La poesia è un concentrato senza via di scampo

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Come è nata la raccolta Zia Armida e il medico del paese?
Da un po’ di tempo ascoltavo, mi balzavano alle orecchie strane storie, persone che venivano sempre nominate, insomma strani personaggi che abitavano nella memoria d’infanzia di due amici. Sono nati così dei personaggi un po’ macchiette, e tra fantasia ed esaltazione di strani modi di vivere. Chi non ha mai incontrato uno di questi personaggi? È stato un bel lavoro di ascolto e follia per me.

Hai scritto – pubblicato altro?
Ho pubblicato Fu solo un sogno, tra fili d’erba azzurra e cieli verdi, Aletti ed. dove descrivo in poesia la malinconia di un amore perso, non è necessariamente la mia vita, ma un mio sentire, sentimentalismi come dico adesso.

Cos’è per te la poesia?
La poesia per me è un concentrato, un’espressione alla potenza, senza via di scampo, o c’è o non c’è, e descrive un momento che in poche righe apre a un mondo intero. I veri poeti per me sono un po’ folli, per sentire cosa sentono.

La donna dei capelli ispidi di Liza Schiavi

La donna dei capelli ispidi di Liza Schiavi

LA DONNA DAI CAPELLI ISPIDI

Uscita con rabbia
dalla festa,
dalla festa nel bosco,
rabbia negli occhi,
rabbia sui capelli,
occhi biechi,
capelli nidi di serpi.
Uscita di senno,
con due cenci sulla pelle
percorre vie di una città qualsiasi e sconosciuta.
Eppure la gente sa
e la riconosce,
la donna con occhi biechi e
capelli ispidi come l’animale,
un giorno era una donna normale.
L’uomo che le stava accanto
un di’ impazzi’ e scomparve
con il vento di montagna.
La donna sola,
fece crescere nel suo cuore il sospetto,
la diffidenza e
chiuse la bocca per sempre.
Con mano esperta,
fece dei suoi capelli lunghi e corvini,
nidi di serpi e per la grande ferita,
dall’uomo che amava,
fece dei suoi occhi,
lame di affilato coltello,
così che cominciò a vagare
per la città sconosciuta e sola.

L'uomo scalzo di Daniela Ballestra

L’uomo scalzo di Daniela Ballestra

L’UOMO SCALZO

Oggi nevica
e l’uomo scalzo non se ne accorge,
sale la strada per la collina
vestito di bianco come la neve.
Ai piedi solo il cuoio
della sua pelle,
una pelle ruvida.
Oggi sono sbocciati i primi ciliegi,
l’uomo scalzo non se ne accorge,
sale il vicolo della funicolare
vestito di bianco
come i petali sparsi dei ciliegi.
Ai piedi solo il cuoio
della sua pelle,
la pelle dura.
Oggi il sole illumina e scotta,
l’uomo scalzo non se ne accorge,
cammina lungo le mura del paesello
vestito di bianco
come la pelle appartata dal forte sole.
Ai piedi solo il cuoio
della sua pelle arsa.
Oggi la prima foglia
del platano è scesa,
l’uomo scalzo non se ne accorge,
cammina e s’inoltra nel bosco
vestito di giallo come le foglie d’autunno.
Ai piedi solo il cuoio
della sua pelle ormai matura.

La signora di Toulose Lautrech di Luisa Nascosto

La signora di Toulose Lautrech di Luisa Nascosto

LA SIGNORA DI TOULOUSE-LAUTREC

Passeggia nel silenzio
di libri ancora chiusi,
e il mattino ancheggiando potrebbe sollevare
polveri dalla vecchia soffitta degli archivi.
Lei avanza,
avanza la sua gonna
rosa pesca e fiori arabeschi,
pizzi e macramè,
avanza su trampoli buffi da farla sembrare una bambola
non ancora articolata.
Le calze a rete della Signora han buchi rosa carne,
tra la maglia fitta fitta del nylon,
il color carne,
e lei sembra viva.
Due occhi che guardano solo lui,
due occhi sporchi
di nero colato e sudato per un cuore sempre in affanno.
E’estasi d’amore e guarda solo lui,
giovane e bello.
Ancheggiando la Signora sembra uscita
dalla bibliothèque de Paris
dipinta, solare, gioiosa come un quadro,
innamorata solo del suo sogno colorato.

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