Leggere il vento

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ALESSANDRO BARBATO

1.
Leggerò il vento, la mano a ogni albero,
per annodare per sempre le nostre
mancanze ai nomi segreti del mondo.
Scenderò verso frequenze più basse,
dove è uno sguardo, un respiro profondo,
la nota che percorre gli universi
e che somiglia certe volte ai tuoi
sorrisi silenziosi, quando suonano
negli occhi, oppure al morbido bisbiglio
di chi racconta, mentre dorme, un sogno.
E intanto scorreranno come gli anni
i fiumi e il sangue nelle arterie, i battiti
i ricordi si mischieranno al canto
e a tutti i passi che faremo svegli.

Su basse frequenze

2.
Muoiono piano le stelle marine,
quasi non sentono le onde annerirsi,
le braccia fermarsi nel buio
ovattato dei nostri fondali.
Vengono a riva, paiono cadere
giù da un cielo che non sospettavamo
di nascondere tra gli abissi
di veloci chiacchiere di sale.
Ma stupiranno ancora i ragazzini
se trovano una stella tra la sabbia,
in mezzo ai giorni, stropicciata
come i nostri sogni la mattina.

Stella di mare

3.
Lascia cadere lontano le gocce
di pianto dell’ultimo scorcio
invadente di inverno; sentile
battere contro la terra indurita
da pietre e rimorsi e radici
le lacrime fredde, nascoste
in cespugli di rose, tra le primule
accese di sogni, nei campi
che ancora resistono ai margini
delle metropoli, in orti rubati
a rotaie e autostrade. Lascia
che vadano via con il vento
le nuvole che tagliano in due questo
tempo, coi giorni d’una vita
che ci scivola via, di fianco.

Lacrime, primule.

4.
Corrode lentamente la vernice
degli sguardi insieme ai tendini, le ossa,
a tutto quello che riposa o resta
intorpidito a fondo, questa ruggine
che morsica anche i fianchi al nostro lago,
se sembra lì soltanto per raccogliere
le piogge e schiume stanche dai rigagnoli
di tubi verde piombo che lo artigliano.
Consuma anche la rena il vento e niente
può resistere alle onde del tuo mare
o al sordo ballo della neve quando
scende giù implacabile e va nascondere
le tracce delle nostre indecisioni,
le inutili promesse di ogni amore.

Sonetto arrugginito

Nota biografica

Alessandro Barbato (Roma 1975) dopo la laurea in Lettere, ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in antropologia sociale presso l’EHESS di Parigi dedicandosi allo studio dei rapporti tra nuove scienze umane e letteratura, in particolare nell’opera di Michel Leiris e Pier Paolo Pasolini. Ha pubblicato su tale tematica diversi saggi, in lingua italiana e francese, e una monografia; è inoltre collaboratore del blog dedicato al Poeta friulano «Le pagine corsare». È stato membro del comitato di redazione della rivista di settore «Civiltà e religioni», oltre che di diversi gruppi di ricerca legati alle cattedre di Storia delle Religioni e di Antropologia delle religioni della Facoltà di Lettere dell’università UNIROMA2.
Ha pubblicato anche liriche su rivista, blog letterari e nel 2019 la silloge “Il fiore dell’attesa”, confluita nel 2020 nella raccolta “Solamente quando è inverno”. Nel 2022 ha visto la luce la sua ultima raccolta di versi, “La mimica dei mondi (qualche poesia fuoritempo)”, edita da Controluna – Edizioni di poesia.
Attualmente insegna materie letterarie presso le Scuole Ebraiche di Roma

Foto di Rinuccia Marabotto

Cinque poesie inedite di Alessandro Barbato