Intervista Immaginaria: Angelica

G.A. Fabbrini, da Wikimedia Commons

G.A. Fabbrini, da Wikimedia Commons

LORENZO BARBERIS

     Lasciamo il paladin ch’errando vada:

     ben di parlar di lui tornerà tempo.

     Quanto, Signore, ad Angelica accada

     dopo ch’uscì di man del pazzo a tempo;

     e come a ritornare in sua contrada

     trovasse e buon navilio e miglior tempo,

     e de l’India a Medor desse lo scettro,

     forse altri canterà con miglior plettro.

           (Orlando Furioso, canto XXX)

In occasione di questo mese dedicato al femminile, mi pare opportuno che “Margutte” intervisti una illustre collega del gigante nano a cui la rivista si ispira: ovvero Angelica, il vero motore del più grande capolavoro letterario del Rinascimento, l’”Orlando Furioso”. La ospito in questa mia sezione di arte in quanto, dei personaggi del ciclo carolingio, Angelica è indubbiamente la più rappresentata in arte, dal ’500 all’800 (con puntate, più rade, anche nel Novecento), con una fortuna che non declina particolarmente per tutto il lungo periodo. Sotto le varie immagini, il nome dell’autore.

Angelica, grazie innanzitutto di questa intervista.

Prego.

Cominciamo con una domanda scontata: cosa si prova ad aver fatto impazzire d’amore Orlando, il campione della cristianità per eccellenza?

Mah, onestamente a mio avviso Orlando era già pazzo di suo. Basti vedere la fine che fa dopo tutta la nostra storia: si fa ammazzare a Roncisvalle per il puntiglio di non suonare l’Olifante, affrontando tutto l’esercito islamico da solo.

Già, dimenticavo che il vostro poema è un prequel della Chanson de Roland. Che brutta fine.

C’è di peggio. Secondo uno dei più tardi epigoni del ciclo carolingio, post mortem Orlando venne rievocato come zombie in una dimensione parallela da un mago-guerriero che l’ha fatto a pezzi per sottrargli il suo caro Olifante.

Fine ingloriosa, vero: non sapevo che avesse letto Moorcock. Stormbringer batte Durlindana 1-0. Però mi sono sempre perso un passaggio: cosa ci faceva una principessa del Catai nello scontro tra Islam e Sacro Romano Impero?

Perché lei invece non ha letto l’”Orlando Innamorato” di Boiardo, il volume precedente della trilogia originale. Allora, in pratica l’indovino Malagigi (che c’è anche nel suo amato “Morgante”) prevede che mio fratello Argalia riesca a vincere tutti gli eroi del mondo con la sua lancia fatata. Quindi lui si reca a Parigi per sfidare i paladini europei, e io al seguito. In parole povere mi utilizzava come una sorta di premio da concedersi a chi l’avrebbe vinto, per trovare sfidanti di livello. Però, non ricordo come, Ferraguto riesce a sconfiggerlo, e così mi tocca scappare… Da lì sono iniziati tutti i miei guai.

Brutta storia. Lei è la tipica damsell in distress, in pratica.

Non direi proprio! Quelle stanno chiuse in una torre ad aspettare che il principe azzurro le salvi. Io dal principe azzurro scappavo a gambe levate. E con successo, devo aggiungere. L’unico che è quasi riuscito a fregarmi è quel vecchio eremita… un sant’uomo, all’apparenza: vatti a fidare! Ma gli altri non hanno mai avuto alcuna possibilità, contro di me.

Beh, bella forza, aveva anche l’anello dell’invisibilità. Parentele con quello di Tolkien?

Non me lo sono mai chiesta, ma credo che quello sia più roba nordica, tipo forgiato nell’oro del Reno. E poi quello dava dipendenza, e suscitava l’attenzione di una specie di arcidiavolo di quei posti là. Il mio non aveva di queste controindicazioni.

Comunque anche lei è stata Damsell in distress, quando l’hanno catturata gli adoratori dell’Orca Marina. Molto alla Andromeda. O alla Lovecraft.

Sì, anche se Chtulu il povero Ruggero se lo sarebbe mangiato in un sol boccone (e forse era meglio). Comunque mi hanno dovuta incatenare a uno scoglio, sfido chiunque a cavarsela da solo in quella situazione. Le ho già detto che non mi sento una Donzella In Difficoltà. Se proprio vuole paragonarmi a qualcuno, mi veda come una Donna Angelicata. Il nome non è un indizio sufficiente?

Tipo Beatrice e Laura? Ma loro erano buone!

Insomma… io a tutta quella storia dell’elevazione spirituale tramite un corteggiamento simbolico ci crederei molto poco. Se togliamo i vari filosofemi, anche loro erano delle fanciulle che non si concedevano a nessuno. La differenza, se vogliamo, è che la loro fuga era più concettuale, una supercazzola intellettuale se vogliamo. Ma quella funziona se il tuo stalker è uno scribacchino di sacrestia, diciamo. Con il più violento campione della cristianità ci vuole un’abilità escapistica più concret

In effetti mi ha convinto. E poi anche lei è bionda e con gli occhi azzurri come loro… anche se non ho mai capito, da principessa del Catai, cioè la Cina, non dovrebbe essere orientale?

Ah, questo deve chiederlo ad Ariosto. Ma più che altro ai pittori che mi prendevano come scusa per un soggetto erotico: se va a vedere, nel poema non si coglie mai un chiaro riferimento al mio aspetto fisico. Solo che ero bellissima, questo sì, “Angelica bella”. Giustamente.

Un po’ tipo “Achille Pié Veloce”.

Sa che non mi dispiacerebbe? “Angelica Pié Veloce”, andrebbe bene anche per me.

Sì, la imprendibile Angelica Fugiens. Ma alla fine anche lei si è innamorata, no? Di Medoro…

Solo un incantesimo di Eros, che come tutti gli dei non apprezzava la hybris nei loro confronti. Ma in verità, bevendo dalla fonte dell’amore, già nell’Innamorato mi ero appassionata di Rinaldo. Che ci vuole fare, il medioevo dei poemi cavallereschi è un luogo pericoloso.

Comunque Medoro l’ha curato, usando anche le sue conoscenze chirurgiche, e se l’è sposato…

Già, infatti:

    E rivocando alla memoria l’arte

     ch’in India imparò già di chirugia

     (che par che questo studio in quella parte

     nobile e degno e di gran laude sia;

     e senza molto rivoltar di carte,

     che ’l patre ai figli ereditario il dia),

     si dispose operar con succo d’erbe,

     ch’a più matura vita lo riserbe.

Era il meno peggio, e ci serviva comunque un nuovo re in Catai – in India, per la precisione, che tanto per Ariosto è come dire due quartieri confinanti. Almeno era docile ed ubbidiente, questo limitava i danni. Melenso una cosa insopportabile, purtroppo.

In effetti anche questa vostra ossessione di lasciare una traccia ovunque del vostro amore ha avuto le sue controindicazioni…

Nostra? Sua! Con la mia esperienza nella fuga lo sapevo benissimo che non era prudente lasciare tutte quelle t

Però poi Orlando l’avete incontrato per puro caso, nel canto XXIX se non erro…

Purtroppo sì: ormai era all’ultimo stadio, pazzo furioso. Sono riuscita a sfuggirgli per un pelo, e solo grazie al famoso anello. Per fortuna ormai ero giunta a Barcellona, e da lì mi sono imbarcata per le Indie. Ecco, su questo ho un altro dubbio. Da quanto ho capito, il Boiardo ti attribuiva poteri magici, mentre per Ariosto sei solo una abile ingannatrice e seduttrice. Chi dice la verità?

Ariosto era un maledetto misogino. Vorrei averlo visto lui con Orlando innamorato furioso alle calcagna. Usavo tutte le mie abilità per sfuggirgli… a lui, e a quella torma di altri psicopatici dei cavalieri medioevali, saraceni o cristiani, non faceva differenza.

“Oh gran bontà dei cavalieri antiqui!”

Ecco, sì, appunto. Non mi faccia commentare. Quanto alle arti magiche… preferisco non rivelare troppo su questo punto. A una donna serve sempre conservare i propri segreti.

Va bene, la ringrazio, non ho altre domande, comunque. Anzi, no, una sì: ha mai conosciuto Margutte? Era lo scudiero dello scudiero di Orlando.


Al suo servizio ci era entrato in un secondo periodo, quando ormai ero ritornata in Catai. Ma mi pare di averlo incrociato prima… le dirò: preferisco Margutte, a questo punto. Almeno la sua bestialità è più evidente, non si maschera dietro la corazza scintillante dell’eroe cristiano come Orlando. E poi, più che le donne, la sua ossessione era il ventre. A patto di avere qualche montagna di elefanti arrosto o roba simile con cui tenerlo buono, era piuttosto innocuo.

Ma insomma, ci sarebbe un eroe che potrebbe interessarle davvero?

Non in questo mondo, credo, e poi ormai sono una regina sposata. Forse Astolfo, che almeno è intelligente. O perché no? Elric di Melniboné.

Grazie ancora ad Angelica ed alla prossima intervista!

Grazie a voi! Devo confessare che ero scettica su quest’intervista, ma mi sono tolta qualche sassolino dalla scarpa. Però dovreste intervistare anche le altre eroine del poema, sono le vere protagoniste e, a differenza di me, nessuno se le ricorda. Beh, io sono unica, questo è anche vero. Addio!

Angelica si mette in bocca l’anello fatato e sparisce.
Dove sia andata poi, nessuno può dirlo.