La Bisalta, montagna simbolica

foto di Gabriella Mongardi

FRANCO RUSSO.

Amo andare in montagna, in tutte le stagioni, con la neve, il sole e la pioggia. Amo la solitudine, il silenzio ed il senso di “sacro” che trasmette. Ma, per una volta, invece di camminare, mi siedo davanti a casa mia e ne guardo una da lontano. La Bisalta è la montagna di Cuneo anche se, declinando verso est, sembra cercare di raggiungere Mondovì. Ma è, soprattutto, una montagna piena di storie e di preistorie, di leggende, di misteri, di simboli, di numeri e di significati. La montagna che affascina maghi ed esoteristi, numerologi e cabalisti, superstiziosi e iettatori.

Intanto il nome: Bis-alta, cioè  due volte alta per le due cime o bi-saltus, cioè doppio avallamento come risulta spostandone la visione di pochi chilometri? Operazione facile da realizzare e che consente di vedere i due avallamenti creati dalle tre punte. E il termine dialettale “Besimauda” che affonda le proprie radici nell’antica parlata celto-ligure non chiarisce nulla. Una montagna, due avallamenti, tre punte. Numeri magici.

La prima spolverata di neve invernale ne imbianca le cime e, da Cuneo, si vede una punta bianchissima ed una base boscosa che, di lontano, appare nerissima. Il bianco ed il nero, il duale, paradiso ed inferno, bene e male.

Secondo la leggenda, in origine era una bella montagna tradizionale con la sua regolare forma a piramide con una punta sola. In una bella notte di luna piena un montanaro stava cercando di rientrare alla sua baita in Bisalta naturalmente ubriaco dopo una serata all’osteria del paese. Continuava a cadere e rotolare bestemmiando contro la montagna che gli nascondeva la luna alla cui luce avrebbe potuto procedere con speditezza. All’ennesima imprecazione comparve il diavolo che gli offrì di fargli luce in cambio della sua anima. Il montanaro accettò e il diavolo, con un semplice gesto, tagliò una fetta di montagna e la luna riapparve. Ma il montanaro non sapeva scrivere e così, quando il diavolo gli sottopose, per la firma, il contratto di cessione dell’anima, appose la croce di fronte alla quale il povero diavolo si diede alla fuga con la sua fetta di  montagna. E anche qui i simboli sono tanti: luce e buio, il diavolo, la croce, la luna.

Le rocce della Bisalta sono caratterizzate da geomagnetismo il che genera, spesso, fulmini a ciel sereno e fenomeni luminosi notturni. La scienza ce li spiega ma immaginiamo gli effetti terrifici che tali fenomeni dovevano avere, nei secoli passati, sulle menti dei semplici.

Cuneo, libero comune, fu fondata nel 1196 quando i rivoltosi dei territori di Caraglio, Valgrana, Vignolo, Boves si segnalarono, tramite l’accensione dei fuochi sulle colline, che era arrivato il momento di cercare la libertà. E i fuochi accesi  in Bisalta furono il segnale per i territori dell’oltre Gesso. Ed ecco un altro simbolo: la ricerca della libertà e dell’indipendenza dai tiranni ed il fuoco.

Se, faticosamente perché è una montagna inospitale, se ne percorrono i complicati sentieri si incontrano grandi e piccoli menhir, dolmen, altari naturali e artificiali, antiche croci incise e rocce annerite da fuochi per sacre  cerimonie. Il tutto rende plausibile che le antiche popolazioni celto-liguri, che abitavano in epoca preromana queste zone, ne abbiano fatto una montagna sacra. Si incontra anche una scultura antropomorfa con testa a sezione triangolare che,  sollevata da terra per un ingegnoso artifizio del basamento, sembra guardare esattamente verso la cima del Monviso, idealmente maschio e sposo della femmina e sposa Bisalta. Triangoli, Sole e Luna, Iside ed Osiride. Su un grande masso che si trova nei pressi del colle della Mula sono stati ritrovati antichi graffiti raffiguranti figure antropomorfe con una grande testa triangolare. Rappresentazione di creature extraterrestri?

L’intero gruppo montuoso che culmina con le due cime ad oltre duemila metri di quota, con le sue creste aguzze, ricorda, visto dalla pianura, il profilo di un enorme drago addormentato la cui coda, adagiata sul bordo della pianura piega verso oriente.

E, infine, l’idea che sempre la Bisalta ha ispirato ai cuneesi: un naturale rifugio, un luogo di libertà, un tempio a cielo aperto, un luogo sacro e misterioso, amico e nemico ma, apparentemente, così aperto e trasparente, che, nelle giornate limpide, lo sguardo, dalla cima, arriva fino al mare di Genova.

Non è male andare in montagna così.

(foto di copertina di Bruna Bonino)