Le Mille e una Cinzia.

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LORENZO BARBERIS

Le mille e una notte è uno dei grandi pilastri della letteratura di tutti i tempi: un testo così fondante da essere un banco di prova di primo piano per un illustratore. Come tutti i grandi capolavori, l’opera ha ispirato riletture anche in ambito pittorico, spesso non scevre da uno sguardo viziato dalla pre-comprensione orientalista dell’Occidente.

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Questo lavoro di Cinzia Ghigliano è una interpretazione particolarmente felice, perché riesce a coniugare ottimamente la fedeltà al testo con il segno personale e riconoscibilissimo dell’autrice.

Lo sguardo di Cinzia Ghigliano, tra le più importanti illustratrici e fumettiste italiane (prima donna a vincere lo Yellow Kid, l’Oscar italiano del fumetto), è infatti non solo uno sguardo attento al femminile, ma particolarmente affascinato dal rapporto tra femminile e letteratura.

Il suo studio sulle Lettrici Ideali di grandi classici è uno studio particolarmente seducente su questo tema, condotto con particolare consapevolezza ed efficacia (di cui Cinzia è stata così gentile da parlarci qui). 

La rielaborazione di un medioevo tra verosimiglianza e fantasia, anche orientale, traspariva invece già a tratti nelle pagine che Cinzia ha dedicato alla storia di Mondovì e al Carnevale, dove è presente la leggenda fondativa del Re Moro e della sua corte di ascendenza saracena. Un lavoro profondamente diverso, di cui qui occhieggia qualche suggestione.

Di recente, il libro d’arte sulla fotografa Vivien Maier è stato invece un’altra tappa della sua lunga esplorazione dello sguardo femminile (vedi qui su Margutte); con Sherazade, però, Cinzia va all’origine dello sguardo letterario femminile, almeno dopo la cesura operata dal medioevo rispetto all’età classica.

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Non a caso, Sherazade campeggia al centro della bella copertina della importante edizione Donzelli che l’autrice ha illustrato, mettendo subito in evidenza la centralità dello “sguardo delle donne”. Sherazade è in pericolo, forse, ma non è una indifesa “damsell in distress”, e il suo sguardo sfida garbatamente il Sultano e il Lettore (che, per certi versi, coincidono).

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Anche nel corpo del testo la forza del femminile si esplica in immagini magnificenti, una ricchezza visiva esaltata dalla preziosità iridescente del colore.

Del resto, Cinzia è però fedelissima al testo, l’energia visiva delle sue tavole scaturisce perfettamente dalla potenza delle pagine immortali dell’opera, in cui tutta una tradizione letteraria è già presente in nuce: letteratura scritta, naturalmente, ma anche la letteratura disegnata di secoli di pittori ed illustratori, fino ai fumettisti che non mancarono di subire anch’essi il fascino senza tempo delle Notti.

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Su tutti, forse, spicca Hugo Pratt e la sua “Favola di Venezia” con sottotitolo arabo, e con molto della magia delle Notti nella sua Venezia eterna, a partire dal Rasputin-Djinn della Lampada, ma non solo. E in fondo perfino la semplificazione un po’ sbrigativa ma visualmente efficace dell’Aladdin della Disney mantiene qualche scintilla del testo iniziale.

Oggi, grazie a Cinzia Ghigliano, un nuovo tassello si è aggiunto a questo millenario mosaico, una nuova Notte nell’incastro delle Mille notti possibili.

(Si veda anche Mille e una versione delle Notti Arabe)