Visita ad Albisola.

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LORENZO BARBERIS

Bella visita, nelle vacanze pasquali, ad Albissola, cittadina ligure che come la mia Mondovì si caratterizza per la produzione di ceramica artistica, per cui è ben più rinomata e famosa; nonostante che, complessivamente, sia un centro più piccolo (10.000 gli abitanti di Albisola Superiore, con una sola S, e solo 5000 quelli di Albissola Marina, dove si concentrano le attrattive turistiche, contro gli oltre ventimila di Mondovì). Certo dalla sua ha l’affacciarsi sul mare, ma non è solo quello che rende la visita indubbiamente affascinante.

L’elemento più noto è il lungomare degli Artisti pavimentato con mosaici a tessere triangolari, realizzate sui disegni di artisti di vario livello – anche altissimo – che ad Albissola hanno soggiornato.

L’attrazione principale sono appunto questi mosaici dal tassello a triangolo equilatero, ventisette (se non erro) disegni molto grandi, sotto i piedi dei turisti sul passeggio principale. Figurazioni solitamente coloratissime, inevitabilmente tendenti all’astrazione, che rendono la passeggiata particolarmente gradevole e interessante.

Il tutto è completato da esaustivi pannelli esplicativi, con tanto di sitografia, QR-Code, versione bilingue. Mondovì – che ha eccellenze più tradizionali – ha qualcosa del genere su alcuni monumenti, ma è un tessuto meno pervasivo, con testi più lungo (tradotti anche in francese e tedesco: e questo invece forse è un bene) che, anche legittimamente (il contesto è antico, invece che contemporaneo) puntano alla discrezione più che alla visibilità. Essendo elementi precoci non più aggiornati, non vi è connessione con una promozione online (che è comunque a Mondovì assente, almeno come elemento chiaramente strutturato). Naturalmente, conciliare le due esigenze – non disturbare l’occhio, identificare con chiarezza un percorso – richiedono per essere risolte brillantemente un professionista della comunicazione (e spesso non basta).


Monumento ai caduti

Monumento alla ceramista

Opera di Lucio Fontana

Oltre ai graffiti, un elemento importante sono elementi scultorei che punteggiano qua e là la passeggiata, inserendo un elemento tridimensionale e verticale all’impatto complessivo (le sfere vagamente alla Magritte sono di Lucio Fontana, che ebbe studio in città). Anche qui prevale la scelta dell’astrazione, salvo in casi singoli come il monumento alla Ceramista storica; nel percorso risultano armoniosamente inseriti anche sculture “istituzionali” come il monumento ai caduti delle due guerre, coloratissimo e astratto, che viene così valorizzato.

Ma la cosa è più ampia, ed è estesa anche ad elementi come le panchine delle fermate degli autobus, tutte delle piccole opere d’arte; mentre perfino i pali della luce del percorso della promenade artistica sono decorati a strisce orizzontali sempre diverse, secondo un piano-colore elaborato da uno degli artisti ospiti della città. Una cura al dettaglio che contribuisce a rendere tutto il lungomare un vero museo diffuso a cielo aperto.

Anche il sottopasso degli artisti che collega il lungomare alla via principale interna della città (non un carruggio o, come si dice scorrettamente, budello, poiché abbastanza ampia e probabilmente più recente) è contraddistinto da opere d’arte, sempre in stile contemporaneistico. La cosa che sorprende è che nemmeno qui ci sono tracce di vandalismi, segno di una forte coesione sociale (o, anche, a essere pessimisti, di una età media più elevata, con meno ragazzini out of control: per quanto comitive di ragazzini locali si vedano in giro, ed evidentemente non vandalizzano). La fine di un sottopasso d’arte a Mondovì non sarebbe oggettivamente la stessa.

Anzi, al fianco del percorso artistico principale, oltre ai mosaici e alle sculture, vi sono molte decorazioni parietali di buon livello (anche Mondovì ha provato a utilizzare la street art per valorizzarsi, a dire il vero, ma… meglio soprassedere).

Un ruolo particolare ha indubbiamente l’Hotel Garden, dove abbiamo soggiornato, proprio dietro all’immancabile monumento a Mazzini, che è un Art Hotel segnalato per l’interesse artistico anche sulle guide cittadine. In effetti l’albergo ha molte opere d’arte, anche di pregio, e una esplorazione – se si è clienti – è quasi d’obbligo. Anche qui, l’impostazione volge decisamente al moderno più che al classico, coerentemente con le scelte predominanti in città.

 (La parete raku)

(il fulcro del Museo Diffuso)

All’interessante lungomare si interfacciano poi le varie ditte di ceramica tuttora attive, di varie dimensioni e tipologie di produzione. La San Giorgio si affaccia proprio sul lungomare; vicino al Garden Hotel si trovano invece le due filiazioni della Mazzotti, una delle quali ha anche un vasto museo storico, che rivaleggia con quello – comunque di ottimo livello – posto a fianco della biblioteca civica, dove abbiamo anche potuto fare due parole con un attento, documentato e entusiasta volontario, che identificatici come turisti ha subito provveduto a schedarci (con garbo…) per il database civico, e ha dato alcune notazioni turistiche di opportunità di visita e dettagli curiosi. Le realtà più piccole – almeno sotto il profilo della dimensione espositiva – sono molto varie, e coprono un range che va dalla ceramica più tradizionale a gallerie d’arte decisamente aggiornate.

Su quello, non nutriamo dubbi che il personale della biblioteca civica monregalese abbia lo stesso entusiasmo per la cultura; non sarebbe forse malissimo pensare a forme di supporto, quali un tempo potevano essere i volontari del servizio civile, o convenzioni simili.

In prevalenza, le attrattive artistiche di Albisola sono più orientate al contemporaneo (e anche questa è una particolarità, in un tessuto europeo, e ancor più italiano, legato ad una lunga tradizione storica) ma non mancano nemmeno elementi tradizionali, come questo Castelletto quattrocentesco piuttosto tradizionale, oggi casa privata. Anche in questo caso, esaustiva scheda esplicativa evidenzia l’opera in modo sintetico e bilingue.

Anche il piazzale della principale chiesa del paese è molto bello, grazie anche alla pavimentazione escheriana che lo precede, di nuovo un tratto molto moderno (sia voluto o meno) e affascinante nella sua possibilità di proporre photo opportunity. Non manca nemmeno una notevole villa settecentesca, Villa Faraggiana, in cui tuttavia – legittimamente – non è concesso fare foto. Vicende storiche oltretutto fanno sì che la villa – originariamente dei Durazzo, grande casata ligure: il che ne spiega la grandiosità – sia passata alla fine alla Città di Novara: da qui il suo inserimento tutto sommato periferico nel sistema cittadino, data invece la sua indubbia rilevanza storico-artistica.

Insomma, ovviamente anche Albissola non sarà priva di criticità, non mancano ad esempio contestazioni realizzate tramite stickers, che a volte però promuovono anche percorsi artistici che si indovinano muoversi in un underground locale, musicale ma non solo (chiaramente, nello sticker in alto originariamente c’era il nome di un politico locale, che ho cancellato per ovvie ragioni).

Tuttavia, quello che suscita interesse, e che potrebbe stimolare imitazione, è l’impressione che nasce di un piano organico di promozione turistica e artistica, ben pensato e ben calibrato, in cui ogni elemento è messo in gioco e unito agli altri in una sinergia discreta ma efficiente. Quello, insomma, che servirebbe a Mondovì, unito allo slancio in più che deriva dal dover recuperare un gap rispetto ad altri centri che, come Albisola ma non solo, hanno capitalizzato una tradizione dal secondo dopoguerra in poi, almeno.

Ma, in fondo, la cittadina ligure è facilmente raggiungibile: una visita e un’impressione diretta non posso che consigliarla a tutti i concittadini interessati alla cultura di Mondovì. Magari ne ricaveranno una impressione totalmente diversa dalla mia: ma sarà stata comunque, ne sono certo, una valutazione istruttiva. Sia per il suo intrinseco valore: sia perché in essa possiamo specchiare noi stessi.