Prospettive

prospettive camaleonte (2)

GABRIELLA VERGARI

Non so se abbiate presenti i Moai dell’Isola di Pasqua.
Quei monoliti duri, squadrati, enigmatici. Colossi dalla genesi misteriosa ed inquietante.
Nulla da eccepire, per carità: interessanti sono interessanti, ma decisamente out, un po’ troppo… come dire… primordiali. Non fanno per me.
Propendo per la flessibilità. Perciò, se è vero che il panorama è negli occhi di chi guarda, il mio sta a chi mi guarda. Tutto qui: non nutro orizzonti d’attesa, mi conformo a quegli degli altri.
Comodo? Non sempre e non proprio, al più di non eccessivo impegno, lo concedo.
Duttile, malleabile, mobile, continuamente cangiante, rappresento la metafora stessa del cambiamento: bella forza, sono un camaleonte!
Il trasformismo è la mia specialità, proprio un’inclinazione naturale.
Mi vuoi verde? No problem, baby, eccomi verde.
Giallo? What’s the matter?, giallo.
Beige? Crema? Nocciola? Marrone? Maculato? A pois? Dammi un attimo ed è tutto ok, don’t worry, take it easy.
Che ne dico della personalità?
E perché dovrei dirne qualcosa, dove sta la questione?
Che c’è di male se amo il politically corrrect, e non mi sbilancio?
Mi adeguo.
L’ambiente detta ed io gli tengo dietro, riuscendo simpatico, gradevole, addirittura brillante in qualche caso. Quanto allo scontro, mi fa orrore, pertanto non mi oppongo né frappongo né mi espongo, semplicemente alla peggio scompaio.
E direi che ne valga la pena: mi si ritiene un compagno ideale, cambio look a piacere, un vero jolly.
Sempre “in”: in-forma, in-gamba, in-disturbato, in-serito (!), in-gioco, in-grado di percepire a pelle esigenze e variazioni. Mica facile, mica da tutti.
Quanto all’indice di gradimento, è alle stelle: molti trovano glamour la mia disinvoltura, irresistibilmente trendy il mio stile di vita, affascinante la nonchalance di cui so dar prova anche nelle condizioni meno favorevoli, amabile il mio fair-play.
Per me una moda vale l’altra, tanto sono effimere tutte, per definizione. Importante è invece avvertire in tempo le tendenze, cogliere le atmosfere e farle proprie.
Perché anziché spezzarmi, mi modello.
Non nel senso che supinamente subisco, certo che no, ci mancherebbe.
Piuttosto, valutate di volta in volta occasioni e situazioni, metto in mostra l’aspetto che più mi si addica.
Cosa che presuppone, sia detto per inciso ma non di sfuggita né in sordina, una notevole dose di abilità, intuito ed esperienza.
Ma che volete farci, se ho questo talento?
E del resto non sarò io il primo a dirlo che la cedevolezza può essere la strategia delle strategie, soprattutto quando si rivela un’arma dagli effetti sorprendenti e paradossali.
Il trucco sta nel non fissarsi in una sterile stabilità, nel non restare attaccati a tradizioni e convinzioni, sentire il momento, seguire i flussi e assecondare le correnti, camuffarsi e mimetizzarsi col resto e nel resto.
Naturalmente diventa tutto più facile quando si impara a prendere la vita come viene, e modestamente sono diventato un maestro nel laissez faire.
Non è difficile: basta sospendere il giudizio.

E a che pro poi giudicare, se giudici e censori sono tra gli individui meno accetti e più sgraditi?
Ah, e bisogna anche esprimersi pochissimo, non tendere mai ad un profilo troppo alto, avere un po’ d’estro, di fantasia, ma anche quel tantino di spregiudicatezza che non guasta.
Cambiare, mutare, divenire.
Tutto cambia e tutto si trasforma, perché e come sottrarsi ad una legge tanto universale?
Che, lo ammetto, alla lunga può riuscire logorante. Di recente ho perfino subito qualche stress.
Ovviamente non ne ho fatto una questione, innanzitutto perché non è da me. Inoltre riconosco che nel mondo può esserci di peggio e che in fondo sono un privilegiato. Mi va bene, anzi, proprio alla grande. Sono all’apice del successo, mai come ora sono stato in grado di esibire la veste al posto del cuore.
Come dite?
Vi pare che abbia avuto una leggera esitazione? Che non sia poi così certo di quel che dico?
Vi do forse l’impressione di uno che abbia qualche problema?
Ma no che non è vero! È solo la vostra impressione ed io la rifletto perché intuisco che vogliate vedermi in questo modo. Quanto a ciò che mi è successo l’altra volta, non fa nemmeno il caso di parlarne, è giusto una sciocchezza. La stupida debolezza di un momento.
E sia, visto che insistete ed io non so resistere alle pressioni dell’esterno…
È accaduto l’altro ieri.
In un momento di debolezza, ve l’ho detto.
Così, senza pensarci, mi sono guardato allo specchio e… non mi sono trovato!

Catania, 12 dicembre 2008

tratto da: Species. Bestiario del terzo millennio, Boemi, Catania 2012

(Illustrazione di Franco Blandino)

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