I defunti

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GUIA RISARI

I defunti defungono
è questo il loro mestiere
Di ballare coperti di lini
al ritmo di passi
pesanti o leggeri
Se passa il dolore
leggeri
Correndo da un palo
all’altro
trasportano pacchi
di balsa
leggeri e pensati
giocando a bandiera
con intimi nuovi
il sesso di fuori
e di dentro
E contano uno
E contano due
E contano tre
con balzi da lepre
e giri di testa
di mondo
nascosti da quello
di bianco
uno straccio
Arrancano pareti lisce
di un campo mai visto
che solcano a piedi
e mani
Suore dipinte
donne nascoste
velate con buchi
Si muovono a coppie
costanti su pulpiti
mobili
di vane parole
millequaranta, prendimi, nudi
via, ancora due, venti,
sono creature pelose
né donne né altro
o entrambi
Le feritoie si spostano
da occhi muti
a nasi abbozzati
le spalle già state
Il bere lo bevono
a strisce da filtri
di tela
La rabbia poi esplode
con suoni di bestia
e porte impazzite
di carta che saltano
in aria
La voce rimbomba per niente
Il nulla ruggisce
sepolto da strati di
buccia
il morto s’acquieta
e tace un momento
ma canta per sempre
motivi da poco
di mondi banali
di amori scipiti
Si sdoppia l’amico
fedele
fantasma custode
che insulta
puttana e pezzo di merda,
ti ammazzo, ti disfo,
e non so perché
Ritaglia una sagoma
triste
Oh, spazio crudele!
Che hai scelto per me
Io, invece, volevo
sognare, restando
nel letto
una donna efficace
che faccia pompini
e prepari il caffè
La intaglio
nel fondo prezioso
quel pezzo di balsa
il poco che aggalla
del bosco mischiato
con l’acqua,
ma resta un frammento
di vecchia télé

(Foto dell’autrice)