Il sentire delicato e profondo di Paolo Zanardi

Foto di Paolo Zanardi

Parma, foto di Paolo Zanardi

PAOLO ZANARDI

Il ristorante indiano
(Londra, molto tempo fa)

Dicono serva ancora
garbato occultismo nel pane sottile
e misteri dell’Asia in versione domestica.
Allora il cardamomo
fu esperienza discreta,
non si intromise, si limitò
a osservare ed annuire.
La cannella parve lanciarsi
in misurati consigli, senza insistere.
Ma la spirale del minuscolo scivolo
in ogni tuo ricciolo fulvo
marcava chiaro il salto
tra l’istante di un film
e una vera scena di cinema.
Parlavi da mondi distanti
per un cuore plasmato in provincia
e la salsa di mango
era il segnale d’allarme, la birra
una via di fuga.
Ogni tanto si approssimava il cameriere.
I suoi baffi
come quelli dei gatti
avevano già compreso tutto.

*

Parma è un origami nel disegno
che ritagliano le ombre
sui marciapiedi dell’estate.
Si arcuano le absidi, precipita
sghembo un campanile.
Maschile e femminile si diffraggono
nel moto delle proiezioni
tra il cielo e i ciottoli.
Piccola Parigi decadente
anche nel pattume non differenziato
dell’abbandono periferico.
Romanico surrealismo e post-moderno
nel guado del torrente in secca.
Hai bisogno di qualcosa? mi si chiede
dal centro vendite al dettaglio
di certe polveri dell’estasi. In luglio
anche in quel settore merceologico
scarseggiano i clienti.

*
Idraulica

Asciugata la cucina
posto argini a difesa della sala
domata la caldaia.
Stabiliti patti e relazioni
con l’idraulico il ferramenta
il manutentore autorizzato.
Effettuato transazioni.

Intrattengo rapporti complicati
con la mistica che anima l’idraulica
i misteri delle valvole a farfalla
la ribellione insita
nella filosofia del piping.

Acqua infine correttamente incanalata
in gestione a un rubinetto rosso
e a uno blu.
A volte serve una fessura gocciolante
per filosofare
raccontare
accettare che ciò che è stato non è più.

*

Pallabase

Vuoi mettere che apologia del rischio
racconta una corsa sulle basi?
E la poesia della smorzata della palla
che beffa il terza base pronto
a intercettare una battuta secca?
Oh certo, il fuoricampo narra in prosa
la fusione dei muscoli e dell’occhio
la rapidità che sorregge la potenza
lo schiocco dei polsi e l’armonia
del corpo scolpito in una zeta.
Il diamante è un sentimento
che riassume la vita in pochi passi
tra il furto e il pentimento.
Una partita a carte
con numero variabile di assi.
*

La scoperta del suono

Non so quale miracolo
mi portò a scoprire i suoni.
A scuola mi fu svelato Bach.
Mi piaceva immaginarlo
alle prese con gli strumenti elettrici,
si sarebbe divertito se avesse posseduto
un sintetizzatore.
Al Greenwich Village i folkinger
raccontavano di me, a Cambridge
si splancavano sipari, si dava aria al sole.
Io respiravo e avevo gli occhi rossi.
Sono nato su una chiatta
che trasportava sabbia lungo il Po,
lontano suonava un’orchestra di liscio
e vedevo gente felice
ma sulla riva scorgevo Robert Johnson
con a fianco il diavolo del blues.

*

Che occhi avranno le finestre di Burano
avvistandoci sul ponte di Mazzorbo?
Le case gialle scambieranno
segni d’intesa con le rosse, le verdi
bisbiglieranno con le blu.
No, non dormiremo insieme, non ancora.
L’amore lo faremo avvicinando
pensieri pelle contro pelle.
È tempo di restauri
carezze a ciò che resta.
I pescatori cesseranno
la revisione degli scafi
e il campanile annuirà sugli orti
affacciandosi ai tuoi occhiali da sole.
Anziane origliando stenderanno
su sostegni dondolanti, pericolanti
come domeniche di aprile.

Paolo Zanardi è nato nel 1964 a Parma, dove vive e lavora come impiegato in una industria meccanica. La poesia è uno dei nutrimenti necessari al suo lato non razionale.
Sue liriche hanno ricevuto riconoscimenti e sono apparse in raccolte e riviste.
Ha all’attivo una collaborazione con la compagnia Teatro Tocco di Parma per lo spettacolo Dove arde il tuo silenzio (suggestioni dalla vita di Tina Modotti), per il quale ha fornito un contributo alla drammaturgia.
Ha pubblicato le raccolte di poesia Estuario (ed. Ripostes, Salerno, 1998), Calliope minore (ed. Rupe mutevole, Bedonia -PR-, 2012) e L’unico occhio (ed. Puntoacapo, Pasturana -AL-, 2023).

Parma è una fucina di poeti, e Margutte ha la fortuna di ospitarne numerosi.
In queste poesie inedite di Paolo Zanardi, la città viene chiamata «Parigi minore», e appare decadente e deserta nell’abbandono periferico ed estivo.
Ma altri luoghi vengono raccontati, altre atmosfere, però sempre discrete, minimali. Traspare un’attenzione ai dettagli, una sottolineatura delle piccole cose, un sentire su di sé il mondo che scorre intorno.
Queste poesie ci portano ad essere spettatori del sentire delicato e profondo dell’autore.
Le foto che accompagnano questo articolo sono dell’autore.
(Commento di Silvia Pio)