Per un fazzoletto di terra. Studi sul mondo rurale cuneese nel Novecento.

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ATTILIO IANNIELLO

(Introduzione al numero 95 della rivista dell’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo “D.L. Bianco”) 

Il numero della rivista «Il presente e la storia» che vi accingete a sfogliare e leggere ha come titolo Per un fazzoletto di terra. Studi sul mondo rurale cuneese nel Novecento.

La rivista, infatti, raccoglie una prima serie di brevi saggi sulla realtà dell’agricoltura e dei contadini nei primi sessant’anni del XX secolo.

In questo modo, un gruppo di storici e ricercatori vogliono contribuire, sotto l’egida dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo e con la collaborazione del Comizio Agrario di Mondovì, alle celebrazioni del centenario della nascita di Nuto Revelli.

Il cenno fatto più sopra ad «una prima serie di brevi saggi sulla realtà dell’agricoltura e dei contadini», vuole sottolineare che questo numero de «La storia e il presente» non sarà l’unico in cui saranno approfondite tematiche rurali.

Nel corso dell’autunno del 2017, infatti, nella sede dell’Istituto, in Largo barale n. 1 in Cuneo, alcuni studiosi dopo una serie di riunioni decisero di promuovere un progetto intitolato L’agricoltura in provincia di Cuneo. Storia economica, sociale, culturale e colturale di un territorio contadino.

Le ragioni di questa scelta scaturivano dalla necessità di iniziare a studiare una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Infatti chi percorre la provincia di Cuneo attraversando la sua pianura, le sue colline ed inoltrandosi nelle sue vallate non può fare a meno di constatare quanto sia ancora importante il settore primario nell’economia del territorio. Eppure nell’arco del Novecento e nei primi anni del nuovo secolo, il Cuneese ha vissuto una costante trasformazione del lavoro agricolo che ha modificato sia il paesaggio sia la cultura del lavoro e la società. Un testimone di questo corso è stato proprioNutoRevelli, che con le sue opere ha tracciato un quadro storico e antropologico del cambiamento attraverso il lavoro, la migrazione, la guerra, l’industrializzazione, la diffusione del benessere e, contemporaneamente la marginalizzazione economica e umana di alcuni territori.

Oggi l’evoluzione del mercato agro-alimentare sempre più globalizzato, il cambiamento climatico, la nuova attenzione alla qualità del cibo da parte di un sempre crescente numero di persone, modifica ancora il mondo rurale.

Per comprendere le trasformazioni, i conflitti e le prospettive di un progresso armonico e sostenibile della società, occorre fare ancora ricerca su tutti quei passaggi economici, sociali, politici ed umani che hanno trasformato il rapporto tra lavoro, città, industria, mercato e agricoltura.

La trasformazione dei rapporti di produzione nel settore rurale, che oggi impiega ancora il 22% della forza lavoro della Provincia (Fonte: Rapporto Cuneo 2015, CCIAA Cuneo), da una parte apre inediti scenari di agricoltura multifunzionale e generativa di opportunità di lavoro sia dal punto di vista colturale che culturale e scientifico, dall’altra ridisegna la mappa sociale e chiede di comprendere i processi di mobilità e di integrazione, a fronte della comparsa di minoranze immigrate impiegate nei lavori agricoli.

L’integrazione e il dialogo interculturale sono oggi aspetti di una sfida da affrontare integrando lo studio storico con l’osservazione della realtà quotidiana, tentando di ridefinire concetti come partecipazione, beni comuni, cittadinanza, cultura locale, e interrogandosi sulla sostenibilità delle trasformazioni in atto, che devono essere osservate e comprese alla luce delle esperienze del passato.

Il Progetto vuole studiare la storia dell’agricoltura cuneese a partire dall’Inchiesta Jacini degli inizi degli anni Ottanta del XIX secolo per arrivare ai giorni nostri.

Un arco di tempo di circa centocinquant’anni gravido di percorsi, tematiche, protagonisti noti e meno noti di una storia ancora troppo poco conosciuta.

Comizi Agrari, Cattedratici Ambulanti, Cooperative, Unioni Rurali, Consorzio Agrario Provinciale, Organizzazioni agricole (Coldiretti, CIA, Confagricoltura), Asili e Scuole rurali, Istituti Scolastici, politiche agrarie regionali, nazionali ed europee, veterinari, agronomi, semplici contadini, maestri, preti, lotte contadine, Partiti politici e così via, si susseguono e spesso si intrecciano nella storia rurale della nostra provincia. Quest’ultima, inoltre, proprio perché Granda, è formata da territori diversi con sviluppi agrari, sociali e culturali particolari, tipici: pianura, collina (da suddividere ancora, per esempio, tra la Bassa Langa a vocazioni vitivinicola ed Alta Langa con le sue innumerevoli marginalità, solo oggi, qua e là messe in discussione), montagna.

Studiare gli aspetti storici legati all’agricoltura, quindi, per comprendere gli attuali processi di trasformazione colturale e culturale di un mondo, quello rurale, che attualmente, nelle sue componenti più consapevoli, si pone domande sulle prospettive future, su quale via deve percorrere l’agricoltura di oggi e di domani.

I limiti dell’agricoltura industriale appaiono sempre più evidenti: la standardizzazione della forma, della qualità e del sapore dei prodotti agricoli, le monocolture e la coltivazione intensiva, l’impiego di pesticidi che alterano spesso in modo irreversibile la biodiversità, e l’uso di concimi artificiali, l’abbandono di terre considerate marginali, con i conseguenti problemi ambientali e sociali, sono realtà che hanno un impatto negativo sull’ecosistema.

Al contrario, una agricoltura sostenibile deve recuperare il positivo dell’eredità della cultura contadina, il meglio dell’utilizzo della tecnologia con un uso intelligente, le possibilità che la scienza offre per coltivare meglio e bene, per produrre in modo ecologico cibo sano e di buona qualità.

Un’agricoltura sostenibile che offra un reddito dignitoso, un lavoro soddisfacente, insieme alla sperimentazione di nuove forme di convivenza sociale e di un rapporto consapevole con l’ambiente di vita, con il paesaggio, con la cultura del territorio.

Piccoli ma importanti segni di questa agricoltura sono spesso promossi da giovani coltivatori, i quali, in alcuni casi, tornano a vivere e lavorare la terra nei luoghi che furono abbandonati dai loro nonni o padri.

Forse stiamo assistendo, grazie a comunità attive, alla realizzazione di quella flebile speranza di cambiamento, presente anche neivinti, che emergeva dalle parole di un contadino nato nel 1903 a Pra Gaudino di Cervasca, Spirito Armando: «Sì sappiamo di essere abbandonati… La gente è obbligata ad andare via… Noi non lo vediamo più, ma cambierà. Qui tornerà popolato come una volta» (N. REVELLI, Il mondo dei vinti, 2. Ed. Torino, 1977, p. 138).

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La pubblicazione sarà presentata a Mondovì 20 settembre 2019 dalle ore 17:30 presso la sede del Comizio Agrario, Piazza Ellero n. 45.
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