugli altri, scornandosi solo per lei, le procurava sempre un’incontrollabile eccitazione.
Il batterista cominciò a pestare con vigore sui rullanti introducendo un ritmo tribale. Amy si accostò al microfono emettendo un urlo animalesco che fece andare il pubblico in visibilio.
«Grazie, vi amo tutti!»
Lo spettacolo poteva avere inizio.

***

Gaetano Cuffari è nato a Catania nel 1976. I suoi interessi spaziano dal campo artistico, poetico e letterario all’impegno civile e sociale.

Laureato in Scienze Socio-Psico-Pedagogiche presso l’Università degli Studi di Catania, ha pubblicato nel 2009 una raccolta di versi autoprodotta intitolata “Versi IntroVersi” per la Nuova Copia edizioni e ha partecipato con sue poesie alla raccolta “Essenza, Collana Poesia e Vita Vol.3 edito da Rupe Mutevole Edizioni. Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 realizza un Saggio Sociologico intitolato “Il colore del Nero, Cultura e Comunicazione del Crimine a Catania e in Sicilia” e contestualmente intensifica il suo impegno in campo poetico, producendo una serie di rime da lui chiamate “Le Spine d’arancio”. Nel 2012 i suoi versi compaiono nella raccolta “Il Viaggio Il Canto” Vol.1 per Vetrina delle Emozioni. Durante il 2013 ha preso parte alla raccolta poetica intitolata “Librando l’anima” edita dalla Wip Edizioni, ed ha iniziato a collaborare come articolista con il sito web “Vetrina delle Emozioni”. Nel dicembre dello stesso anno è tra i vincitori della seconda Edizione del Concorso nazionale di Poesia ” Viaggi Di-Versi” indetto da Elio Pecora per Poeti e Poesia e inoltre realizza insieme alla Poetessa Gioia Lomasti una raccolta di versi intitolata “Artisticamente in noi” per Photocity Edizioni. Presente con suoi versi in diverse riviste letterarie, nel 2014 è stato anche finalista e vincitore di prestigiosi concorsi nazionali ed internazionali entrando, tra gli altri, a far parte dei Poeti inseriti nell’Enciclopedia di Poesia Contemporanea edita dalla Fondazione Mario Luzi. Nell’aprile 2015 esce la raccolta di versi intitolata “Verso Nadir”, ancora per Photocity Edizioni. È uno degli autori che hanno dato vita al progetto editoriale intitolato “Nelle ferite del tempo – Poesia e Racconti per l’Italia” a cura di Gioia Lomasti e Emanuele Marcuccio, edito da Photocity Edizioni nel 2016.

Dalla fine del 2016 e per i successivi anni 2017 e 2018, pur mantenendo sempre attivi i suoi interessi artistici attraverso la partecipazione ad eventi poetici e concorsi letterari, intraprende un intenso percorso di scrittura narrativa. Nel luglio del 2019, pubblica la sua prima raccolta di racconti, intitolata “Tempo immaginario”, da cui è tratto il brano qui riportato.