Magrytte.

LORENZO BARBERIS

Intervista immaginaria per “Margutte”.

Il cielo è chiaro, ma nell’androne del palazzo sembra sia notte. Dal buio emerge un uomo con bombetta. Mi saluta subito col gesto degli Illuminati, così caro alle Pop Star, e capisco: sono davanti all’uomo della mia intervista, il grande artista René Magritte.

“Il triangolo con l’occhio.” osservo, banalmente.

“Già. Una mia invenzione.” replica lui con somma tranquillità.

Entriamo in una stanza dove alcuni uomini in nero stanno compiendo una sorta di delitto rituale, ma ci ignorano e così ci sediamo in un salottino contiguo. E l’intervista comincia.

“La ringrazio di averci concesso quest’intervista, signor Magritte. Che poi, con Margutte era quasi un destino: i nomi sono quasi uguali.”

“Se tiene conto che la Y greca si può leggere U oppure I, come in Hybris (non a caso, ovviamente). Così si tratta di un semplice spostamento consonantico: Magrytte = Margytte.”

“In ogni caso, da quanto mi aveva detto al telefono, aveva rivelazioni eccezionali.”

“Ma certo! credo che il momento sia propizio per svelare le cose come stanno. Tutti associano le mie opere al Surrealismo… ebbene, non vi è nulla di surreale nelle mie opere. Ho semplicemente dipinto quello che ho visto durante la mia frequentazione degli Illuminati. Certo, a volte con minimi scarti metaforici.”

“Quindi anche lei è nel grande complotto cosmico?”

“Sono l’ideatore del grande complotto cosmico. Io e pochi altri.”

“Però all’inizio le sue opere non erano surreali.”

“No, in effetti. Ho iniziato a studiare pittura nel 1910, a dodici anni, con maestri impressionistici. Noiosissimo, non mi piaceva. Finiti gli studi, nel 1915, mi sono avvicinato alle varie avanguardie dell’epoca: cubismo, futurismo… pescavo da tutte, ma non mi convinceva.”

“Poi la svolta, verso il 1925, con l’avvicinamento al surrealismo.”

“E qui lei cade nell’errore che fanno tutti. La mia arte non divenne surreale. Semplicemente, venni iniziato ai misteri esoterici della Parigi del tempo. Ha presente il mio primo quadro con cosiddetti elementi surreali, nel 1925? Cosa ci vede?”

“Una piramide… degli Illuminati? Beh, questa sua lettura è interessante.”

“Due piramidi: una in primo piano, nel mio studio, una sullo sfondo. E dalla piramide in primo piano emerge il Ka, lo spirito in forma di uccellino (qui un pettirosso) tipico degli antichi egizi.”

“Insomma, non un generico rimando al surrealismo, ma precisi simboli iniziatici.”

 “Esatto. Ma guardi questo dipinto dell’anno successivo, del 1926! C’è tutto: le Piramidi, l’Occhio onniveggente, il cielo come uno specchio frantumato sullo sfondo, che come saprà è il simbolo della frammentazione della personalità nel mind control…”

“Affascinante… e quindi anche “Doppio Segreto”, per citare un quadro famoso del 1927, rappresenta simbolicamente il controllo mentale.”

“Non solo simbolicamente: come può vedere, ho anche rappresentato i microchip collegati al sistema neurale della donna, sotto la maschera. E per favore, non mi dica anche lei che i microchip non c’erano nel 1927. Non c’erano per voi. Non si era ancora deciso di divulgarli, ma erano già in progettazione.”

“D’accordo, d’accordo… ma la sua opera più famosa, del 1928? Questa contraddice in toto questa sua rivelazione di un presunto “realismo” di Magritte, mi pare.”

“Ah, Ceci N’Est Pas Une Pipe… sì, l’ordine degli Illuminati si era stancato dei miei quadri-rivelazione. Aveva deciso che ero divenuto troppo esplicito, specie in vista della Crisi Controllata del 1929 organizzata per l’anno dopo… Allora venne l’ordine: continuare, per non destare sospetti, ma al tempo stesso dissimulare con un dipinto che dichiarasse che la mia pittura era tutta una finzione.”

“Capisco. Quindi il suo quadro più celebre è un depistaggio.”

“Esattamente. Noti che nei miei quadri cubisti, tra l’altro, avevo inserito la Pipa come elemento di natura morta. “Questa non è una pipa”, dunque, indica anche il superamento definitivo della vecchia arte. Guardi ad esempio questa mia illustrazione dell’anno successivo, il 1929.”

“Io non vedo la (donna) nascosta dentro la Foresta.” lessi. “Quindi, il significato va rovesciato. Io vedo la donna nascosta… eccetera eccetera.”

“Esattamente! L’arte cosiddetta surreale – specialmente la mia – conduce il lettore ai segreti iniziatici, nel “cuore della foresta” di simboli cari a Baudelaire… ma ovviamente lo nega in superficie. Ma è un’ironia, una finzione, una convenzione. Non ha letto il Pendolo di Foucault?”

 

“Più di quanto immagina. Anche nel 1930, vedo, continua sul tema della frammentazione dell’Io tipico dei programmi di mind control degli illuminati. Ma mi incuriosisce di più questa tela del 1931, un quadro molto famoso, in cui torna il tema delle sfere però non più in piccole dimensioni, ma quasi come una sorta di astronavi, forse aliene…”

“Se fa attenzione sono i microchip neurali del quadro precedente: a esser più preciso,  lo studio per un eventuale manifesto pubblicitario, che doveva dare l’idea di qualcosa di rassicurante (poi si è accantonata l’idea di commercializzarli, li usiamo in modo nascosto).  Molti Illuminati sostengono che i vertici della gerarchia, i famosi Superiori Sconosciuti, altro non siano che delle entità aliene. Io non ho un’idea ben precisa, non li ho mai incontrati. Non che io sappia, almeno.”

 

“Sì, poi di consueto, nei casi di avvistamenti UFO sferici, si parla spesso di palloni-sonda metereologici…”

“Ecco, questo è un altro caso di “doppio depistaggio”. Gli Ufo avvistati sono spesso semplici mongolfiere, in effetti, ma la Mongolfiera è un tema caro agli Illuminati, una sorta di iniziatica “massoneria dell’aria”. Quindi non le mongolfiere per coprire gli UFO, ma viceversa. Non conosco molto nei dettagli, a dire il vero, ma come tema visivo l’ho inserito fin dagli esordi, in questo mio dipinto del 1925, “Cinema Blu”, con una mongolfiera che sormonta un tempio classico.”

“Potrebbe sembrare un po’ la facciata del municipio di Mondovì: il cinema cittadino in effetti è lì a fianco. Del resto ultimamente Mondovì è divenuta la capitale delle mongolfiere, sa?”

“Interessante. Tra l’altro sulle Mongolfiere sono tornato anche in questo dipinto del 1932.”

“Non male. E nel 1933? Anno esoterico per eccellenza, a quanto mi ricordo, col dollaro ermetico di Roosevelt e le rivelazioni inquietanti di Jung sulla new age di Hitler”.

“Ho iniziato questo mio ciclo intitolato “Magie Noire”, uno dei miei più famosi – probabilmente anche perché ci sono le donnine nude.”

“Sì, ho presente, è molto ripreso online, secondo me anche perché è molto “poetica” come immagine, la donna che si tramuta nel cielo…”

“Sì, e poi è una delle immagini citate dai Rothschild nel loro rito ermetico del 1972. Il concetto era uguale, ma a divinizzarsi in celeste era un uomo.”

“Ah, sì, ricordo di aver visto da qualche parte. Citavano un po’ tutti i surrealisti, se non erro…”

“Ammetto di sì. Del resto all’epoca ero già entrato “in sonno” e così quella primadonna di Dalì ha fatto la parte del leone. Ma proseguiamo…”

“Sì, ad esempio questo dipinto del 1934, che ritrae il suo amico poeta Edward James, è decisamente Illuminato.”

“Più di così non potevo essere esplicito! Ma guardi anche questo del 1935, ha presente cosa dice Bourroughs, “il mondo è sulla punta della tua forchetta?”

“Un prosciutto decisamente Illuminato, direi. Occhio però che i Vegani potrebbero impadronirsi della sua immagine. Ha presente la novella dell’Imperatore cinese che rifiuta di far macellare un bue per la sua mensa, dichiarando: “mi aveva guardato negli occhi?”

“Dice? Per ora è un piatto che ti fanno in qualche mio museo, con un po’ di maionese e un oliva per fare l’occhio.”

 

“Anche il quadro del 1936 è molto citato, per ovvie ragioni…”

“Ah sì, “Liason Dangereuses”. Anche qui molti temi illuminati che saranno ripresi dalle Pop Star ai vostri tempi, lo specchio, il doppio e così via. Project Monarch at its best, posso dire. E il tema del “falso specchio” torna anche l’anno dopo. Ma la cosa importante è il libro.”

“Vedo… il Gordon Pym, il capolavoro incompiuto di Edgar Alla Poe, quello dove nel finale si lascia presagire l’arrivo degli Antichi, di cui parla poi ampiamente Lovecraft…”

“Bizzarro individuo. Crowley gli aveva passato il suo Necronomicon tramite la comune amante Sonia Greene, perché ne pubblicasse dei passaggi come pura fiction… erano tutti molto ossessionati da Ye Old Gods, questi Illuminati, e ho lasciato anch’io qualche hommage qua e là, come vede. Ma come le ho detto, non li ho mai visti.”

“Anche l’opera del 1938 che mi sta mostrando è molto Mind Control…

“Sì, la sfera, la testa della donna che sanguina per l’operazione d’inserzione di nanotecnologia per il brain control… sugli alieni come ho detto non so, questo invece è tutto vero, parlo per esperienza diretta. Assistevo alle prime sessioni sperimentali, capisce?”

“Solita roba, impianto di seconde personalità, come in questo dipinto del 1939, immagino. La guerra poi avrà dato una accelerata alla ricerca.”

“Indubbiamente! Ecco qui un paio di ritratti criptati di nostri agenti sotto copertura in mezzo all’Asse, del 1940-1941. Gli illuminati impiantavano una seconda personalità di copertura, attivando poi via radio l’agente originario quando diveniva necessario.”

“Riconosco la ragazza del ’38, e forse il tizio del ’39…”

“Perspicace! Ah, ecco, il 1942 è una storia interessante. Le ho detto di non aver mai visto alieni, e fondamentalmente è vero. Solo un giorno, nel ’42 appunto, incontrai questo nipotino di Chtulu che venne a visitarmi nel mio studio. Era molto carino, stette bravo bravo mentre gli facevo il ritratto. Poi se ne andò dopo che gli ebbi dato qualche nocciolina. Non so cosa sia successo, se l’abbiano catturato, o cosa. A rigore non saprei nemmeno dire se era alieno, e se c’entrava qualcosa con gli Illuminati. Certo era identico a quel Chtulu per cui loro tanto impazzivano. Ma era molto tenero.”

“Un racconto molto toccante, grazie. Nel 1943 invece un altro dipinto molto noto, quello in cui cita Fantomas, che lei amava molto…”

“Assolutamente. Fantomas, che leggevo da ragazzo, ha al suo interno molti spunti rivelatori sui veri misteri di Parigi. Un po’ come quel film recente, com’era? “Men in Black”. Dove gli agenti segreti americani cercano la verità nella cultura Pop, l’unica che può raccontare le cose come stanno, tanto nessuno le crede.”

 

“Quella, o la pittura surreale. Noto che nella trasformazione il Pugnale di Fantomas si tramuta in una Rosa. Un riferimento ai Rosa+Croce?”

“Certo, e al loro motto iniziatico: “Non Porto Una Spada / Porto Una Rosa” (che, ovviamente, può essere letto a rovescio: “Non Porto Una Rosa / Porto Una Spada”). Oggi, come saprà, si preferisce parlare di Rosa+Rossa, in quanto la croce non è qui simbolismo cristiano ma simbolismo rituale, alla Spada appunto. Sono i veri antenati degli Illuminati… ma dato che lei legge il Pendolo, ne saprà già più di me.”

“Inoltre la Rosa Rossa torna in questo dipinto molto semplice, del 1944. Nel 1945-46, finita la guerra, appaiono queste figure decisamente inquietanti…”

“Sì, i Superiori Sconosciuti. Come ho detto, molti li ritenevano alieni (altri, dei robot programmati dagli alieni). Io non saprei, penso fossero semplicemente uomini mascherati. Certo si davano un sacco di arie, erano molto contegnosi. Dopo il ’45 però si facevano vedere di più alle riunioni degli Illuminati, così li ho incontrati anch’io qualche volta. Capirà, c’era tutto un New World Order da mettere in piedi.”

“The Sage Carnival, del 1947, fa pensare molto ai festini di Eyes Wide Shut.”

“Vero? Io non frequentavo, una noia assurda, ma per le loro cene eleganti, per così dire, gli Illuminati utilizzavano le mie scenografie. Ho voluto controllare una volta, più per curiosità che altro, e ne è uscito questo bozzetto. Poi i Rothschild hanno divulgato tutto col festone del 1972, come detto, e da allora è divenuta una mania.”

1948

 

“1948, 1949, ancora ritratti di Superiori Sconosciuti, e poi nel 1950 arriva questa Stonehenge del Sogno, del Reve per essere precisi.”

“Reve, o Renè, se immaginiamo un menhir nascosto dietro la E. René Magritte ovviamente. Col dopoguerra, se ricorda, gli inglesi legalizzarono la stregoneria – pare strano, ma prima era ancora proibita – anche dicono per gratitudine verso i riti dei Maghi Bianchi inglesi contro l’occultismo nero nazista. Per i conservatori protestanti americani invece è un grande complotto neo-pagano. La verità sta nel mezzo, come al solito. Fatto sta, comunque, che hanno iniziato ad essere ossessionati dalla mappatura della rete geomantica europea. Il catasto era arretrato di millenni, letteralmente, e molti menhir erano stati sostituiti con nuovi catalizzatori medioevali, cattedrali soprattutto, ma anche torri di varie epoche e tipo. Un bel casino.”

 

Ecco, nel 1953 ritorna “la rosa e la spada”, ma anche l’ultimo, forse, dei grandi quadri famosi, Golconda.

Non a caso. Nel 1953 gli Illuminati lanciano il loro nuovo progetto, che più o meno è la veste attuale dell’Ordine: il Progetto Monarch, per il controllo mentale di cui abbiamo già detto, quello condotto dai celebri “Men In Black”, quelli resi famosi dall’omonimo film (e da Martin Mystere, per voi italiani, già vent’anni prima, nel 1982). Un esercito di Uomini In Nero paracadutati sulle città, per dominarle silenziosamente.

 

“Il tema prevalente sembra però la Rosa: Bianca, Rosa, Rossa, associata alla Spada.”

“Indubbiamente. La rinascita della Rubedo alchemica, la Rosa Rossa… non a caso tra i miei quadri più misconosciuti.”

 


Trovo poi interessante questo dipinto del 1957. Dopo un decennio dedicato alla Rosa, uno in cui si collega la Rosa a Botticelli, alla sua Venere di Rose vestita, e al classico “uomo in bombetta”, che è per tutti Magritte.


Sì, va detto che nel progetto Monarch nasce quest’idea per cui gli Illuminati decisero di divulgare parte del Grande Piano, tra cui la lista dei grandi maestri del Priorato di Sion (un altro nome dell’Ordine). Il fondatore è posto come Botticelli, nel ’400, e l’ultimo gran maestro è il surrealista  Jean Cocteau. Ecco, ovviamente il ruolo di Cocteau è posticcio, ero io l’ultimo gran maestro dell’ordine! Il quadro lo rivendica, Botticelli e Magritte, Alfa e Omega, Inizio e Fine.

 

Nel 1958 poi c’è questa ragazza molto curiosa, sembra già un manga, anzi una esasperazione degli stessi. Tra l’altro è chiamata La Femme du Macon, con un chiaro rimando iniziatico…

 

Sì, è collegato al discorso precedente. I manga erano già nati, come ben sa, con Osamu Tezuka, il “dio dei manga”, che realizza il suo “Atomu” in questi anni, riscrive anche Metropolis, e insomma crea una sezione di Arte Illuminata in Giappone. Il Gran Maestro successivo dell’animazione nipponica, Go Nagai, sarà quello che conquisterà l’occidente con i suoi megarobot, divulgando l’idea della mind-machine interface come una cosa fighissima per i teenager dell’epoca, la sua generazione in pratica.

E poi i ’60. Ancora Rose gigantesche, rose personificate al femminile, l’occhio onniveggente, l’occhio nel triangolo come il Sole in un Broken Mirror… continuano insomma i soliti temi. E alla fine ci saluta col “Figlio dell’Uomo”, il suo ultimo quadro, in cui un Adam In Black ha il volto sostituito dalla Mela archetipa.

Sì, una immagine che sarà poi ripresa pochi anni dopo, nel 1972, nel Grande Ballo degli Illuminati, presso i Rothschild, in una figura femminile. Con quel ballo (l’ultimo, anzi, l’unico grande ballo pubblico dell’Ordine) i miei temi venivano presentati ufficialmente come esoterici. Poi, in seguito, passeranno nella nascente videomusic, nel 1975, dove però nessuno più li associa a me, ma soltanto al New World Order. Grazie a quest’intervista, forse, qualcuno tornerà a rendermi i dovuti meriti.

 Non ci resta che ringraziare quindi Magritte per quest’intervista immaginaria, e darvi appuntamento alla nostra prossima chiacchierata ai confini del caos!

 

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