Suite française

Stéphanie et Mathieu Varnerin

Stéphanie et Mathieu Varnerin

GABRIELLA MONGARDI.

No, non si tratta del grande romanzo di Irène Némirovsky sull’occupazione nazista in Francia, né del toccante film di Saul Dibb tratto da esso, bensì del concerto raffinato e appassionato, tenuto sabato 12 marzo 2016 nell’ambito di Mondovì Musica, dal Duo Varnerin.

I fratelli Varnerin, Stephanie (soprano) e Mathieu (chitarra), sono due giovani musicisti francesi che nella loro rispettiva sfera artistica stanno ottenendo dei rilevanti successi professionali. Stéphanie ha recentemente vinto il Concorso Internazionale di Canto Barocco di Froville (Francia) e si esibisce sui palcoscenici dei più prestigiosi teatri e festival europei, Mathieu è considerato uno dei migliori chitarristi della sua generazione e alterna una intensa attività concertistica a quella didattica come professore presso il prestigioso Conservatorio di Ginevra. Insieme, si sono specializzati nel repertorio di mélodies del primo novecento francese, di cui lo stesso Mathieu ha curato la trascrizione della parte pianistica, adattandola alla chitarra.

Nel concerto monregalese, le pagine di alcuni tra i più importanti compositori del primo Novecento francese quali Claude Debussy, Gabriel Fauré e Reynaldo Hahn erano intercalate da lieder del “maestro” del genere, Franz Schubert (1797-1828), eseguiti però in versione solo strumentale. La chitarra, con il suo timbro delicato, ha sottolineato ancora di più la dolce malinconia di Lob der Tränen (Lode delle lacrime), il romanticismo palpitante di Liebesbotschaft (Messaggio d’amore) e la sofferenza controllata, ma perciò ancor più straziante intorno a cui ruota quella sorta di poemetto sinfonico che è Aufenthalt (Sosta).

Questa cornice appassionata e severa a un tempo faceva risaltare ancor più nitidamente, per contrasto, la cantabilità delle frasi e la ricchezza sentimentale dei testi poetici degli autori francesi: la dimensione intima delle melodie di Fauré (1845-1924), che tende verso la purezza dell’idea musicale evitando i grandi effetti; il simbolismo musicale di Debussy (1862-1918), fatto di brevi sequenze melodiche in continuo rinnovamento incastonate in un linguaggio armonico non vincolante e tendenzialmente ambiguo; la facile cantabilità di Hahn (1874-1947), il cui impressionismo musicale, nella sua aerea leggerezza, ha qualcosa di arcadico.

L’abilità tecnica e stilistica dei due esecutori e il loro calore interpretativo hanno conquistato il pubblico e decretato il successo di una serata molto affascinante dal punto di vista musicale.