Dizionario della solitudine felice. I come ISTRUZIONI PER LA SOLITUDINE

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SILVIA PIO

Ispirato a “How to be alone” di Tanya Davis (la mia traduzione in italiano si trova qui).

Se all’inizio sentirti solo ti mette a disagio, sii paziente e presta attenzione a ciò che succede. Se non sei abituato ad essere solo, o se quando lo eri non ti piaceva, fai piccoli passi.
Puoi cominciare dai luoghi dove è accettabile: le sale d’aspetto e le biblioteche, per esempio; sono posti in cui di solito non si socializza. Ci sono i trasporti pubblici, durante i quali nessuno più si interessa agli altri. C’è la palestra, puoi metterti le cuffie e tenere compagnia alla tua immagine allo specchio. Ci sono le passeggiate nella natura, la preghiera e la meditazione. Queste ultime sono occasioni di deserto e di cura di sé.
Inizia in modo semplice, dalle cose che prima erano forse basate sul tuo principio di evitare la solitudine. Vai a pranzare alla tavola calda, dove le persone hanno fretta e si fermano poco. Quando sei a tuo agio con questi pranzi al volo, porta te stesso fuori a cena, magari in un ristorante carino. Risulterai addirittura interessante mentre mangi in solitaria e, a dire il vero, ci saranno persone ai tavoli affollati che desidereranno essere al tuo poso.
Vai al cinema, il buio ti offrirà protezione e conforto. Visita città che non conosci, gira per le strade, ci sono sempre panchine fatte apposta per sedersi e condividere anche solo un minuto di esistenza con sconosciuti. Tante sono le occasioni di esperienza quando sei solo e, detto per inciso, essere solo è forse l’unico modo efficace per incontrare altre persone.

È difficile ignorare che la società sembra aver paura e vede con sospetto chi sembra (oppure è davvero) tranquillo per suo conto. Le rubriche di cuori solitari o i siti di incontri fanno sentire inadeguati coloro che non hanno un amore, seppure effimero e passeggero.
Eppure molti di coloro che se ne stanno in mezzo alla folla e per mano ad un compagno, soffrono di una solitudine indicibile e infinita. Se starai bene da solo, imparerai anche a stare bene con gli altri, se imparerai ad amare te stesso, amerai meglio gli altri, se sarai felice con te stesso, lo sarai sempre e comunque.
E se nessuno la pensa come te, pazienza. Siamo tutti diversi e non possiamo avere le stesse convinzioni, e comunque scoprirai che sono in tanti ad essere soli e a sentirsi bene.
Imparare a stare soli non significa non essere in una comunità, non aiutare gli altri ed essere aiutato (si veda EMPATIA), ma pensare alla propria singolarità e unicità e apprezzala.
Rispetta il silenzio, non si deve per forza sempre essere circondati dal rumore, dalla gente che parla, dalla televisione, anzi. Annusa la leggerezza che si formerà intorno, nutri la gratitudine per i regali che si manifesteranno.
Se possiedi un talento che ha bisogno di pratica, smetti di trascurarlo; imparare e perfezionare un’arte richiede concentrazione e solitudine, e di questo disponi ora. Se la tua famiglia non ti capisce, non preoccuparti troppo; forse hanno passato anni a scacciare la paura di essere soli o a desiderare di esserlo, e non ricordano cosa significhi la libertà. E stare soli è una libertà che respira leggera e che fa guarire gli aspetti dolorosi della solitudine; basta che tu lo permetta.

Nota: Queste istruzioni sono destinate a tutti coloro che si sentono soli. La solitudine forse va imparata e nessuno ce la insegna, anzi ci dicono che va evitata. A volte si soffre di più all’idea di essere inadeguati che per il fatto di essere soli, o comunque di sentirsi soli.
Ci sono infiniti modi per incontrare le persone, per farsi nuovi amici, ma qui vogliamo proprio imparare ad assaporare la solitudine.
Non è stato facile decidere quale persona del verbo usare; in italiano il genere va indicato, e in queste istruzioni si è scelto di usare il maschile. Si potrebbe indicare un genere neutro usando l’asterisco oppure la schwa della pronuncia inglese invece delle vocali tradizionali. Chi scrive non si è ancora abituata a leggere sol* oppure solə, e tende a preferire il maschile sovraesteso, cioè ad usare il maschile per includere tutti i generi, attirandosi le ire delle amiche più intransigenti.
Quindi in queste istruzioni si è scelto di usare il maschile, sia per evitare di fare della solitudine un problema solo femminile sia per rivolgersi a chiunque, uomo o donna che sia.

(L’immagine di copertina è un fotogramma del video di Tanya Devis)

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