Antonio Spagnuolo: la poesia come un “virus”

copertina

ATTILIO IANNIELLO (a cura)

Come e quando si è avvicinato alla poesia?

Gli studi classici del liceo sono stati determinanti per il mio bagaglio culturale, arricchito da nozioni estremamente valide e severe, nel tempo in cui la scuola era veramente una fucina di proiezioni fortemente tese. In particolare l’endecasillabo, che andavo assimilando dall’Iliade alla Divina Commedia, da Gabriele D’annunzio a Carducci, mi avvinceva per la sua impeccabile armonia, tanto da sorprendermi, a volte, nel pensare addirittura già in versi compiuti. Il mio primo volumetto di poesie è del 1953, a soli ventidue anni, avallato dal compianto ed indimenticabile Umberto Saba.

Cos’è la poesia per lei?

Domanda ripetuta decine di volte e sempre accettata con notevole riserva. Non è facile riassumere in qualche frase cosa è, o cosa possa essere la poesia. Linfa vitale che incastona quotidianamente visioni, illusioni, proposte, vertigini con un ritmo serrato e incalzante. Mi piace immaginare la poesia come un “virus” – ancora sconosciuto alla scienza ufficiale – che si annida fra le circonvoluzioni cerebrali e silenziosamente si moltiplica ed aggredisce il sub conscio, per esplodere inaspettatamente. La poesia dunque è legata all’inconscio, e l’inconscio è il luogo della poesia.

Dal tempo degli altari

Nessuna epifania conosce il gioco
inciso nella tua verginità.
Ti lascerò distribuire il sangue
rifiutando pensieri,
doglianze del tuo piccolo ventre
ormai più avvezzo allo scherno che ai riflessi.
Recupero occasioni rinverdite
confondendo le crepe del passato
e a doppia fonte, ora piena, o triste,
spacco le mie giornate senza agganci.
Dal tempo degli altari
denudavo le lampade
nel perimetro corto delle pene,
lentamente alle braccia ora scolora
la strada senza un fine, tra le congiunzioni
di una fragile bacheca.
sguscio l’enigma, distacco rifugi, che la mia mente
tra ombre e agguati scintilla
per ritrovarti ancora dove le offerte
lanciano sottintesi,
non riesco a distinguere pallori,
rivedo l’orrida trasparenza della noia
dove lo sforzo è inutile, gesticolando
o s’incastra tra i cristalli della nonna
il filo della tua scommessa.

***

Illusione

Anche il trillo del vuoto è un’illusione
di altri tempi e guizzi, ultima frattura
a scaglie di ripetizioni,
belva semiaperta a mutamenti.
Il mio urlo ha l’intreccio
delle tinte roventi, delle attese,
ed ecco che le arterie inceppano
per la sclerosi – agguato,
filiere disperate
secondo impasti che fan conto del sempre,
nel crepitio dei fiotti d’ombra,
insistono gli abbracci per fondere il cerchio,
là dove ancora sembra intatta
la punta del pensiero giovanile,
dove era scritto che la carne in discesa
maliziosamente rimetteva il verso giusto
condividendo il medesimo guizzo
delle incisioni.
Salva le immagini delle matrici
per l’endotelio che aggruma lipemie
secondo errori piccolo borghesi.
Ad incastonare cristalli sogno di essere altrove
avvolgendo la vampa come frusta di luna
sotto gli stridii dei gabbiani
cambiando senza fine le rese del miracolo.

***

Febbre

Ora strappi le frange della febbre
tra corde irraggiungibili e l’arsura
dei ricordi, malinconie
condotte tra i miei giorni incompiuti.
Così le inezie scalcinate ove il divano
ed il cerchio di noi stessi ondeggia
deformando le dita.
Ecco i bagliori continuano a momenti.
Quel giro preferito, ben disposto a silenzi,
mormora sottintesi alle nebbie.
Piegato allo specchio
come un ladro offro bicchieri
per custodire tristezze,
figure deformate mi travolgono
e non comprendo cosa mai circonda la mia casa
nel vortice dei giorni che costringono
al pianto, uno scherzo sprecato.
Mentre la rabbia ripercuote e riaffiora
l’antica solitudine, sommessa,
l’oscura implacabile favola
che penetra ogni mattina nelle maglie
di immagini passate, è l’irrazionale
esperimento che attanaglia.

***

Batticuore

Occultavo leggende tra gli umori:
quei gesti, quel tremore, quei furori,
quel teatro di ombre ripetute,
un prodigio che esprime la mano
fra il mare e le stradine,
ove incomincia codice che lacera.
Io, fervore delle pupille,
dal tocco già assegnato,
cerco ferite e agguati,
distratto dalle camere fragranti.
Quando chiama la fionda
nel profondo è certezza di brusii,
il batticuore che incalza
per confessare preghiere,
soltanto la memoria a rinnovare
la pigrizia della primavera.
Perfidi dubbi che svanivano
per azzardare ore, evanescenze,
un granello che divide le rovine delle stelle.
Inflessibile e cupa la monotonia
è leggero sussurro, descrive desideri
nel chiederti lo sguardo imbronciato,
ogni tuo mutamento raffigura le rughe
che rimarranno così per conservare distanze.

***

In memoria di Elena

Anche l’ultimo abbraccio costringe il mio sguardo
a ricordi.
Nel vuoto l’inizio di una notte
che disperda, violenta, il tuo sguardo,
il tuo sguardo fisso alle mie labbra sbiancate.
Ritrovare il vortice del respiro affannoso:
in pochi istanti
lasci carezze sgomente per me che mi annebbio.
La casa era tutta tua, è tutta tua ancora,
anche nella tua assenza inaspettata,
ed io disperdo le mie mani
tra i ninnoli che non hanno più valore.
Timidamente il polso, per quelle tue aritmie
che hanno sospeso a tratti il mio affanno,
quelle aritmie improvvise che hanno atterrito
tutta la poesia della nostra vita,
di tutta questa vita che hai donato al mio incanto,
rincorre il battito nell’illusione di riaccendere.
Dove ritrovo quei tuffi spensierati di fanciulla,
spettinata al vento capriccioso delle onde,
il piede leggero nel roseo incantamento della corsa.
Dove ripeto inattesi luccichii del tuo sorriso
ancora teneramente ingenuo nella ricerca
di risposte impossibili.
La mia carne ormai è lacerata,
perché fra le mie braccia hai interrotto il rantolo,
e le palpebre hanno lasciato un sottile riverbero.
Ora ho deposto anche Dio nella bocca
per non bestemmiare,
persecuzione angosciosa chiusa nel cerchio
a sradicare memorie.

Antonio 2012

Biografia.

Antonio Spagnuolo è nato a Napoli, dove vive, il 21 luglio 1931. Poeta e saggista , è specialista in chirurgia vascolare presso l’Università Federico II di Napoli.

Si è dedicato sin dal 1953 alla ricerca poetica con riscontri critici di notevole interesse.

Redattore negli anni 1957-1959 della rivista “Realtà” (diretta da Lionello Fiumi e Aldo Capasso), ha fondato e diretto negli anni 1959-1961 il mensile di lettere e arti “Prospettive letterarie”. Condirettore della rivista Iride negli anni 1975, fondatore e condirettore della rassegna “Prospettive Culturali” negli anni 1976-1980, ha fatto parte della redazione del periodico “Oltranza” negli anni 1993-1994. Nel 2007 ha realizzato la Antologia di poeti contemporanei “Da Napoli/verso” (Editore Kairòs), presentando giovani autori al fianco di una scelta schiera di storicizzati, e l’antologia “Frammenti imprevisti” (Editore Kairòs 2011). Premiato più volte. Presente in numerose mostre di poesia visiva nazionali e internazionali, inserito in molte antologie, collabora a periodici e riviste di varia cultura : Altri termini –  Hebenon – Capoverso – Il Cobold – Incroci – Issimo – La Mosca – L’immaginazione – L’involucro – L’Ortica – Lo stato delle cose – Mito – Offerta speciale – Oltranza –  Poiesis – Polimnia –  Porto Franco – Terra del fuoco. Attualmente dirige la collana “Le parole della Sybilla” per Kairòs editore e la rassegna ”Poetrydream” in internet.

Nel volume “Ritmi del lontano presente” Massimo Pamio prende in esame le sue opere edite tra il 1974 e il 1990. Plinio Perilli con il saggio “Come l’ombra di una nuvola sull’acqua” (Ed. Kairòs 2007) rivisita gli ultimi volumi pubblicati fra il 2001 e il 2007.

Tradotto in francese, inglese, greco moderno, iugoslavo, spagnolo.

Ha pubblicato numerosi volumi di poesia e di teatro.

Su di lui hanno scritto numerosi autori fra i quali A. Asor Rosa che lo ospita nel suo “Dizionario della letteratura italiana del novecento” e nella “Letteratura italiana” edizioni Einaudi, Carmine Di Biase nel volume “La letteratura come valore”, Matteo d’Ambrosio nel volume “La poesia a Napoli dal 1940 al 1987″, Gio Ferri nei volumi “La ragione poetica” e “Forme barocche della poesia contemporanea”, Stefano Lanuzza nel volume “Lo sparviero sul pugno”, Felice Piemontese nel volume “Autodizionario degli scrittori italiani”, Corrado Ruggiero nel volume “Verso dove”, Alberto Cappi nel volume “In atto di poesia”, Ettore Bonessio di Terzet nel volume “Genova-Napoli due capitali della poesia”, Dante Maffia nel volume “La poesia italiana verso il nuovo millennio”, Sandro Montalto in “Forme concrete della poesia contemporanea” e “Compendio di eresia”, Ciro Vitiello nel volume “Antologia della poesia italiana contemporanea”, Carlo Di Lieto in “La bella afasia”, oltre a M.Lunetta, G. Manacorda, Gian Battista Nazzaro, G. Panella, Ugo Piscopo, G. Raboni, Giorgio Linguaglossa, Sergio Spadaro, Angelo Manitta, e molti altri .

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