Intervista a Vesna Bursich

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LORENZO BARBERIS.

Vesna Bursich è un’interessante artista visiva, le cui riflessioni visuali mi hanno molto colpito.
Ho quindi voluto intervistarla e questo è il risultato della nostra conversazione virtuale.
Se volete ammirare altri esempi della sua arte, questo è il suo sito.
Se invece volete ulteriori approfondimenti di Vesna sull’arte, l’universo e tutto quanto, questo è il suo blog (ne parliamo anche più avanti).
Cominciamo con un grande classico: come nasce il tuo avvicinamento al mondo dell’arte? Quali sono i tuoi riferimenti – se ne hai – nell’ambito delle arti visive?

Come succede a molti, ho deciso di fare il pittore da bambina, quando avevo 5 anni.

Ovviamente, a quell’età non sapevo cosa fosse l’arte, ma disegnavo quotidianamente e un giorno (ricordo anche il momento esatto) decisi che lo avrei fatto anche “da grande”.

Da gioco, poi, si trasformò in confusione. Diventare pittore è una di quelle decisioni che vengono difficilmente comprese e affrontate seriamente dalla famiglia e dalle persone che ti circondano.

La mia formazione artistica è iniziata tardi, dopo i 19 anni, all’Accademia Albertina di Torino. Qui ho potuto avvicinarmi ai meccanismi, alle teorie, alle tecniche e sopratutto agli altri artisti e iniziare ad amare l’arte in maniera più conscia.

Non ho singoli riferimenti, ne idoli, ma amo una serie di correnti artistiche che vanno dalla pittura fiamminga del ‘400 a quella contemporanea. Mi sento influenzata da tutto ciò che ho letto e visto in passato e da quello che tutt’ora mi circonda. Non mi riferisco solo all’arte visiva, ma anche ad altri tipi di immagini (fotografie, pubblicità, riviste, web, ecc…) e dalle altre arti (musica, danza, teatro, ecc…).

Per questo motivo mi considero un’artista visiva poliedrica. Principalmente utilizzo la pittura come mezzo espressivo, ma amo molto la sperimentazione, la video arte, la fotografia, e tutte le forme che scelgo in base all’idea.

Quali sono i libri e gli autori più importanti nella tua formazione, sia artistica che personale?

Sono tanti, tantissimi. Come ho accennato nella risposta alla domanda precedente, credo che non si debbano chiudere le arti in compartimenti stagni, bensì sia necessario che si stimolino a vicenda.

La letteratura per me è sempre stata fondamentale. Non potrei vivere senza.

Amo autori fantasiosi che sono riusciti a trasformare la realtà in realtà improbabili come Mikhail Bulgakov, Kafka e, un autore che per poco non sono riuscita ad incontrare, Jose Saramago.

Di Saramago amo il fatto che riesce a trasmettermi quel senso di disillusione proprio del nostro tempo e assieme una poetica malinconica. Inoltre, con idee apparentemente semplici, crea situazioni incredibili che fanno nascere riflessioni sull’esistenza.

Ora sto riscoprendo autori americani come Truman Capote e Don Delillo; un altro scrittore che descrive il contemporaneo con fotografie narrative eccellenti.

All’attività artistica in senso stretto affianchi un’interessante riflessione sull’arte (e non solo) tramite il tuo blog. In che modo questa attività diciamo “meta-cognitiva” ha inciso, se ha inciso, sul tuo approccio all’arte?

Il mio blog è molto giovane. Esiste da pochi mesi.

Anche se so che non sono molti a leggerlo, ho deciso di farlo per due motivi:

Per me stessa.

Ho l’abitudine di scrivere ancora a mano su un taccuino, ma spesso sono  pensieri disordinati, o ripetitivi, come se si muovessero nella mia testa. Il blog mi da modo di tenere ordine scrivendo ciò che penso e ciò che faccio nel mio creare quotidiano.

Per gli altri.

In questo periodo storico, l’arte sembra essere molto distante dalla vita comune e credo che sia doveroso da parte degli artisti coinvolgere le persone e spiegare come funziona il lavoro artistico. La pittura, sovente, viene fraintesa con un’attività marginale e hobbistica quando, invece, è un modo di vivere.

Esiste ancora un immaginario collettivo che collega gli artisti di oggi a quelli  bohémien francesi di fine ‘800, in cui morivano giovani, erano dediti all’autodistruzione e dipingevano in piccole mansarde fredde, ma oggi la situazione è molto cambiata.

Nel mio piccolo cerco di mettermi a disposizione mostrando come lavoro e perché faccio una cosa piuttosto che un’altra in un determinato modo.

Una ampia parte della tua ricerca artistica sembra riflettere sul tema del corpo svuotato, decostruito, modificato. Quale il motivo di questa scelta?

A prima vista, una tale rappresentazione potrebbe facilmente ricollegarsi a come il corpo viene percepito in questo secolo. Un corpo costruito, modificato, svuotato e in parte è così, ma la verità è che le idee per i miei dipinti nascono dal mio stato d’animo personale.

Dipingo come mi sento. Quando dipinsi, ad esempio, il trittico con le figure di carta stropicciate (2005-2006) mi sentivo proprio così: svuotata, stropicciata e gettata via come un pezzo di carta straccia e mi venne più facile tradurlo in immagine, piuttosto che spiegarlo in altra maniera.

A volte lo faccio usando la mia figura, altre volte chiedo alle persone di posare, ma sempre per esprimere stati d’animo miei.

Mostrando queste figure, scoprii che parte del pubblico, davanti ai miei quadri, si era sentita almeno una volta, nella vita, allo stesso modo.

Credo sia una cosa magnifica riuscire ad esprimere stati d’animo in cui le persone possano riconoscersi. Mi piacerebbe molto riuscirci sempre.

E per concludere, di nuovo, una domanda piuttosto classica: quali sono i tuoi futuri progetti di ricerca artistica?

Non so bene quale sarà l’idea che nascerà in me domani, ma vorrei continuare ad imparare, progredire, lavorare e non perdere mai l’entusiasmo e un po’ di ingenuità infantile necessaria.

Ogni volta che inizio una tela (o qualsiasi altro tipo di lavoro) mi sento come se lo stessi facendo per la prima volta, anche se so che non è vero. Quando termino invece, non sono quasi mai soddisfatta. Nel lavoro successivo cerco sempre di migliorarmi e di progredire. Non riesco ad immaginare il futuro senza un progresso personale. Per progresso intendo imparare e migliorare se stessi sia come artisti, ma prima di tutto, a livello umano, come persone.

Non mi resta che ringraziare davvero di cuore Vesna per la disponibilità dimostrata e rimandare di nuovo al suo sito e al suo blog chi fosse interessato a ulteriori approfondimenti!