Il clima sta cambiando, cambiamo il clima

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VILMA AMERIO

Si avvicina la data del 29 novembre. Per quella domenica, in ogni parte del mondo, si sta organizzando una marcia globale per il clima, per testimoniare che a molti, moltissimi abitanti del pianeta sta seriamente a cuore il futuro del clima perché da esso dipende il futuro dell’umanità. L’occasione per questa  marcia è data dalla COP 21, la 21° Conferenza mondiale sul clima, che si terrà a Parigi, nei primi giorni di dicembre, con la partecipazione dei rappresenti di 196 paesi.

In quel contesto si dovranno prendere decisioni coraggiose ai fini di una drastica riduzione delle emissioni di gas climalteranti (in particolare l’anidride carbonica), decisioni che non si possono più rinviare. Se infatti la riduzione non sarà tale da limitare a 2 gradi centigradi l’aumento medio delle temperature in tempi brevi, si innescherebbero processi irreversibili ed incontrollabili che, senza scendere nei particolari, si possono definire però molto drammatici per i popoli della terra.

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Per maggiore chiarezza: si tratta di contenere il riscaldamento globale in 2 gradi centigradi rispetto al periodo preindustriale (prima del 1880), per giungere ad emissioni 0 intorno al 2050, ed invertire il processo,cioè riassorbire una parte di emissioni, verso la fine del secolo. In realtà la soglia  del 2° appare come un limite da non superare, anzi sarebbe meglio non avvicinarsi troppo …(l’aumento attuale sarebbe intorno a 0,85 gradi centigradi e gli effetti che esso determina sono già preoccupanti). Lo dicono gli scienziati ricercatori dell’ IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) creato dall’ ONU nel 1988.

Poiché il riscaldamento climatico è dovuto in prevalenza all’uso di fonti fossili, i “grandi” decisori dovranno impegnarsi a sostituire in breve tempo, per la produzione di energia, i combustibili fossili con fonti rinnovabili.

Secondo uno studio comparso nel numero di gennaio 2015 della rivista Nature, dovrebbero rimanere sottoterra l’ 80% delle risorse di carbone, metà del gas e un terzo del petrolio estraibili (altro che trivellazioni in Adriatico !).

Se i “grandi” dovranno fare la loro parte, dal basso nessuno è esentato dallo svolgere un suo proprio compito. Tra coloro che marceranno domenica 29 novembre, ogni singolo individuo dovrebbe/deve contribuire con azioni concrete.

Gli imprenditori, cambiando i sistemi di produzione e i beni prodotti, i contadini, riducendo e poi abbandonando  l’uso di prodotti chimici, i costruttori, azzerando il consumo di suolo e ristrutturando l’esistente in modo ecocompatibile, coloro che usano l’auto, scegliendo mezzi di trasporto pubblici e più puliti, i consumatori, praticando il consumo critico e sobrio, preferibilmente a km. 0, e così via, fino ad arrivare a tutti quanti, che dovranno impegnarsi a raggiungere l’obiettivo di rifiuti 0.

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E’ vero che molte di queste scelte richiedono grandi investimenti, perciò a maggior ragione occorre una politica di massiccio sostegno economico per il cambiamento. Dove trovare le risorse? Nel 2013 i sussidi pubblici destinati ai combustibili fossili ammontavano a 480 miliardi di euro,quattro volte quelli destinati alle energie rinnovabili. Per cominciare si potrebbe capovolgere la destinazione dei sussidi. Inoltre, poiché questo non potrà bastare, si può praticare il “disinvestimento”. Il Movimento DivestInvest riunisce circa 2000 persone e 400 istituzioni che hanno scelto di ritirare i propri capitali da società che operano sui mercati dell’energia fossile: il valore di questo disinvestimento è di circa 2.600 miliardi di dollari. Le risorse che si possono ottenere dalla riduzione degli stanziamenti per le spese militari in ogni parte del globo e quelle risultanti dalla cancellazione delle “grandi opere” in programma, specie in Italia, potrebbero dare un contributo risolutivo per finanziare la transizione energetica. Come a dire che i soldi per passare all’uso di energia pulita si trovano, ma  quello che serve, come sempre, è la volontà di farlo.

Di primaria importanza è anche aiutare i paesi poveri, ben poco responsabili delle emissioni inquinanti, ad intraprendere uno “sviluppo ecocompatibile” attraverso l’uso di fonti di energia rinnovabile.

Tutto questo richiede non solo una marcia una tantum e decisioni rigorose agli alti livelli della politica, ma, sul piano concreto, una radicale “conversione ecologica”, e, sul piano umano, una sincera ed altrettanto radicale trasformazione interiore. Sono da tenere in conto difficoltà e complicazioni di vario genere, che nel quadro molto semplificato sopra descritto non è possibile approfondire, ma, e giova ripeterlo fino all’esaudimento, il futuro degli esseri umani sulla terra dipende davvero dalla   loro capacità di superare barriere e preconcetti, e di cooperare con umiltà e passione in un modo nuovo, in un mondo rinnovato, nel più breve tempo possibile.

Intanto, insieme, mettiamoci in marcia, domenica 29 novembre, a Cuneo, ad Alba, ad Asti o dovunque sia stato organizzato questo evento, e magari continuiamo a camminare finché si raggiungerà l’obiettivo.

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Riferimenti:

Altreconomia, novembre 2015.

Le Monde Diplomatique, novembre 2015

Per un’ informazione più completa si può visitare il sito www.avaaz.org, l’organizzazione che ha lanciato il progetto e lo sta coordinando.