Conversazione con Mark Nelsen

MarkNelsen album

PAOLO BESSE’, JOLANDA MOLETTA.

Nato e cresciuto in California, Mark Nelsen è un musicista poliedrico, un cantante visionario e di talento: elegante e nevrotico nei modi, autodidatta metodico e caparbio nell’impadronirsi delle proprie passioni, Mark fa parte degli Electric Shepherd, power-trio stoner/psichedelico con due album all’attivo. Di recente ha pubblicato ‘Childish Songs’, una raccolta di esperimenti cantautoriali dalla spiccata verve britannica (copertina e illustrazioni di Tinoshi!). Lo abbiamo visto in concerto da solista e con la band, e grazie a lui abbiamo conosciuto molti musicisti di San Francisco, tra cui Devin Farney, con cui ha più volte condiviso il palco, promuovendo i rispettivi progetti e suonando una canzone a testa.

Domanda: Da dove vieni? Dove ti piacerebbe andare?

Risposta: Vengo da San Francisco, e sono pronto ad andare ovunque mi vogliate. O dovunque crescano i soffioni.

D: Come hai cominciato a suonare e quando hai iniziato a cantare le tue canzoni?

R: Sono cresciuto con una buona dose di rock classico e musica alternativa, amandone ogni sfumatura. Mentre frequentavo le scuole medie, ho deciso che avrei fatto un bel po’ di rumore per far fronte ai miei brutti voti, così ho iniziato a suonare la batteria. Qualche anno più tardi, la batteria mi avrebbe fatto incontrare alcuni bizzarri compagni di liceo che possedevano questi strani oggetti magici chiamati chitarre elettriche. Ho cominciato a suonare la chitarra elettrica perché volevo richiamare l’attenzione. Ho scoperto che volevo più considerazione e più rumore, e il microfono era il logico passo seguente. Si sono formate le band, il rumore è stato conquistato. Dopo aver scritto molti riff in collaborazione sono arrivato a scrivere e cantare canzoni mie, e formare band mie.

2013-09-06_PaoloBessé&JolandaMoletta_ConversazioneConMarkNelsen

D: Di cosa parlano le tue canzoni? A chi consiglieresti Mark Nelsen?

R: Ho notato che molte delle mie canzoni – soliste e scritte in collaborazione con gli Electric Shepherd – parlano di evasione. Ho anche scritto parecchie canzoni d’amore, che ne riflettono la sconcertante dualità – la sua bellezza e il suo tormento. A chi consiglieresti Mark Nelsen?

R: A cani e gatti.

D: Musica: perché?

R: E perché no? Lavorare in miniera: perché?

D: Raccontaci qualcosa sui tuoi progetti e sulle future pubblicazioni.

R: Gli Electric Shepherd hanno appena pubblicato il loro primo videosingolo, ‘The Escapist’ – diretto da Andrew Baron Herwitz (https://www.youtube.com/watch?v=PNfZKVa1aI4), un promettente regista di talento. Le immagini raccontano la storia da incubo di un personaggio alla deriva e della brama di vita che gli si nega e che lo perseguita all’infinito. Si vede un’auto sportiva, una pupa coi dread, pitture di guerra, un labirinto e una testa di maiale diabolica. Divertimento per famiglie garantito. Ci piace pensare alle nostre canzoni in modo cinematografico, specialmente le canzoni e la produzione del nostro ultimo LP, ‘The Imitation Garden’ (da cui è tratta ‘The Escapist’). Per noi e per Herwitz, al suo debutto nel campo dei video musicali, ‘The Escapist’ è stata una sfida, e sono molto soddisfatto del risultato finale. Il singolo può essere scaricato gratuitamente su http://electricshepherd.bandcamp.com/. Al momento sto lavorando in studio al mio nuovo progetto solista.

D: Quali sono i vantaggi di suonare in un gruppo e quali quelli del cantautore solista?

R: Suonare con gli Electric Shepherd mi dà la possibilità di esprimere liberamente e di esplorare il lato più violento della mia musica – vale a dire psichedelia/stoner e progressive rock, due tra le maggiori influenze musicali della band. L’improvvisazione è una parte fondamentale dei nostri show e del processo compositivo. Scrivere e suonare musica da solista è una faccenda più personale, più misurata. Qui posso mostrare il mio lato tradizionale e pop. Amo molto la flessibilità che offre un’esibizione da solista, cosa ben più rara per una band. Registrare coi tuoi tempi, collaborando con amici musicisti di talento mi diverte e mi chiarisce moltissimo le idee. Tutto considerato, si tratta di trovare un equilibrio e sperimentare le proprie intuizioni, e spero di poter continuare in questo modo per molto tempo ancora.

D: Essere per metà italiano influenza la tua musica e il tuo punto di vista?

R: No, non credo. Non mi interessa l’orgoglio legato alla cultura. Da qualche parte del mondo uno è arrabbiato e scrive una canzone d’amore, un altro è felice e decide di scrivere una canzone punk… Aspetta, non dovrebbe essere il contrario? Capisci?! La gente è universalmente incostante. Scrivere canzoni capita a tutti. Ad ogni modo, sì, sono italiano per metà, e ecco come funziona: mio padre è americano (californiano) e mia madre è italiana. Penso che questo faccia di me un italiforniano (o calitaliano?). E parliamo di incostanza… Culturalmente mi sento più americano perché sono nato e ho vissuto in America fino a oggi. Per quanto riguarda il mio lato italiano, so che nel corso della storia l’Italia ha dato i natali ad un numero incredibile di artisti eccellenti, e di ogni tipo. Mi sento onorato ma avverto anche una certa responsabilità. Mia madre è fiorentina, e Firenze era il centro del Rinascimento italiano. Non è fantastico? Per quanto ne so, non è imparentata direttamente con artisti o musicisti di Firenze, ma trovo straordinario il fatto che provenga dalla stessa città.

D: Progetti per un tour europeo? Cosa vi serve per venire a trovarci?

R: Portatemi in Europa! Adesso! Rapitemi! Ok, non rapitemi … a meno che non siamo amici! Mi piacerebbe molto andare in tour in Europa con gli Electric Shepherd. Di recente abbiamo considerato l’eventualità di un tour europeo nel 2014, ma per ora é tutto a carico nostro. Sarebbe meraviglioso mettere alla prova oltreoceano il nostro energico live show – specialmente in Germania e in Svezia. Certamente, ci vorranno un sacco di preparativi, e per prima cosa dobbiamo concentrarci sui tour negli Stati Uniti.

PAOLO BESSE’, JOLANDA MOLETTA