Messaggio in bottiglia da Roland Barthes

Message 2

Messaggi in bottiglia sono citazioni provenienti da autori del passato, che hanno ancora qualcosa di importante da trasmettere oggi.

A 100 anni dalla nascita ricordiamo Roland Barthes (Cherbourg, 12 novembre 1915 – Parigi, 26 marzo 1980), saggista, critico letterario, linguista e semiologo francese, fra i maggiori esponenti della nuova critica francese di orientamento strutturalista.

La delizia della pigrizia
È il momento di dire che ci sono comunque tante pigrizie quanti sono i mestieri, forse quante sono le classi sociali. E se la domenica è la casella istituzionale della pigrizia, è evidente che la domenica di un professore non è la stessa della domenica di un manovale, di un burocrate o di un medico.
Ma, a parte questo problema sociologico, ci si deve porre il problema storico del ruolo del giorno settimanale, sia esso la domenica, il sabato, il venerdì, a seconda delle religioni… vale a dire il problema della «pigrizia» ritualizzata.
Nelle società molto codificate, come nell’Inghilterra vittoriana, per esempio, o nella giudaicità attuale, il giorno di riposo era ed è un giorno marcato da riti d’interdizione dal fare. Il rito viene incontro a quel desiderio del «non far nulla» o «far nulla». Ma sembra, sfortunatamente, che dal momento che sono obbligate ad assoggettarsi a questo rito d’interdizione le persone soffrano del «far nulla».
La pigrizia, poiché allora viene dal di fuori, poiché è imposta, diventa un supplizio. Questo supplizio si chiama la noia.
Schopenhauer ha detto: «La noia ha la sua rappresentazione ufficiale la domenica».
Per me bambino la domenica era piuttosto un giorno noioso. Non so molto bene perché, ma penso che spesso i bambini la sentano così. Non c’è scuola in quel giorno, e la scuola, anche se per il bambino è ambigua, è un ambiente sociale e affettivo… abbastanza distraente.
Adesso, poiché non sono più bambino, la domenica per me è ritornata un giorno fausto. Un giorno che sospende quella richiesta sociale – posta, telefono, appuntamenti – che è la mia fatica della settimana. Un giorno felice perché è un giorno bianco, un giorno silenzioso in cui posso restare pigro, vale a dire libero. Perché la forma votiva della pigrizia moderna è in fondo la libertà.
(…)
Una poesia Zen, che mi sconvolge sempre per la sua semplicità, potrebbe essere la definizione poetica della pigrizia di cui sogno:

Seduto pacificamente senza far nulla
viene la primavera
e l’erba cresce da sola.

Tratto da un’ intervista pubblicata su “Le Monde-Dimanche”, 16 settembre 1979. A cura di Christine Eff.
http://www.doppiozero.com/materiali/lettura/osiamo-essere-pigri#.VQ7dyGiAsVU.email

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