“La ricevuta”, di Sergio Soave.

Soavericevuta

GIULIANA BAGNASCO.

Domani sera alle 20:30, per iniziativa dell’Associazione culturale”Gli Spigolatori”, presso la sala Luigi Scimè in Corso Statuto 13 a Mondovì verrà presentato il libro di Sergio Soave La ricevuta, Aragno editore. Interverranno Yvonne  Fracassetti ed Ernesto Billò. Sarà presente l’autore, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea, già docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino, più volte parlamentare ed ex-sindaco di Savigliano.

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Vincitore del Premio Europeo “Festival du Premier roman”, l’autore tratteggia in un bel romanzo la storia di un uomo che rivendica un diritto negato, illuminando le tappe degli eventi caratterizzanti del Novecento. Intrecciando lo scrupolo documentario con l’invenzione, l’abile regista di intrecci e scenari, di istanze storiche e vita romanzata, mette in scena personaggi che si confrontano con la storia con dignità e rassegnazione. L’unico a non rassegnarsi è Tommaso Prina, divenuto per la sua intraprendenza padrone del mulino più grande della piana saviglianese, al quale le autorità fasciste durante gli scioperi sequestrano ingenti quantitativi di farina senza risarcimento monetario. Tommaso, dominato dall’ossessionante “questione di principio”, perde il contatto con l’evoluzione della società e, beffato dalla sorte, dalla vicenda rocambolesca della ricevuta perduta e vanamente ritrovata, incarna simbolicamente la figura dell’uomo vittima di se stesso e delle sue ossessioni.

La microstoria si inserisce nella grande Storia del Novecento, dettagliata cornice della vicenda: dalle proteste operaie al grido di “Pane e lavoro” alla borsa nera resa possibile dalle ruberie di sale, dalle atmosfere surreali della caserma alla destituzione del re, all’armistizio e ancora, le rivendicazioni dei “fazzoletti rossi”, i soprusi delle camicie nere e i veleni della guerra civile. Nel dopoguerra la marea dei disoccupati può costruire fabbriche, i montanari divengono operai, negli anni del boom economico a sostituire il mulino saranno le macchine. Agli occhi di Tommaso Prina la modernità risulta incomprensibile e oscura, così come l’effervescenza popolare del ’68, l’esplosione antiautoritaria di cui anche la figlia Maria Sole è in qualche misura sostenitrice. Malinconicamente Tommaso assiste alla scomparsa del suo mondo. Portavoce di una mentalità irrigidita, contrario al diritto di voto alle donne, riesce soltanto a rivendicare caparbiamente i suoi diritti mostrando profonda ostilità anche alle elezioni che intasavano il movimento ordinario delle pratiche per la ricerca della famosa “ricevuta”.

Intorno a Tommaso ruotano personaggi delineati con acutezza psicologica come la moglie Maria, dal fascino misterioso dello sguardo che incontrerà il suo amore clandestino e si lascerà andare oltre ogni ragionata resistenza. E poi Rita, depositaria di un pericoloso segreto, la figlia Maria Sole, indomita e rispettosa, Adriana, straziata per il figlio Dino disperso in Russia, e ancora le comparse di questa intrigante commedia umana, i paesani con il loro chiacchiericcio, poco bonario verso Tommaso.
Una lingua che aderisce alle cose, ripercorre con lievità i ritmi del tempo senza concessioni alla retorica, con un andamento riflessivo dello stile.
Un universo familiare, comune all’autore e al suo pubblico, un mondo raccontato con uno sguardo partecipe senza la trappola dell’elegia, dove il termine colto convive con il prestito dialettale, in un dettato incisivo che sa aprirsi anche in volute sinuose. Con grande naturalezza vengono seguite le vicende dei personaggi che fondano il caleidoscopio delle presenze narrative.