Cammina cammina

croci sul CarsGIANNI BAVA

Per molti la montagna è un qualcosa di poco preciso, un luogo da frequentare solo nello stretto periodo estivo (luglio e agosto), arrivandoci con l’auto, da abbandonare dopo poche centinaia di metri (i più audaci) e poi giocare a bocce, a calcio, sentire la radiolina, braciolare a lungo, implaidarsi con la ‘morosa’ e con la nonna a difesa dell’auto, su apposita seggiola pieghevole.MARMOTTA

Per altri la montagna è assidua frequentazione skilifistica-invernale, luogo bianco di neve ma ricco di colori: tute ultrafirmate con scarponi auto modellanti, sci di concezione elettronico-spaziale, condomini in cartongesso, discoteche; poi più su: eliski mozzafiato, funivie da 4000 m., sciate ferragostane sui ghiacciai.

Per altri la montagna è la cima da raccontare, come lista di cose da azzerare, come elenco per dimostrare la propria bravura, come dimostrazione di essere uno di quelli che “lì c’è stato”.

Per altri la montagna è ancora la barriera da piegare, con strade, trafori, piste; luogo da raggiungere con tutti i mezzi, esclusi i propri piedi.

Per altri è la gita amena, con canti alpini e abbondanti libagioni, fiori nel cappello e tutti amici fino a valle.Stelvio 1

Per altri è il cimento e lo sforzo fino al limite estremo, la lotta contro gli elementi ostili della natura, dove l’ambiente è al massimo della sua asprezza.

Per altri è giardino da sfiorare, ricco di fiori e animali rari, da proteggere, da fotografare.genziane a monte Elmo

Per altri è safari.

Per altri è l’abisso da scendere con deltaplani e parapendii.

Per altri è il prato tra le pietre, falciato filo dopo filo, la casa di pietra con le finestre piccine piccine, la fatica di generazioni, il pilone a lato della mulattiera, il forno dal tetto di paglia, la neve, l’inverno.

Per altri è il rifugio farcito di perline, con la stufa, le foto dei morti, le corde, le brande, la polvere, le cartine IGM, la bandiera, le sveglie all’alba, i canaloni di ghiaccio e di pietra.

Per altri è la montagna d’inverno, con le pelli di foca, le levatacce, la neve crosta-farina-marmo, i mille e più metri di dislivello, dove conta di più la salita, dove il sole si gusta come cosa davvero preziosa.

Per altri è la ricerca dell’assoluto, della pace interiore, della croce sulla cima, del santuario nascosto, del vento che soffia, che soffia.

SalinePer altri è il masso, la parete dai mille problemi assurdi e ridicoli, da percorrere all’infinito, da ungere di sudore e di impronte corporali, alla ricerca del passaggio impossibile, a sfidare la forza di gravità vestiti di colore.

Per altri è il reticolo delle stradine militari che collegano imperterrite i fortini sventrati, tra i ghiaioni e le cenge, sudate e faticate da centinaia di Alpini bestemmianti.

LagarotPer altri è il laghetto con i ‘piumini’, il rio tra le rocce, la cascata, il torrente da guadare, il gorgo freddo e limpido.

Per altri è il Bosco Nero.Monte Calvario

E poi ancora: la stanchezza nelle gambe la sera e il sudore e la polvere e sulla pelle il calore del sole, e i ciliegi carichi di fiori lungo la mulattiera che sale, ed il verde dei faggi tra i castagni ancora spogli, e il giallo-oro dei larici d’autunno, ed i tralicci dell’alta tensione con le pance immerse dei loro fili perdute nel buio dei valloni, ed il grido dei gracchi alpini che rimbomba sulle pareti mentre la nebbia sta per nascondere tutto, e le notti piene di stelle.

E poi ancora: camminare e camminare per i sentieri, i ghiaioni, le creste, nei fondovalle neri di freddo, per i ripidi prati, e fermarsi un momento sui colli battuti dal vento, sulle lame di roccia sottile, in mezzo alle cime, alle valli, tra un mare di pietre, e sentirsi cambiati dentro.Argentera da FremamortaMatto da Fremamorta(Foto di Gabriella Mongardi)